lunedì 15 gennaio 2018

Il castello di lunedì 15 gennaio



TODI (PG) - Castello in frazione Montemolino

Prende il nome dalla posizione elevata e dall’antica presenza di numerosi mulini per il grano, re Desiderio e Papa Paolo I qui fissano il confine del territorio tuderte, 757 d.C. Il luogo fu di notevole importanza strategica per la presenza di un ponte sul Tevere, passaggio quasi obbligato per chi si recava nell’Italia centro-meridionale. Antico feudo degli Stefanucci, seguaci di Goffredo di Buglione, nel 1190 fu parzialmente distrutto a causa dei sanguinosi scontri tra guelfi e ghibellini; il 18 aprile 1257 nel castello venne redatto l’atto di vendita della fortezza di Montemarte tra il conte Leone e i rappresentanti del Comune di Perugia, messer Venciolo di Uguiccionello e messer Fumasi di Bonaventura con la penale di 50.000 marchi d’argento per chi non lo avesse rispettato. Nel 1295 era sotto la giurisdizione del plebato di San Lorenzo di Bubiata e contava 7 fuochi; l’anno successivo fu incrementato l’apparato difensivo con il rifacimento delle mura. Il 13 settembre 1310 nelle vicinanze di Montemolino si combatté una cruenta battaglia tra guelfi (con l’aiuto di Perugia) e ghibellini di Todi (aiutati da Spoleto, Narni, Terni, Amelia) comandati da Bindo dei Baschi e dal duca della Valle spoletana, di origine savoiarda; è da considerarsi l’episodio più sanguinoso della secolare lotta tra guelfi e ghibellini di Todi, alcuni luoghi, nei pressi del ponte, presero i nomi di Rio Sangue e Morticcio. I perugini, al comando di Gentile Orsini, riportarono una schiacciante vittoria sulla più potente lega ghibellina umbra: nello scontro perì anche Pietro Oliva, vicereggente del duca di Spoleto che venne sostituito dal romano Riccardo Spadatratta che però prima scese a patti con i perugini e permise l’invasione della città di Todi poi defezionò definitivamente con 100 cavalieri e passo dalla parte dei perugini. Si racconta che ben 600 soldati ghibellini furono uccisi, feriti o fatti prigionieri. In questa battaglia la vittoria dei Perugini si completò con il trasferimento dei conci a Corciano, dove ostentare la realizzazione delle mura come trofeo di guerra: il ponte così smontato non venne più rialzato. Nel 1312 Montemolino fu attaccata dalle milizie dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo che risparmiarono invece Castel delle Forme (difeso da Guido Della Corgna), riscattato dagli abitanti dietro un esborso di un’ingente somma di denaro. Come lo era stato della sconfitta, Montemolino fu però per i ghibellini di Todi il campo del trionfo e della vendetta, infatti in quella circostanza buona parte del territorio perugino fu messa a sacco e devastata. Il 13 luglio 1496, nella chiesa di Sant’Angelo all’interno del castello, fu definitivamente sancita la tregua tra gli Atti e i Chiaravalle, i firmatari erano Agamennone Stefanucci, Signore del luogo e rappresentante dei Guelfi e Cristoforo Leoni e Nicola Todeschini, per i Ghibellini. Tra i possedimenti del castello vi erano tre ville, ciascuna delle quali dotata di propria autonomia, che furono in seguito distrutte: San Nicolò con 13 fuochi, San Valentino con 7 fuochi e San Cristoforo con 18 fuochi. Nel 1586 al capitano Ludovico Stefanucci apparteneva Poggio Soatto, castello nei pressi di Montemolino, il cui nome, divenuto Posoàtto, è tuttavia ricordato insieme a Torre Gallo, altra località oggi scomparsa. La rocca si presenta attualmente ben conservata e adibita ad abitazione privata: la porta, ad arco a tutto sesto, è sormontata da una lunetta con all’interno un affresco raffigurante la Vergine, San Michele Arcangelo e San Cristoforo. L’affresco fu voluto per difendere il castello: la scelta di erigere questi dipinti sulle porte di ingresso delle città aveva una valenza spirituale contro l’assalto del maligno che in quei tempi si manifestava con il ciclico diffondersi di epidemie. In questo caso la volontà è stata dettata anche da un secondo motivo; recita l’iscrizione che Antonio di Francesco, probabilmente scampato dalla furia delle acque sottostanti del fiume Tevere, per la grazia ricevuta commissionò l’opera. Il dipinto rappresenta la Madonna in trono col Bambino, alla sua destra, San Michele Arcangelo con ai piedi uno stemma che si pensa possa essere della famiglia Stefanucci ed, alla sua sinistra, San Cristoforo. La presenza di quest’ultimo è stata voluta probabilmente dal committente salvatosi dall’annegamento, infatti il santo godeva speciale venerazione presso i pellegrini, in suo onore sorsero istituzioni e congregazioni aventi lo scopo di aiutare i viaggiatori che dovevano superare difficoltà naturali di vario genere. Il patrocinio di Cristoforo era inoltre specialmente invocato contro la peste. La presenza di San Michele si spiega invece con il legame della comunità di Montemolino all’angelo-guerriero di Dio al quale, ancora oggi, è dedicata la parrocchiale.Il mastio, nel quale si aprono alcune finestre, con resti di beccatelli alla sommità, domina la struttura castellana avvolta da un’alta cinta muraria alla quale è addossato il nucleo abitativo. Oggi è di proprietà privata. Il castello è vincolato dalla Sovrintendenza ai Beni Storici dell'Umbria. Il recupero e il restauro sono stati completati nel 2005. Altri link suggeriti: http://www.umbriaecultura.it/passeggiata-montemolino/, https://www.italyhomeluxury.com/castello-in-vendita-a-todi-dell-anno-1100/

Fonti: http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-montemolino-todi-pg/, https://www.homeaway.it/affitto-vacanze/p1163972

Foto: entrambe prese da http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-montemolino-todi-pg/

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