mercoledì 7 ottobre 2015

Il castello di mercoledì 7 ottobre







ALES (OR) – Castello di Barumele

Si tratta di un castello particolare, dalla singolare planimetria, formata da parti costruite in tempi differenti, come la cinta muraria subcircolare di età bizantina, la torre decagonale (come ha rilevato in tempi recenti l’arch. Maura Falchi) di età giudicale, i bastioni di fortificazione aragonesi. La storia del castello, va ricostruita infatti, oltre che con le poche notizie tramandateci in scarni documenti, soprattutto grazie ai resti architettonici, più loquaci della carta. Se pur brevemente, si sono confrontati con Barumele storici come il Fara, l’Angius, Lamarmora, Nieddu, Carta-Raspi, Fois, Casula e documenti come il Condaghe di Bonarcado, atti di pace, testamenti, donazioni. Il castello prende il nome da Villa Barumela, attestata nel testamento di Ugone II (1335) ove è citata la chiesa e nell’atto di pace del 1388 tra Eleonora D’Arborea e Giovanni d’Aragona e fu certamente abitato fino al 1511 circa. La villa sorgeva a sud del castello nel piano sottostante alla collina, ove sono stati rinvenuti resti di ceramica bizantina del VI sec. d.C. e probabilmente vantava più di una chiesa. Il colle ove sorge il castello vide la presenza dell’uomo fin dal VI millennio a.C. , come attesta una vicina stazione per la raccolta di ossidiana. La fortezza di Barumele nacque sotto Giustiniano o al più tardi nel VI sec. d.C. allo scopo di difendere il confine tra barbaricini e bizantini, in un’epoca in cui questa linea giunse fino a Usellus e Ales divenne paese di frontiera. Il castello, dunque a 325 m. slm, è cinto da robusta cortina muraria a duplice parametro in blocchi squadrati di arenaria, con una porta monumentale in conci di calcare a Sud/Ovest della muraglia, controllava la strada per Laconi. L’area interna della fortezza è di 1190 mq. Agli albori del IX secolo, venne ereditato dai Re d’Arborea, insieme agli stessi problemi dei bizantini, in quanto Usellus veniva costantemente presa d’assalto dai barbaricini, fino alla completa distruzione e lo rinforzarono con il bastione semicircolare che gli elementi costruttivi fanno risalire al periodo romanico. Esso è costruito con un certo gusto decorativo che ricerca l’alternanza cromatica dei blocchi di arenaria, ora verdi, ora dorati, ora avorio. Ciò accadde intorno al 1182, data in cui i documenti citano per la prima volta un Vescovo di Alae (Comita Pais) in un diploma di Barisone I, Re/Giudice d’Arborea. In epoca più avanzata (XIII sec.) lo adeguarono a nuovi scopi, ovvero come seconda linea di difesa dalle incursioni aragonesi del decaduto Giudicato di Cagliari. Il bastione poligonale di matrice gotica, va invece datato alla fine del XIII sec. tempo di Mariano II d’Arborea. Misura alla base 7.40 mt, con un’altezza residua di 8,30 mt, spessore murario 2,40 mt. Con l’avvento dei catalano-aragonesi nel 1410 anche il castello di Barumele passò ai Carròz, di origine visigotica, i quali si imparentarono con gli Arborea, retrocessi a Marchesi. Dalla nuova famiglia nacque Violante Carròz nel 1456, personaggio controverso che ereditò l’intera contea di Quirra (marchesato solo dal 1604), sepolta in San Francesco a Stampace (Cagliari), legata al castello e ad Ales perché ne finanziò la Cattedrale, ma soprattutto perché ordinò l’esecuzione del parroco di Bonorcili, Giovanni Castangia, impiccato alla finestra del castello o di altra di lei residenza in Ales. Per questo delitto subì il carcere e fu perdonata nel 1510 da Ferdinando II. Con la sua morte avvenuta qualche anno dopo iniziò la decadenza del castello. La planimetria è interamente ricostruibile. Nel crollo, resti della copertura la danno a falda inclinata verso l’interno per la raccolta dell’acqua piovana nella cisterna ancora visibile. L’unica opera attribuibile agli aragonesi è la bastionatura che cinge la cortina muraria. Il castello è avvolto da un alone di mistero: una delle tante leggende narra che alla grata di una finestra fu trovato impiccato il sacerdote del maniero, suicidatosi perché innamorato della contessa Violante, la quale in seguito al tragico evento decise di donare il suo tesoro alla cattedrale di San Pietro. Un’altra leggenda narra di un tunnel che collegherebbe il Castello Aragonese dei Carroz con i sotterranei della Cattedrale, custoditi dalla famigerata musca maceda, enorme insetto posto a guardia dei tesori tuttora celati nelle viscere del colle di Barumele. Per approfondire, suggerisco i seguenti link: http://www.ales.sardinia.it/Acheologia.htm
 

Foto: tutte e tre di Cristian Garau su https://www.facebook.com/groups/319124528143991/ (una con il pannello turistico che riporta la storia del castello)

Nessun commento: