venerdì 28 agosto 2015

Il castello di sabato 29 agosto






SESTO AL REGHENA (PN) – Abbazia fortificata di Santa Maria in Sylvis

Le prime tracce di Sesto al Règhena, come confermano i ritrovamenti di molti reperti archeologici nell'area, vanno ricondotte all'epoca preromana. Lo stesso nome, “Sesto”, rimanda ad una statio, cioè ad una postazione militare posizionata al sesto miglio sulla strada che univa Concordia Sagittaria con il Norico. È storicamente accertato che Ecelo II, il Monaco, della famiglia degli Ezzelini, contese nel 1182 delle proprietà ai frati del monastero di Sesto al Reghena. Il 24 aprile 1198 il papa Innocenzo III incaricò Pellegrino, Patriarca di Aquileia, di mediare e risolvere la lite tra i due contendenti dopo aver assolto Ecelo dalla scomunica emessa dal Patriarca di Grado. Sesto al Reghena fu una delle località interessate dalle numerose proprietà che videro protagonisti i vari componenti della famiglia degli Ezzelini. Proprietà che furono certosinamente accertate, censite e documentate dopo la loro definitiva sconfitta avvenuta nel 1260. Nel 1418 le truppe veneziane invasero il Friuli e in tre secoli e mezzo circa il dominio veneto terminò col trattato di Campoformio (1797), col passaggio napoleonico di Venezia all'Austria. Nel XIX secolo il territorio di Sesto al Règhena si intreccia con le vicende del Regno Lombardo-Veneto, fino all'annessione definitiva al Regno d'Italia. Fondata nel 730-735, l’abbazia di Santa Maria in Sylvis (così chiamata per il fatto di trovarsi fin dall'inizio nel mezzo di una vasta selva) appartenne dal 762 ai Benedettini. Priva di un sistema di difesa, nell'899 gli ungari la rovinarono, ma nel 960 iniziò la sua ricostruzione durata sei anni, ad opera dell'abate Adalberto II. La struttura abbaziale accrebbe così la propria potenza sia sul piano religioso che su su quello civile, tanto da assumere l'aspetto di castello con tanto di sistema difensivo, composto da fossati e torri. Nel 967, con un diploma di Ottone I, l'abbazia-castello venne donata al Patriarcato di Aquileia. Nel 1420 Sesto al Règhena passò al dominio dei Veneziani, i quali la affidarono già dal 1441 ad alcuni prelati secolari che non vi abitavano. Infine, abolita la Commenda, beni e proprietà abbaziali vennero venduti all'incanto. La storia più recente riferisce che nel 1818, dopo alterne vicende, la giurisdizione ecclesiastica di Sesto passò alla diocesi di Concordia, fino a che nel 1921 il Vaticano le riconobbe nuovamente il titolo di abbazia. Nel 1431 vi erano ben sette torri di difesa, come rappresentato nel sigillo di Tommaso de' Savioli, ultimo abate residenziale. Ora ne rimane una sola, che funge anche da ingresso al complesso; in origine era dotata di un ponte levatoio. La torre fu restaurata dagli abati commendatari Giovanni Michiel e Domenico Grimani, che la trasformarono come oggi la vediamo; nel Settecento venne realizzato il ponte in pietra in sostituzione di quello levatoio. Di fronte ad essa appare la torre vedetta, scandita da lesene risalenti alla metà dell'XI secolo, e oggi trasformata in campanile. A sinistra trova spazio l'antica cancelleria abbaziale e a destra la residenza degli abati, costruzione di ispirazione rinascimentale sulla cui facciata sono conservati gli stemmi affrescati dei cinque abati commendatari. Alla sinistra di questa residenza vi è l'entrata all'abbazia. La facciata è dominata da un affresco rappresentante un leone di San Marco, risalente alla fine del Quattrocento; appena sotto è posto un bassorilievo con lo stemma del cardinale Grimani con la data del 1521; a sinistra vi è l'affresco dove è ripetuto lo stemma Grimani, mentre a destra si trova l'affresco di uno stemma con croce, di cui si ignora il proprietario. Più sotto si può vedere dipinta un'allegoria del buon governo veneziano e della famiglia Grimani, che controllava con i suoi membri sia l'abbazia di Sesto che il Patriarcato di Aquileia. Anche se mancano le prove documentarie, l'autore di queste opere è ritenuto Giovanni Battista Grassi, uno dei maggiori rappresentanti del manierismo maturo in Friuli. La chiesa abbaziale prese forma fra il XII e il XIII secolo, per essere sostanzialmente risistemata nel XV secolo; nel XX ha subito una serie di restauri (1905-1914, 1932 e 1981). Il vestibolo è completamente affrescato con il ciclo dell'Inferno, ciclo del Paradiso e ciclo di San Michele, opere risalenti al 1450 circa e che vengono attribuite alla bottega di Antonio da Firenze. Dal vestibolo si passa nell'atrio, con tre navate di età romanica, caratterizzato da un massiccio soffitto del Quattrocento ed affreschi del Duecento. Altri link consigliati: http://www.abbaziasestoalreghena.it/ (quello ufficiale dell’abbazia), http://www.consorziocastelli.it/icastelli/pordenone/sesto_al_reghena, http://www.comune.sesto-al-reghena.pn.it/c093043/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/19

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Sesto_al_Reghena, https://it.wikipedia.org/wiki/Abbazia_di_Santa_Maria_in_Sylvis (da leggere per approfondire), scheda di Stefano Favero su http://www.mondimedievali.net/castelli/Friuli/pordenone/sesto.htm

Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la seconda è presa da http://www.viedellabbazia-sesto.it/vdas/wp-content/gallery/torre/galleria_torre_05.jpg

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