sabato 22 agosto 2015

Il castello di domenica 23 agosto






DIVIGNANO (NO) – Castello

A testimonianza visibile di un passato largamente condizionato dalla presenza della proprietà signorile in Divignano è rimasto il castello: simbolo e documento nello stesso tempo di questi ultimi cinquecento anni di storia. L’edificio è posto nel centro del paese, su un'altura che domina la valle sottostante e parte dell'abitato. Il primo documento che riferisce dell’esistenza di Divignano risale alla fine del XII secolo e descrive già la presenza nel luogo di un’area fortificata, di cui però si hanno scarse notizie. Dopo aver fatto parte nell’alto Medioevo del comitato di Pombia ed essere rimasta sotto la giurisdizione del comune di Novara per buona parte del Trecento, Divignano entrò nel 1413 nella sfera d’influenza del ducato di Milano, quando Filippo Maria Visconti l’assegnò in feudo ai fratelli Ermes e Lancillotto Visconti, già signori di Castelletto e Sesto Calende. Trent’anni dopo, il duca stesso revocò ai Visconti il controllo del feudo di Divignano per donarlo al suo tesoriere Vitaliano Borromeo. Fu per iniziativa degli eredi di quest’ultimo, il figlio Filippo e i nipoti Giovanni e Vitaliano, che nel corso della seconda metà del Quattrocento a Divignano fu innalzato il castello di cui resta ancora oggi testimonianza. Dopo un periodo di contrasti e divisioni all’interno della famiglia Borromeo, alla fine del secolo la proprietà del castello fu riunita ai possedimenti legati al titolo feudale su Divignano da Ludovico Visconti Borromeo, esponente di un ramo della famiglia che si era legato per via parentale ai Visconti antichi signori del luogo. Due secoli più tardi, agli inizi del Settecento, negli anni in cui era signore di Divignano Giulio Visconti Borromeo, il castello fu sottoposto a un vasto intervento di ristrutturazione che ne modificò la struttura e l’aspetto generale accentuando la funzione residenziale del complesso. La fortezza quadrata di Divignano, a ben osservarla lungo il lato nord, quello che si è conservato nelle sue originarie strutture del Quattrocento, determina un'impressione di solidità ed eleganza. Le due torri angolari, vaste e fortemente scarpate, sono rese più gentili dalle finestre ad arco acuto, incorniciate dal rosso cotto delle formelle decorate: i profili sporgenti di cinque grandi camini scandiscono l'alternanza delle sale, che ricevono la luce da altrettante finestre gotiche lungo tutto il braccio settentrionale. La sommità delle torri è decorata, proprio sotto il cammino di ronda, dal consueto motivo a dente di sega. Il complesso oggi visibile risulta come l'insieme di due diverse fasi costruttive, una verso nord di impianto originario e l'altra di ripristino, voluta – come detto - da Giulio Visconti Borromeo Arese. Il secondo intervento, settecentesco, che ha comportato l'abbattimento di tre lati della fortezza, non si è inserito nei livelli di altezza della prima fase, ma è risultato sopraelevato di almeno 2,5 m rispetto ai piani della struttura originaria. Quando, agli inizi del Settecento, si distrussero i tre corpi perimetrali i detriti non furono asportati e il loro accumulo determinò l'innalzamento del livello di calpestio. Fu invece mantenuta, pur trasformandola, la torre angolare di sud-ovest ove appaiono ancora i segni di quattro bifore, anche se tamponate per motivi di stabilità. Il castello fu completamente innalzato e finito nel suo impianto quadrangolare già nel periodo gotico ed ebbe non solo funzioni residenziali, ma anche utilizzo militare. L'unica ala rimasta dell'antico edificio insieme con la torre di sud-ovest, è quella residenziale a nord che disponeva di due ordini di gallerie a volta; sopra le gallerie, il piano di rappresentanza consisteva in due ampi saloni di torre e forse di tre sale intermedie, tutti locali caminati. L’ala orientale, che dà sull’attuale piazza Matteotti, è caratterizzata da una singolare disposizione diagonale rispetto all’asse del lato quattrocentesco, al quale si congiunge direttamente nel corpo di fabbrica lasciando libera la torre di nord-est su tre lati. A sud, un edificio ribassato, probabilmente destinato a ospitare scuderie e ambienti di servizio, termina a occidente nella torre che costituisce un’ulteriore rimanenza dell’impianto originario del castello. Purtroppo i bei camini settecenteschi furono asportati e sostituiti con rifacimenti approssimativi, mentre si sono conservati i soffitti a cassettoni delle sale e la bella volta unghiata della sala della torre di piazza. All'interno, di pregio sono i soffitti a cassettoni, alcuni dei quali dipinti con motivi geometrici e floreali. Da segnalare, inoltre, le volte ad unghie achiacute che decorano alcune sale. Nel 1814 la residenza fu venduta da Giovanni Borromeo alla famiglia Ravizza, che ne mantenne la proprietà fino agli inizi del Novecento. Da allora, nel corso dell’ultimo secolo si sono succeduti diversi proprietari e il castello è ancora oggi residenza privata. Altro link per approfondire: http://www.100castellinovara.it/castle?filter=ZGl2aWduYW5v


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