venerdì 21 luglio 2017

Il castello di sabato 22 luglio




PONTE DELL’OLIO (PC) – Castello di Torrano

Il Castello di Torrano si innalza su un poggio precollinare ubicato sul versante destro del fiume Nure, ai margini della strada che collega Ponte dell’Olio a Carpaneto, in provincia di Piacenza. Il primo accenno alla località, detta anche Torano, e Thorano, compare in una pergamena dell’anno 839 nella quale il nome sembra collegato alla famiglia romana dei Turania ed il cui testo è inciso su pietra, affissa alle mura interne del Castello. Nei secoli successivi, intorno al 1192 il sito venne concesso in feudo dal vescovo Tebaldo ad Arduino Confalonieri, uno dei rettori della Lega Lombarda. Il primo nucleo del castello fu probabilmente una torre costruita intorno alla metà del XIII secolo, durante la signoria dei Confalonieri, a cui, intorno al 1250, venne presumibilmente affiancata la villa accanto alla torre come residenza di rappresentanza del “Signore”e la seconda murata con il portale di accesso (Primam Portam), il corpo delle guardie e le armerie. Il sito è ricordato nelle cronache per essere stato, prima occupato dalle truppe di Alberto Scotto e ceduto poi dal duca Galeazzo Visconti ai Fulgosio, accesi sostenitori del partito Guelfo. Fu in questo periodo che si aggiunsero alla torre altri corpi di fabbrica, fino a formare un vero e proprio castello con possenti mura scarpate sormontate da merlatura ghibellina, mura interne e ingresso fortificato. Nel 1321, per controversie lo stesso Galeazzo ordinò la distruzione del fortilizio, per i tempi definito ampio e magnifico. I Fulgosio cedettero Torrano nel 1376 a Corrado Leccacorvi, alla cui morte il castello con annesso feudo passò nel 1466 al figlio primogenito, Luchino. La fase crepuscolare dei Leccacorvi, già in atto da tempo, ebbe il suo definitivo epilogo il 19 Aprile 1522 allorchè Vincenzo Leccacorvi, vendette il castello a Gian Bernardino Marconi. Sulla fine del 1649, ossia in epoca farnesiana, l’investitura di Torrano venne concessa, col titolo di Contea, ai Chiapponi. Sotto la dominazione francese venne poi incamerato dal demanio, che a mezzo del Prefetto del dipartimento del Taro, procedette nel 1812 alla sua alienazione. Da allora numerosi furono i proprietari succedutisi nel possesso, tra cui, dal 1920 al 1970, il barone H. Zipperlen a cui si devono diversi lavori di ampliamento. Essendo il Castello di Torrano ubicato al culmine di una collinetta che si erge a pan di zucchero sulla pianura, non ha mai avuto necessità di provvedere alla propria difesa circondandosi di un fossato, come altri siti, rendendo così inaccessibile il luogo se non attraverso un ponte levatoio che opportunamente retratto costituiva una sorta di impenetrabilità alle minacce esterne. La stessa orografia del sito ne avrebbe impedito la costruzione. Nonostante ciò, e pur non esistendo un dirupo, per accedervi fu comunque costruito un ponte levatoio, sovrastante il fossato a secco che, quando chiuso, dava continuità alla cinta muraria a guisa di maggior impenetrabilità del fortilizio. A valle del periodo feudale, essendo ormai preminente l’utilizzo civile con annesso fondo agricolo, in un imprecisato periodo fra il 1806 e il 1920, dove è documentato dalla ricca raccolta fotografica ritrovata, il ponte levatoio è stato sostituito da un terrapieno per facilitare il passaggio dei carri a supporto delle attività rurali che si sono sostituite nel tempo, via via che la funzione di difesa del castello veniva meno, con annessa scala in sasso per favorire l’accesso pedonale dal fossato. Fortunatamente le originali parti in ferro vennero salvate e ciò consentì, negli anni 60, la sua ricostruzione con lo smantellamento del terrapieno e successivamente della scala in sasso, ridando all’accesso al castello attraverso la “Primam Portam”, il suo “sapore” originario. Non esistono documenti che permettano di risalire alla preesistenza di eventuali arcate anche se, nell’abbattimento del terrapieno, effettuato nel secolo scorso e anch’esso documentato fotograficamente, sono stati ritrovati i resti in sasso del battiponte e di probabili arcate in laterizio Il ponte levatoio ricostruito consente oggi una rappresentazione del tutto identica all’originale che in forza dell’ alloggiamento delle catene e del bolzone, si deduce fosse coevo all’ edificazione del portale d’accesso (Primam Portam). I documenti storici riportano di una camera ai piedi della torre nella quale era una prigione a “canna quadra” di poco più di un metro di lato in cui si celavano i prigionieri. Essa si prolungava fino al volto, ove era praticato un foro, chiuso da ribalta, nel quale si introducevano i disgraziati che per particolari ragioni si volevano tenere nascosti, o condurre a morte. Oggi, probabilmente per un interro o crollo, le prime ricerche non hanno ancora consentito il ritrovamento di tale prigione. Testimonianze locali di soggetti contemporanei riportano di due passaggi sotterranei che dipartendo dal nucleo castellare congiungono, l’uno il borghetto di “la fratta”, fin da allora annesso al feudo di Torrano, l’altro diretto alla sponda sinistra del fiume Nure, presumibilmente nei pressi del Castello di Vigolzone. Nessuna ricerca è stata per ora avviata. Stante che le testimonianze parlano addirittura di bambini, oggi adulti, che in questi cunicoli si addentravano per gioco, si presume che ne residuassero soltanto alcuni tratti. Sono state ritrovate 3 croci in ferro, durante alcuni lavori agricoli, a poca profondità dal suolo, nell’area antistante gli edifici ex rurali posti all’esterno delle mura a sud del castello Si tratta di oggetti in ferro di foggia diversa e di periodi presumibilmente diversi, ritrovati a pochi passi l’uno dagli altri. Protezione, minaccia, benedizione, maleficio, riti religiosi, esoterismo? L’unico riferimento a tre croci è quello di Gerusalemme e forse più semplicemente si tratta di oggetti abbandonati per incuria e poi nascosti dal tempo. All’esterno delle mura a nord del castello durante i lavori di manutenzione del verde è emersa la traccia di una stella a cinque punte di circa 3 metri di diametro disegnata da sassi irregolari e posta dove oggi sono presenti 2 imponenti lauri. Non è stato possibile datare il ritrovamento, né un piccolo scavo al centro ha fornito alcuna informazione. Si presume che la stessa fosse precedente alle piante e quindi risalente ad almeno 80 anni fa. Forse un semplice disegno di arredo o un riferimento di appartenenza sociale e/o culturale. Oggi il castello è di proprietà privata e sono in corso opere di restauro. La struttura è solida e compatta, circondata da torri e mura scarpate e dotata di ponte a scavalcare il fossato vuoto. Spicca, senza dubbio, la grossa torre quadrata in pietra, sormontata da un'altana in mattoni. Lo schema planimetrico della cinta muraria che racchiude il nucleo e l'importante torre, è trapezoidale. La cinta muraria a sud-ovest, preceduta da una corte, fu edificata probabilmente nel XV secolo. E' delimitata da due corpi di fabbrica, collocati esternamente alla cinta, che imprigionano una torre-rivellino con portale arcuato ed é coronata dai beccatelli in mattoni.  




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