venerdì 4 settembre 2015

Il castello di sabato 5 settembre






SORIANO NEL CIMINO (VT) – Torre di Pasolini in frazione Chia

L'antico nucleo risalente circa al 1100 d.C., anche se attualmente in avanzato stato di degrado, conserva ancora la sua pianta originale ed ha notevole interesse storico. I boschi sono disseminati di antiche tombe rupestri, e furono abitati fin dal periodo pre-etrusco (case ipogee, tombe a grotta, pozzi, ecc.). Non lontana è la zona archeologica di Santa Cecilia. È arduo individuare l'origine della denominazione del borgo di Chia. Una nota leggenda vorrebbe che Chia prendesse nome da una nobile longobarda stabilitasi qui con il suo seguito, forse al tempo delle scorrerie dei Longobardi stessi nel Lazio. Il vocabolo sembra di origine etrusca. Notizie più precise compaiono dal 1260 in poi. Nel borgo fortificato di Chia, come riferisce Edoardo Martinori, nel 1260, un feudatario di nome Cappello, signore anche del vicino castello di Colle Casale, venne processato per eresia dai viterbesi, e il papa Alessandro IV gli confiscò tutti i beni che andarono a beneficio della camera apostolica, la quale nel 1298 investì del feudo il vescovo di Orte. Nel 1301, Chia ritornò, poi, alla camera apostolica, la quale nello stesso anno, per volontà di Bonifacio VIII, ne cedette l'investitura ai Guastapane per compensarli della perdita della rocca di Soriano. Nel 1321 Napoleone Orsini, figlio di Orso, acquistò Chia dai Guastapane, con il permesso della Santa Sede. Nel 1369, Urbano IV dette il borgo in feudo a Simeotto Orsini; ma Martino V lo tolse a quella famiglia per passarlo alla sua. Successivamente Chia passò nel 1427 ad Antonio Colonna, nel 1431 nuovamente agli Orsini; e in epoche più recenti appartenne ai Lante Della Rovere che lo vendettero ai Borghese nel 1836. Fino al 1942 era frazione del comune di Bomarzo; in tale anno passò a Soriano nel Cimino. La Torre di Chia, o castello di Colle Casale, alta 42 metri, ha una originale pianta pentagonale. Aveva ovvie funzioni di avvistamento, segnalazione e difesa. La sua altezza permetteva di comunicare visivamente con Soriano. Difendeva poi, insieme al castello vero e proprio e ad un sistema di mura merlate di stile ghibellino, uno sperone tufaceo già ben difficile da conquistare. Alla base dello sperone sono ancora ben visibili i resti di abitazioni e mulini. Sul lato orientale del recinto difensivo sorge ancor oggi un edificio ridotto a rudere munito di bassa torre e feritoie che rappresentava il caposaldo difensivo, ovvero il vero e proprio castello. Chia era particolarmente amata da Pier Paolo Pasolini, che l'elesse sua seconda dimora restaurandone l’antica torre. Mentre girava le prime sequenze del film “Il Vangelo secondo Matteo”, Pasolini visitò il fortilizio medioevale abbandonato. Se ne innamorò. Era la primavera del 1964. Nel 1966 scrisse che avrebbe voluto andare a vivere dentro quella Torre che non poteva comprare, "nel paesaggio più bello del mondo, dove l'Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri". L'acquisto della Torre si realizzò nell'autunno 1970. Pasolini provvide al restauro con la collaborazione dell’amico scenografo Dante Ferretti, e vi soggiornò spesso negli ultimi anni di vita. Costruì ai piedi della Torre una casetta con grandi vetrate, mimetizzata fra le rocce e nel verde di un dirupo, con un luminoso studio e una cucina. Negli ultimi tre anni della sua vita visse sempre più spesso a Chia, lavorando ad un romanzo, “Petrolio” (Einaudi), rimasto incompiuto. Spedì da lì non poche delle sue “Lettere luterane”. Ecco un video attinente trovato sul web (di Emanuele Carioti): https://www.youtube.com/watch?v=6p5WQrRVWrw



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