lunedì 7 dicembre 2015

Il castello di martedì 8 dicembre







TOLFA (RM) – Castello in frazione Rota

Rota è un piccolo paese quasi del tutto abbandonato, interessante esempio di borgo agricolo pianificato. Il castello di Rota sorge su un pianoro tufaceo alla confluenza tra il fiume Mignone e il fosso Verginese, lungo la S.P. Braccianese-Claudia, all’altezza del km 43. La prima notizia certa dell’esistenza del castello risale al 1300 quando l’insediamento fu sottomesso a Corneto. Le vicende successive, poco documentate, lo vedono entrare nelle proprietà di Ludovico e Pietro Frangipane, signori di Tolfa Vecchia, nel 1448. Se ne impadronì con la forza Everso d’Anguillara e in seguito, vista la sua importanza strategica per il controllo del bacino minerario, fu acquistato da Paolo II insieme a Monterano. Il castello doveva già essere in rovina come apprendiamo dall’atto di vendita agli Orsini dove è nominato come tenimenti castri diruti sive casalis Rotae (tenuta del castello diruto o casale di Rota). Subì poi una serie di passaggi di proprietà (e la ristrutturazione nel sec. XVI voluta dai Santacroce, affidata forse a Martino Longhi il Vecchio) fino a pervenire, nel 1789, in possesso del marchese Giuseppe Ambrogio Lepri. Attualmente nel borgo, ancor oggi proprietà della famiglia Lepri, è visibile una torre a pianta quadrata, presso la quale si apre un fossato, realizzata con muratura in blocchi di tufo, che rappresenta chiaramente l’elemento più antico visibile del complesso. Il resto dell’insediamento è costituito da un cinquecentesco palazzo signorile che ingloba la torre, dalla seicentesca chiesa di S. Gerolamo e da fabbricati funzionali all’abitazione e alle attività agricole. All’interno del palazzo si possono ammirare alcuni affreschi (secc.XVI-XVII) con scene bibliche che sembra possano essere attribuite ad uno degli Zuccari. Le mura ancora esistenti sembrano prive, almeno nell’aspetto in cui ci sono pervenute, di una spiccata valenza difensiva. L’attuale aspetto del sito rappresenta bene le vicende di alcuni castelli medievali nell’area laziale che alla fine del periodo medievale, al contrario di altri insediamenti che furono abbandonati o che proseguirono il loro sviluppo, si trasformarono in centri di grandi tenute agricole caratterizzate da una parte residenziale (la villa) e da strutture funzionali all’attività agricolo-pastorale. Il borgo di Rota è spesso utilizzato come location nel cinema italiano, da “Meo Patacca” con Gigi Proietti a “Non ci resta che piangere” con Massimo Troisi e Roberto Benigni. (al riguardo ecco un link per vedere tutti i film girati qui: http://www.davinotti.com/index.php?option=com_content&task=view&id=322&Itemid=79). Per approfondire sul castello e la sua storia potete visitare questi link: http://www.latolfa.com/tolfa2000-7/pagine/scrittorilocali/zamagni/zamagni.html, http://www.artestoriatarquinia.it/1992_Bollettino/Giannuzzi%20G.C.%20%20IL%20CASTELLO%20DI%20ROTA.pdf


    

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