giovedì 5 gennaio 2017

Il castello di venerdì 6 gennaio






MONOPOLI (BA) – Castello di Carlo V

E’ un fortilizio cinquecentesco, con la tipica forma pentagonale dell’epoca, edificato durante la dominazione spagnola della città. I lavori per la costruzione del castello terminarono nel 1552: il fortilizio fu voluto dall'Imperatore Carlo V nell'ottica del sistema di fortificazioni costiere pugliesi. Fu edificato su di un piccolo promontorio (detto Punta Pinna), utilizzando come nucleo centrale la chiesa di "S.Nicola in Pinna" del X secolo e una grande porta romana del I secolo a.C. (fortificata da due corpi di guardia laterali a due piani), a sua volta innalzata sulle mura messapiche del V secolo a.C. Gli scavi archeologici degli anni 1990-2010 della Soprintendenza Archeologica di Puglia hanno eliminato ogni dubbio in proposito. L'opera fu portata a termine sotto la supervisione del vicerè Don Pedro di Toledo, oppure secondo altre versioni, dal marchese Don Ferrante Loffredo, che risiedeva a Lecce. Nel 1600 venne ampliato e ristrutturato: la fisionomia esterna e la composizione interna venne grandemente modificata, passando così da una struttura prettamente di difesa ad una di tipo residenziale. L’attuale aspetto della costruzione risale al 1660 a seguito delle ristrutturazioni attuate dal duca di Maddaloni per volontà del duca d'Atri Giovanni Geronimo Acquaviva. Nella prima metà del XIX secolo il castello diventò carcere mandamentale fino al 1969. Successivamente abbandonato, viene oggi utilizzato (dopo esser stato sottoposto, negli anni novanta, ad importanti lavori di consolidamento e restauro) come sede per ospitare importanti eventi culturali quali mostre pittoriche, fotografiche e cinematografiche. La semplice pianta del castello è arricchita da bastioni pentagonali che si innalzano ai cinque vertici. Il ponte levatoio (e dunque l'entrata primaria) si doveva trovare a sud-ovest dove si innalza una torre cilindrica edificata in seguito raggiungibile tramite una piccola rampa. A sinistra della torre è visibile ancora una parte ben conservata delle antiche mura. Ben disposte le numerose cannoniere distribuite dalle coperture fino al pelo d'acqua, all'esterno e all'interno del porto. Suggestiva la grande "sala d'armi". Sotto la loggia è presente lo stemma in pietra caricato della data 1552, e dal nome del vicerè Don Pedro di Toledo, come già detto realizzatore materiale dell'edificio. Diversi sono gli elementi di interesse artistico e storico dell'edificio:
  • La chiesa rupestre di San Nicola de Pinna, fondata alla fine del X secolo dal monopolitano Sassone in crisi mistica dopo la morte della moglie. Si chiamava così perché era sulla punta (pinna) della penisola che sporge sul mare, insieme al convento fondato, nel secolo X, sempre da Sassone. E’ una chiesa a una sola navata, con abside e cupola centrale.
  • La grande sala d'armi, caratterizzata da quattro cannoniere a "pelo d'acqua", due rivolte verso il mare aperto, due all'interno del porto, servite da quattro obici napoletani a canna liscia da 1.400 kg della prima metà del XIX secolo.
  • Il castello è sovrapposto ad una grande porta romana del I sec a.C. (che si affaccia sulla sala d'armi), munita di due corpi di guardia a due piani, sovrastati da due torri ottagonali (attualmente quasi interamente inglobate nelle masse del castello cinquecentesco). Le fortificazioni romane sono fondate sulle poderose mura messapiche del V sec a.C. che a loro volta, nella zona absidale della chiesa, si attestano sui resti di un antichissimo aggere preistorico
Questa complessa genesi del fortilizio è stata evidenziata dagli scavi archeologici effettuati dalla Soprintendenza Archeologica di Puglia (dottoressa Miranda Carrieri), dai restauri dell'ingegnere Francesco Selicato e dal restauro completato nel 2011 dall'architetto Domenico Capitanio. Molto interessante e ben documentato lo studio dell'architetto Angelo Papio. Uno storico sconosciuto del 1700, riferisce che ai suoi tempi sotto il castello si faceva la pesca dei coralli che pare venissero raccolti in abbondanza nell'acque sottostanti. Ma il prodigio dei coralli, stando al suo racconto, era niente in confronto alla persona del Castellano d'allora, "D. Martino Coquemont, colonnello degli eserciti di Ferdinando IV, uomo di cento e uno anni e mesi cinque, finché io scrivo in questo maggio 1773". Infatti era nato "in Bruxelles, nel Brabante, il primo di gennaio 1672". Questo attaccamento di Don Martino alla vita non fu probabilmente più forte dell'altro che lo tenne qui, così a lungo, legato a questo castello sul mare e a questa città. Dopo di lui, altre illustri autorità forestiere, innamorate della città, non se ne andarono più da Monopoli. Il castello sembra abbia incorporato una torre cilindrica preesistente, di forma romana, che conferisce un rilievo singolare all'ingresso e alla facciata stessa. Incorporati risultano anche i sotterranei, che comprendono tra l'altro l'antica chiesa basiliana di San Nicola della Pinna, divenuta la chiesa della fortezza. Dalla piazzuola del Castello si prosegue per il lungomare San Salvatore: una strada a forma di balcone sull'Adriatico. Si passa dai resti del bastione di Santa Maria al doppio loggiato di un edificio, noto come il palazzo dell'Andora, forse l'antico Palazzo del Comune. Segue il largo antistante la chiesa di San Salvatore, antica chiesa parrocchiale, abbandonata e in rovina, dopo essere stata spogliata delle sue icone dorate del Quattrocento e del Cinquecento. Costeggiando ancora la spalletta sul mare si giunge all'imbocco della via San Vito che scende a sud ovest lungo il tratto delle mura rimaste ancora in piedi all'interno della città vecchia. A destra la chiesetta di San Vito, che dà il nome alla strada, quindi l'imbocco a vie traverse che immettono nel borgo antico. La terza di queste comincia con l'edificio che fu dei Cavalieri di Malta e conduce a una piazzetta centralizzata sul tempietto degli stessi Cavalieri, dedicato a San Giovanni. Anche questa chiesa aveva il suo bel polittico veneziano. A sinistra le mura di Carlo V, quindi l'uscita dalla città antica nel punto dove sorgeva anticamente la Porta Vecchia, chiamata anche, dagli storici locali, Porta Foca perché si diceva costruita ai tempi dell'imperatore Foca di Bisanzio. Di qui la strada che portava e conduce tuttora ad Egnazia. Usciti sul litorale e sulla spiaggia, che ha preso il nome da quella porta, la più antica della città, si può ammirare la cinta murarla di quel promontorio sul mare che fu il nucleo originario di Monopoli e che le mura di Carlo V fanno apparire come una nave di pietra che fende le acque. La muraglia ad ovest conserva ancora un brandello dell'antica cintura e del fossato, visibile dal breve tratto di strada che serve le case a ridosso delle mura e all'ombra del campanile della cattedrale. Ecco un paio di video dedicati al castello di Monopoli: il primo (https://www.youtube.com/watch?v=nF4NBbPMqOA) è di Angelo Papio, il secondo (https://www.youtube.com/watch?v=BRkyNZbKHdU) è di Giap Roma TV.


Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la seconda è presa da http://www.monopolitourism.com/2016/02/01/il-castello-di-monopoli/


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