lunedì 20 febbraio 2017

Il castello di lunedì 20 febbraio






MONTEMARANO (AV) - Palazzo Castello

La storia di Montemarano risale a molto prima dell’anno mille, alle sanguinose guerre tra Sanniti e Romani, e la città vanta, addirittura, di aver avuto sul proprio colle, dove oggi è la pregevole Cattedrale, un tempio dedicato a Giove. Orgoglio dei Montemaranesi è la tradizione, tramandatasi fino ad oggi, che a fondare la città sia stato un certo Mario Egnazio, ribelle e valoroso condottiero irpino, che si fermò su questi monti, dove riuscì perfino a sconfiggere le schiere romane. Sull’esempio di questo leggendario fondatore si spiega poi perchè la città in tempi remoti fu una fortezza inaccessibile, un osso duro per tutte le orde barbariche che cercarono di assediarla. Gli stessi Bizantini e Longobardi, sempre secondo la tradizione locale, dovettero arrestare le loro ambizioni di conquista di fronte all’ardua resistenza dei rustici abitanti, armati soltanto di roncole e scuri. Tuttavia il periodo più fiorente Montemarano lo visse intorno al Mille sotto l’episcopato di Giovanni, cittadino, vescovo e poi Santo protettore che, sullo sfondo di età tenebrose, seppe difendere il paese dagli avventurieri e dalle prime invasioni normanne. Giovanni con la forza della fede e della ragione fermò le spade, facendo di Montemarano un’oasi di pace e di benessere. Il nobile passato della città di Montemarano trova un’altra splendida espressione nel miracolo di S. Francesco. Difatti “la leggenda maggiore di S. Bonaventura di Bagnoreggio e il “ Trattato dei miracoli” di Tommaso Celano parlano di un evento miracoloso che ebbe luogo in questa città, dove una donna di nobile casato, che era già morta, ritornò in vita solo per il tempo di confessarsi e acquistare la pace dell'anima. La scena fu raffigurata da Giotto nell’affresco conosciuto come “Miracolo della morta di Montemarano”, nella Basilica Superiore di S. Francesco in Assisi. La sorte della città fu legata a quella dei vari feudatari succedutisi fino agli inizi del 1800. La città appartenne originariamente ai Saraceni, poi ai Della Marra e ai Caracciolo. Quindi, seguirono i Lagonessa e gli Strambone. Nel 1571 il feudo fu acquistato da Domenico Cattaneo, principe di S. Nicandro, e nel 1760 ne diventava padrone la famiglia genovese dei Beria, per la precisione, il marchese Giacomo Beria, che fu il librettista di Gioacchino Rossini. Poichè il musicista soggiornò a Napoli nel 1810, non è da escludere che egli si sia potuto ispirare in qualche sua opera ai suggestivi squarci paesaggistici del nostro territorio cittadino. Il Castello feudale nel 1835 fu acquistato da una nobildonna Inglese, Luisa Dylan Strakan. Il centro assurse a dignità di città al sorgere della diocesi. Essa comprendeva 18 casali, che portavano il nome di Santi. Dal punto di vista sociale, il periodo tra il 1400 e il 1500 fu il più importante, poichè nacque l’Università di Montemarano, che non era altro che il comune. L’Università si caratterizzò per il fiorire delle leggi che disciplinavano l’igiene, la macellazione, il seppellimento dei morti ed altri servizi essenziali. La decadenza investì la città di Montemarano tra il 1600 e il 1700 per le pestilenze che si susseguirono in tale periodo. Nel 1818 la diocesi fu soppressa e aggregata a quella di Nusco e nel 1820-21 anche Montemarano diede il suo contributo ai famosi moti rivoluzionari. Infatti, i cittadini si unirono ai fratelli delle vendite di Monteforte al grido di “ Costituzione o morte” e a Napoli combatterono i Borboni. Dal punto più alto di Montemarano, a circa 820 metri s.l.m., il Castello ha visto avvicendarsi secoli di storie e signorie feudali e ancora oggi domina il paese con la sua imponenza, anche se la sua struttura originaria è cambiata molto nel corso dei secoli e al momento risulta inagibile. Ancora si riconosce l'impianto medioevale sotto la veste tardo-rinascimentale con cui è stato trasfigurato nelle epoche successive alla sua nascita ma nulla più rimane delle torri che un tempo circondavano il maniero e della cinta muraria, visibile solo per un breve tratto in Via Sottocastello. L'accesso principale al castello doveva essere nell'antica via Vegliante, l'attuale via Roma, per mezzo di una maestosa scala, come raccontano le fonti storiche, mentre sul lato sud del castello c'era un vasto giardino. Ancora visibili le tracce dei signori che hanno abitato il castello, come lo stemma dei Della Lagonessa (o Leonessa) impresso su uno dei portali, raffigurante il leone rampante simbolo della famiglia in questione. Come tipico di molti castelli, nel cortile interno dovevano essere allocate numerose stanze di servizio, tra cui una farmacia. La storia del castello è legata, oltre ai suoi numerosi padroni, anche alla figura di Giovan Battista Basile, che vi dimorò in qualità di governatore di Montemarano tra il 1615 ed il 1616, periodo in cui terminò la prima stesura della sua più grande e conosciuta opera, "Lo Cunto de li Cunti". L'edificio, che si presenta oggi come un palazzo residenziale con linee architettoniche in stile rinascimentale, è in parte di proprietà privata. Solo il livello terraneo ha mantenuto la conformazione originaria. Notevole è il portale, tramite il quale si accede al cortile interno ed al giardino di corte. Le vaste stanze dei piani superiori si raggiungono percorrendo una vasta scala in pietra locale. Per approfondimenti è altamente consigliata la visita del sito ufficiale del monumento: http://www.palazzocastellomontemarano.eu/index.html, dove trovare altre notizie storiche e architettoniche.  

Fonti: http://www.comune.montemarano.av.it/page.aspx?id=storia, http://www.museodeicastelli.it/castelli/52-montemarano-castello-medievale.html, http://www.castellidirpinia.com/montemarano_it.html, http://www.irpinia.info/sito/towns/montemarano/castello.htm

Foto: la prima è presa da http://www.museodeicastelli.it/images/museo/castelli/Castello_di_Montemarano.jpg, la seconda è di Beniamino Palmieri su https://twitter.com/benpalmieri/status/655735675396968448

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