sabato 9 maggio 2015

Il castello di domenica 10 maggio






AMENDOLARA (CS) – Castello Normanno-Svevo

Posto al culmine di una rupe che si erge a strapiombo sulla vallata sottostante, sulla quale è arroccato l'antico borgo medievale, fu costruito intorno all'VIII-IX secolo, forse sui resti di una preesistente fortezza. La pianta triangolare e l’unica torre poligonale rimasta, in discreto stato di conservazione, fanno supporre che il Castello di Amendolara, sito nel Rione Vecchio del Paese, sia stato innalzato dai Normanni i quali, conquistata la Calabria, cominciarono ad edificare castelli. Tra il 1045 e il 1048 sorse il Castello di Amendolara, fatto costruire appunto su una roccaforte longobarda da Roberto d'Altavilla, detto il Guiscardo, duca di Puglia e di Calabria, signore di Amendolara. Il Guiscardo in seconde nozze nel 1058 sposò la principessa di Salerno Sichelgaida, ed ebbe una figlia di nome Mabilia, alla quale diede in dote il castello di Amendolara con tutto l'Alto Jonio. I Normanni tennero in grande considerazione il castello di Amendolara, perché era l'unica stazione di riposo e di ristoro tra Mileto (CZ), loro capitale, e la Puglia. Gli stessi, occupata la Sicilia nel 1091, trasferirono a Palermo la sede della corte, e per la Calabria la speranza di una rinascita svanì. In mancanza di figli maschi nella famiglia Normanna d'Altavilla, Federico Barbarossa, Imperatore di Germania, combinò un matrimonio nel 1186 tra Costanza d'Altavilla, figlia postuma del grande Ruggero II e suo figlio Enrico IV. Ad Enrico, morto giovanissimo a 32 anni, successe il figlio Federico II il quale fece abbellire e restaurare il castello, diventando "domus imperialis", e vi soggiornò in diverse occasioni durante i suoi numerosi viaggi verso la Sicilia e la Puglia. Federico II ci trascorse periodi di riposo destinati al diletto della caccia con il falcone, da cui prende il nome la contrada Falconara. A Federico II, morto nel 1250, successe il figlio illegittimo Manfredi che sposò la regina Elena d'Epiro. Questi, durante il viaggio in Puglia, sostarono nel Castello di Amendolara dove per l'ultima volta furono ospitati dei reali, e ciò avvenne nell'anno 1263. Fu poi residenza di tutte quelle famiglie nobili che ebbero il possesso del feudo di Amendolara, fra cui i Sanseverino, i Marra, i baroni Gambarotta, i Ruffo, i Carafa, i Pignatelli di Bellosguardo. Questi ultimi dovettero lasciare il Castello nel 1808, quando lo Stato incamerò tutti i beni nobiliari in seguito alle nuove leggi sull'eversione della feudalità. Messo in vendita, fu acquistato dai Marchesi Gallerano, che ancora oggi con i loro discendenti ne conservano la proprietà. In seguito al terremoto del 1783 il Castello fu notevolmente danneggiato, tanto che durante la fase di ricostruzione gran parte delle torri e delle mura vennero inglobate nelle case private adiacenti e trasformate in abitazioni, mentre alcuni tratti della cinta crollarono. La sua posizione dominante denuncia la primitiva funzione di difesa dell'abitato, confermata dalla pianta triangolare e dalla lunga cinta muraria sulla quale si levavano diverse torri. Un possente terrapieno, alto una decina di metri e con muri spessi oltre un metro, costituisce la base del Castello, protetto lungo il lato occidentale anche da un largo fossato, dove l'unico passaggio era rappresentato da un ponte levatoio, sostituito poi da un ponte in pietra. Nel fossato si aprono le piccole finestre dei seminterrati, che probabilmente erano adibiti a carcere. Il portale d'ingresso, con arco a tutto sesto in muratura, immette, attraverso un sottopasso, nel cortile centrale, un ampio spiazzo su cui si affacciano i magazzini, un tempo cantine, rimesse e stalle. Una scalinata a due rampe conduce al piano nobile e all'arioso colonnato che conferisce all'insieme un eccezionale movimento plastico. Sullo spiazzo, prima della gradinata, vi è una porta d’accesso a quella che deve essere stata la Cappella delle investiture, decorata da affreschi come quella della fine del 1200 di Scuola napoletana. Nell’opera d’arte si nota, al centro di una Croce Taumata, un Cristo crocefisso, due figure di Santi ai lati ed un Pantecrator in alto. Allo stato attuale la fabbrica presenta una tipologia di chiara impostazione tardo-settecentesca, riscontrabile in modo particolare nella definizione della scansione ritmica dei balconi delle facciate, con ringhiere in ferro battuto, nonché da elementi neoclassici come gli archi che sorreggono il colonnato, edificato sicuramente nella prima metà dell'Ottocento. Attualmente, dopo alcuni restauri realizzati da privati con l’avallo della Soprintendenza ai Monumenti della Calabria, l’antico maniero ospita un ristorante allestito in stile normanno, mentre si può godere dall’ampio spiazzale, a cui si accede appena varcato l’ingresso principale, un interessante panorama che comprende l’ameno bosco di Straface, la relativa omonima fiumara ed in lontananza Castroregio, abitato dai discendenti di Albanesi che emigrarono in Italia nel 1500. L’incantevole visione termina con quella della degradante Serra del Dolcedorme ai piedi del Pollino. Sul web si possono trovare alcuni video inerenti il castello: https://www.youtube.com/watch?v=VHxOEXuDrhE (di Paese24), https://www.youtube.com/watch?v=rv6UZMHTLTc&feature=related (di dolce pupetta).

Foto: la prima l’ho scattata io, mentre la seconda è di Stefano La Manna su http://mw2.google.com/mw-panoramio/photos/medium/4077063.jpg  

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