venerdì 8 dicembre 2017

Il castello di sabato 9 dicembre



VIBO VALENTIA – Castello Normanno-Svevo

Dopo la fine dell'impero romano i bizantini provvidero a fortificare l’insediamento, ma i saraceni lo attaccarono e saccheggiarono più volte. Ruggero I di Sicilia pose nell'XI sec. i suoi accampamenti a Vibo e in seguito trasferì la sede della diocesi, presente a Vibo fin dal V o IV secolo, nella sua Mileto. Sempre in questo periodo, Ruggero smantellò colonne e marmi degli antichi edifici classici di Vibo Valentia per utilizzarli a Mileto nella costruzione di altri edifici. Federico II di Svevia passando dalla città, rimasto impressionato per la bellezza e il potenziale strategico del luogo (Nicolai de Jamsilla, De rebus gestis Federici II imperatoris), diede l'incarico al "secreto" di Calabria, Matteo Marcofaba, di ricostruirla e ripopolarla e da allora cambiò il nome in Monteleone. In questo periodo venne realizzata la prima fase del castello che per errore veniva attribuita al periodo Normanno. Sotto gli Angioini la città acquisì ancora più prestigio e prosperità, divenendo serie del vicario reale. Sempre nello stesso periodo venne ulteriormente rafforzato e ingrandito il castello e la cinta muraria medievale. In seguito fra il periodo Angioino e Aragonese, divenne feudo dei Caracciolo e poi comune demaniale. Nel 1501, usurpando quelli che erano i diritti della città, venne affidata nuovamente come feudo ai Pignatelli. Per questo scoppiò una rivolta per il quale dovette intervenire il generale Lo Tufo del regno di Napoli. Quest'ultimo non riuscendo a domarla, chiamò per discutere i sette capi del popolo che vennero uccisi a tradimento. Qualche anno dopo, la monteleonese Diana Recco che aveva perso un fratello e il padre nella rivolta, uccise a pugnalate il generale Lo Tufo che stava partecipando alla cerimonia di matrimonio di una delle figlie. In ogni caso i Pignatelli pensarono allo sviluppo della città, creando filande, oleifici e favorendo molte attività artigianali. Nell'Ottocento i francesi la elevarono a capoluogo della Calabria Ultra e da allora fino a pochi decenni addietro fiorirono tanti mestieri, il cui ricordo è nel nome di strade (Via Forgiari, via Chitarrari, via Argentaria, ecc.) e di istituzioni come il Real Collegio Vibonese (l'ancora esistente Convitto Filangieri e il teatro Comunale, demolito negli anni sessanta). Dopo il ritorno dei Borbone la città perse il ruolo di capoluogo e la sua importanza politica ed economica venne ridimensionata. Durante le guerre per l'Unità d'Italia, Garibaldi passò da Monteleone dove ottenne aiuti materiali e finanziamenti da parte degli abitanti. Nel 1861, dopo l'Unità d'Italia, il nome della città venne cambiato in Monteleone di Calabria. Il castello sorge dov'era ubicata probabilmente l'Acropoli di Hipponion che in parte si estendeva pure sulla collina vicina. La costruzione sarebbe stata edificata per la prima volta nel corso dell’XI secolo da Ruggero il Normanno, come semplice fortificazione dotata di una torre triangolare circondata da tre torri circolari, riutilizzando in parte il materiale dei templi. Ma, come già detto, in realtà la prima edificazione del castello sarebbe avvenuta sotto la dominazione sveva. A questo periodo risale certamente la torre poligonale, all'angolo nord-est del complesso, costruita in conci ben squadrati, dalle notevoli dimensioni e dalla disposizione ordinata, tecnica riscontrabile in altri castelli coevi, soprattutto della Puglia. Venne poi ampliato da Carlo d'Angiò, che vi insediò stabilmente una guarnigione militare, nel 1289 quando assunse più o meno un aspetto simile a quell'odierno. Fu rafforzato dagli Aragonesi nel XV secolo ed infine rimaneggiato dai Pignatelli tra il XVI-XVII secolo, perdendo quasi del tutto la funzione militare e assumendo invece quella di abitazione nobiliare (fu residenza di Ettore Pignatelli nel 1501, avendo egli acquisito dagli spagnoli il privilegio di modificare il castello a suo piacimento). Nei quasi tre secoli della loro signoria, i Pignatelli fecero modificare l'ingresso sud, con una doppia porta con caditoia. Fu realizzato il portale occidentale, sormontato da una lapide in marmo recante lo stemma di famiglia. Il castello subì un primo danneggiamento in seguito al terremoto del 1659. Il secondo piano fu demolito di proposito, in quanto pericolante, a causa dei danni riportati dopo un altro sisma, quello del 1783, che risparmiò dalla distruzione solo la torre poligonale. Con la devastazione venne pure l’abbandono da parte dei Pignatelli e il castello venne trasformato in carcere dai Borboni dopo il restauro e poi in caserma (per questo assalito ed ancora danneggiato durante la sommossa popolare del 1858). Negli anni ’70 ebbe inizio il piano di recupero ed attualmente il castello ospita il Museo Archeologico di Vibo Valentia “Vito Capialbi” e gli uffici provinciali della Sovrintendenza per i Beni Culturali. L’edificio presenta oggi delle torri cilindriche, una torre speronata ed una porta ad un'arcata di epoca angioina. Quasi nulla si intravede dei restauri eseguiti dagli aragonesi, anche se un documento del 1494 a firma di Carlo d'Aragona menziona rifacimenti consistenti dell'impianto difensivo. Ecco un link per “visitarlo” via web: http://www.italiavirtualtour.it/dettaglio.php?id=96445. Altri siti consigliati: http://www.calabria.travel/storia-della-calabria/castello-normanno-svevo-di-vibo-valentia/, https://www.youtube.com/watch?v=RPWs5qcQFbI (video di TheKarmelina), https://www.youtube.com/watch?v=LvGOnXC7e9U (video con drone di Giovanni Panza), https://www.youtube.com/watch?v=uDZknO0VLmw (video con drone di Daniele Lo Bianco), https://www.youtube.com/watch?v=EkLPGobd2EE (video di eccellenzecalabresi).

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Vibo_Valentia, http://www.italiavirtualtour.it/dettaglio.php?id=96445, http://www.calabriatours.org/heritage/castello-di-vibo-valentia.html

Foto: la prima è presa da https://it.fotolia.com/tag/%22vibo%20valentia%22, la seconda è una cartolina della mia collezione

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