venerdì 24 febbraio 2017

Il castello di sabato 25 febbraio







MENFI (AG) – Castello di Burgimilluso

Si presume che in questa zona sbarcarono i Saraceni alla conquista della Sicilia, dove cominciarono a fissare i loro insediamenti e che la costruzione del Casale di Burgiomilluso nel 1239 sia stata eseguita su un sito già occupato da un borgo saraceno. Dopo la scomparsa dei musulmani in Sicilia, la terra di Burgiomilluso era rimasta priva di abitanti. Nel 1528, sotto la dominazione spagnola, Giovanni Vincenzo Tagliavia ottenne da Carlo V il privilegio di costruire un casale sul territorio di Menfrici. Ma fu solo un secolo dopo, nel 1638, che Diego Tagliavia Aragona Cortes diede inizio alla costruzione del primo nucleo urbano di Menfi concedendo terreni a famiglie di contadini del circondario e costruendo le prime abitazioni. È dal 1638 in poi che il villaggio rurale viene chiamato Menfi, che sostituì il nome di Burgiomilluso, di Burgimelluso, di Burgio, di Borgetto, nomi che avevano caratterizzato il territorio ed il casale. Senza dubbio il monumento più antico è da identificarsi nel Castello Svevo fatto costruire nel 1238 da Federico II di Svevia, forse sui ruderi di un fortilizio arabo. Lo studioso G. Agnello, che visitò il castello intorno alla metà del XX secolo, attribuiva l’edificio all’iniziativa di Federico II attraverso l’analisi architettonica e i pochi dati documentari disponibili. Gli studi più recenti tendono a confermare l’attribuzione di Agnello. L’unico documento che lega Menfi / Burgimilluso ad epoca federiciana è un’epistola databile al novembre del 1239, nella quale Federico II ordina l’edificazione “…ut apud Burgimill ad opus nostrum tantum habitatio fieret supra fontem magnum…”. Non è chiaro a cosa voglia riferirsi il termine “habitatio”, tuttavia è probabile che l’imperatore volesse costruire una “domus solaciorum” con caratteristiche tali da apparire nel contempo una fortezza. Per tutto il XIII secolo si fatica a trovare menzione del castello nei dati documentari. Agnello ritiene che nel 1258 Manfredi proprio a Burgimillusso e, presumibilmente, nel castello, confermasse i privilegi dati alla città di Palermo dal fratello Corrado. Nel 1264 si ricorda la “terra Burgimillus”, ma il castello è assente dagli statuta castrorum del 1275 e 1281 d.C. Nel 1283/84 re Pietro concede a Stefano di Nicola e a Filippo Guarichi di Sciacca il “casale quod dicitur Burgimillusium positum prope dictam terram Sacce..” insieme al casale Turbali dietro pagamento di circa 72 onze. Nel 1287 l’intera località fu concessa alla famiglia Manuele o de Manuele, che tenne il feudo fino al 1392. Solo in un documento del 1316 si accenna al castello di Burgimillus e nello stesso anno la torre subì un assedio da parte di truppe angioine, impresa che non sortì alcun effetto, causando di lì a poco il ritiro del contingente francese, a testimonianza della bontà dell’architettura castrale. Nel 1335 si ricorda ancora il castello di Burgimillus. Alla fine  del XIV sec. feudo e castello passarono nelle mani di Guglielmo Peralta e, successivamente, Burgimilluso divenne possesso dei Ventimiglia e dei Tagliavia fino alla prima metà del XX sec. Nel 1519 e nel 1637 furono emanate due licentiae populandi, delle quali solo la seconda ebbe esito positivo e generò l’attuale comune di Menfi. Il castello, entro la metà del XX secolo, fu adibito a carcere. Oggi noi conosciamo solo una Torre Federiciana di forma irregolare a quattro piani con un'altezza di 18,58 metri formata da due edifici quadrangolari tra loro riuniti ed addossati per metà di lato. Il sisma del gennaio 1968 ha completamente distrutto la torre. Al suo posto si costruì un edificio dalle fattezze simili, che inglobò i ruderi superstiti (lavori condotti dall'architetto Vittorio Gregotti, riproducendo la volumetria dell’antica struttura). Il  castello si caratterizzava per la presenza di tue torri affiancate, delle quali la seconda arretrata rispetto alla prima. Nell’angolo creatosi dall’innesto dei due dongioni si edificò, in un secondo momento, una scala a chiocciola coperta per l’accesso dal primo piano in poi. Erano tre le elevazioni della torre mastra: il piano terra era diviso in due ambienti, ciascuno dei quali coperto da volte a crociera;  al primo piano si osservava la presenza di altrettanti ambienti, il primo era coperto da una splendida e integra volta a crociera che trovava similitudini con le coperture di Castel Maniace e Augusta, la seconda sala era impreziosita da una volta ad ombrello con otto vele, simile alle coperture delle torri angolari di Castel Ursino e alle volte presso la Torre di Enna. Le coperture del secondo piano risultavano interamente rifatte e le antiche ogive apparivano decapitate in favore del terrazzamento di entrambe le torri. La terrazza era, inoltre, rinforzata grazie alla presenza di beccatelli e caditoie non coevi all’impianto originario dell’edificio e introdotti, presumibilmente, nel corso del XIV sec. d.C.. Le due torri, entrambi quadrate, non avevano le medesime dimensioni, la più grande, in pianta, misurava 9,40 metri per lato; la più piccola ne misurava solo 6,50. Agnello, che fu il primo e l’unico a poter studiare minuziosamente l’edificio, ritenne che il corpo di fabbrica fosse quanto rimaneva di un organismo ben più complesso, sebbene notasse una relativa integrità della costruzione. Proprio questo particolare ha spinto la ricerca più recente a considerare il castello di Burgimilluso come un raro esempio di dongione gemello o “donjons jumeaux”, la cui tipologia è presente soprattutto in Francia, come nel caso del castello di Excideuil (XII/XIII sec. d.C.). L’ipotesi del “dongione gemello” o doppio dongione spiegherebbe anche l’assenza di un’entrata al pian terreno, particolare evidenziato da Agnello. E’ possibile, infatti, che l’accesso al dongione avvenisse partendo dal piano “nobile” per mezzo di una scala esterna, oggi scomparsa. Gli studi più recenti ritengono che, in linea di massima, Agnello abbia correttamente attribuito la torre di Menfi ad epoca sveva. Purtroppo delle decorazioni architettoniche attentamente osservate dallo studioso siracusano nulla più rimane, così come del resto della struttura si conservano pochi monconi quasi del tutto illegibili. Ciò che ne resta oggi è una possente torre difensiva a pianta ottagonale di cui rimangono oggi i muri d'ambito del piano terra e gli innesti della volta soprastante. Vi si accede tramite un grande portale che incorpora l’unico frammento superstite dell’edificio federiciano e conduce ai servizi comunali ospitati nella nuova costruzione. E’ stata inoltre realizzata una nuova scalinata a spirale che fa da cerniera spaziale tra la torre e l’adiacente Palazzo Pignatelli. Le murature esterne sono state costruite utilizzando una pietra locale, il tufo.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Menfi#Architetture_militari, http://www.medioevosicilia.eu/markIII/castello-di-menfi-o-di-burgimilluso/, https://www.distrettoturisticoselinuntino.it/a.cfm?id=351

Foto: la prima, che mostra la torre originaria non più esistente, è una cartolina d’epoca, trovata su http://www.ebay.it/itm/29246-Cartolina-TP-Menfi-Piazza-e-castello-Burgio-Millusio-VG-1959/161870335148. La seconda, relativa a ciò che è visibile oggi, è presa da http://vineyardtour.it/luoghi/menfi/palazzo-pignatelli-e-torre-federiciana/#

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