domenica 3 gennaio 2016

Il castello di domenica 3 gennaio






TUORO SUL TRASIMENO (PG) – Castello di Montegualandro

Questo luogo fortificato occupa un’eccellente posizione strategica e segnala un ulteriore confine del territorio perugino. Il forte si erge a circa 450 metri sul livello del mare e la sua postazione privilegiata di vedetta (esso si trova, infatti, all’estremo confine del territorio perugino dominante sulla strada che collegava Perugia ad Arezzo e Firenze e su tutta la piana aretina) cela, al suo cospetto, le vicende storiche che lo hanno caratterizzato con continui scontri per detenerne il controllo tra Perugia e le città toscane. L’origine della struttura, come testimonierebbe la famosa Stele del luogo (tuttora conservata al Museo Archeologico dell’Umbria a Perugia), viene fatta risalire agli Etruschi, che avrebbero eretto questa splendida fortezza per difendersi dagli attacchi nemici. Le mura di cinta raccontano: di Annibale, che qui pose il suo campo nella battaglia del Trasimeno per combattere il Console Caio Flaminio nel 217 a.C.; di Carlo Magno, che ne fu il primo illustre proprietario; del Signore di Santa Maria, al quale poi egli lo diede in dono; di Federico Barbarossa che lo conquistò ai Perugini e dei Marchesi Ranieri, allora signori del luogo. Il poeta e umanista Matteo dall’Isola Maggiore cita Mons Gualandrius e fa derivare il suo nome dall’abbondanza di latte (dal greco gala, latte appunto) prodotto in grande quantità dalle greggi che qui pascolavano. Di una località con il nome di Montegualandro si hanno notizie sin dal X secolo ma solo al XIII secolo risalgono le parti architettoniche più antiche oggi conservate. La cinta muraria, dotata di 4 torri ed una sola porta situata a levante, fu costruita nella seconda metà del XIII secolo. La notizia più antica di una località detta Montegualandro risale al 917, quando se ne conferma la signoria al marchese Uguccione II. Il primo vero signore del Castello fu però Andrea di Giacomo Montemelino, Potestà di Perugia, investito dal Papa Gregorio IX e la cui omonima famiglia mantenne il dominio del Castello sino al 1678. Il Conte Montemelino, di origini tedesche, ospitò nel Castello Federico II dandogli un notevole appoggio contro i Perugini, che, a ragione di ciò distrussero il Castello. Ma non finì qui: il popolo perugino, inviperito contro i Montemelino, datisi nel contempo alla fuga, dopo aver distrutto l’edificio ne disperse i mobili e estrasse dal sepolcro il cadavere di Andrea de Giacomo (padre dei Montemelini), trascinandolo per le vie di Perugia. Nel 1334 i Tarlati, signori di Arezzo,conquistarono il Castello e nel 1383 vi dimorò il famoso Braccio Fortebraccio da Montone. Cinquanta anni dopo i Casali, signori di Cortona lo acquistarono per 400 fiorini d’oro per poi perderlo nel 1408, quando il Re Ladislao di Napoli, detto il re "guastagrano" per le sue devastazioni, conquistò il Castello e Cortona. Nel giro di un anno il Castello passò dalle mani di Ladislao alle truppe Fiorentine prima ed ai Montemelino poi. Nel 1643 Ferdinando II de’ Medici, granduca di Toscana, lo occupò nel corso dell’invasione dello Stato Pontificio. Infine Papa Innocenzo XI mise in vendita la Contea di Monte Gualandro assieme al titolo che finì nelle mani di Ruggiero Ranieri ("cum titulo" per 13.000 scudi) e dei suoi eredi che lo possedettero sino a pochi anni fa. Le vicende poi sono numerose. Il Castello divenne persino fortezza dell’Impero Napoleonico per poi ritornare definitivamente nella mani dei Conti Ranieri che ne fecero una tenuta agricola sino al 1953. La vecchia strada che conduceva da Roma a Firenze passava  proprio di qui tanto che artisti del calibro di Goethe, Byron e Hawthorne visitarono il Castello. Forse molte parole potrebbero essere spese per decantare la bellezza del posto, ma è assai più eloquente l’espressione usata dal Carducci, che nel 1877 definì questa " rocca tedesca appollaiata si come falco a meditar la caccia". Pur avendo subìto diverse rivisitazioni nel tempo, dovute anche agli eventi storici di cui fu testimone, il castello conserva ancora la classica struttura circolare con mura alte e possenti (altezza media 8 mt), merlature, feritoie, un fossato che costituisce ancora la principale difesa da eventuali incursioni esterne, una splendida chiesa ad una sola navata in arenaria e cotto, torrioni di avvistamento con strutture militari litiche e muri a scarpa, una prigione. Le modifiche apportate alla struttura (quali l’apertura di ampie finestre e la sostituzione del ponte levatoio con un grande portone in ferro) hanno permesso al castello di trasformarsi da fortezza militare a lussuosa residenza nobiliare, quale è oggi. Tutte le opere di restauro sono state fatte sotto la supervisione del Ministero dei Beni culturali ed in accordo con le più moderne tecniche anti sismiche. I solai sono stati rinforzati tramite un cordolo in cemento armato che garantisce all’intera struttura la solidità di una costruzione moderna pur non avendo modificato l’aspetto originario. Tutto il complesso è oggi di proprietà privata, perciò di norma non visitabile all’interno ma vale ugualmente la pena effettuare una passeggiata panoramica attorno alla cinta muraria e godere della splendida vista sul lago e sulla pianura toscana. Il maniero si compone di 5 edifici: il palazzo principale, la foresteria, la Chiesa di S. Niccolò, la prigione e la rimessa auto. Tutte le costruzioni sono in pietra serena tipica del luogo. Disposto su cinque piani, il palazzo principale comprende: ampia hall, appartamento del custode, laboratorio, cantina e due bagni per gli ospiti a piano terra. Al primo e al secondo piano si trova l’appartamento del proprietario, mentre al terzo l’ampia biblioteca con galleria dei ritratti. Il castello è raggiungibile prendendo alle pendici del paese la statale 75 bis del Trasimeno verso Arezzo e seguendola per circa 2 km. e mezzo, subito dopo la quale si imbocca la strada sulla destra. Dopo circa 1 km e mezzo, tenendosi sempre sulla sinistra, si giunge ai piedi del castello fortificato. Altro link che vi suggerisco, inerente il castello: http://www.ldcarchitettura.com/index.php?option=com_content&view=article&id=53&Itemid=104,



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