lunedì 27 gennaio 2014

Il castello di martedì 28 gennaio






TRENTO – Torre Vanga

Detta anche “Torre Rossa” - per via del vivo colore dei mattoni dell'affusto - è per maestà, dimensioni, bellezza e importanza la terza torre di Trento dopo il Mastio Cilindrico del castello del Buonconsiglio e la Torre di Piazza. Certamente è il più interessante complesso medievale fortificato urbano superstite, eretto nel XII secolo con finalità strategico difensive. Era il raccordo-baluardo occidentale della cortina murata che veniva dalla porta-torre di S.Margherita, irta di torricelle mediane, e l'allineamento di case e case-forti che costeggiava l'Adige andando a saldarsi alla Torre Verde. Presidiava la Porta Urbica sulla via per Brescia ( il Garda e le Giudicarie ) e il ponte sull'Adige che collegava la città al monastero di S.Lorenzo e al Borgo PiediCastello. Verso la contrada Longa ( attuale via Roma-Manci ) c'era uno sbarramento minore, detto la Portèla. Filtrava il passaggio al cuore della città. Più oltre, sulla riva sinistra del fiume in un piccolo e robusto edificio medievale tutto di pietra, era stabilita la sede degli ufficiali addetti al controllo della navigazione. Di notte veniva tesa sull'Adige, tra la città e l'apprestamento murato della sponda opposta, una catena sostenuta da alcuni pali emergenti. La Torre Vanga si trovava, quindi, al centro di tali dispositivi di sorveglianza e di sicurezza. Il nome dato alla Torre è quello di un’illustre famiglia tridentina, i Vanga, che probabilmente la fecero costruire, nei primi anni del Duecento. Fra i molti principi-vescovi che governarono la città, uno che lasciò segno profondo è certamente Federico Vanga, del quale si conserva nella Biblioteca un pregevole codice, da lui appunto detto "Vanghiano". La torre fu in parte demolita per ordine del Barbarossa, ma anche cosi decapitata conserva un aspetto imponente di fortilizio. Nella rivolta popolare del 1407, provocata dalla tirannia del principe-vescovo Giorgio di Liechtenstein, questi fu sconfitto e – caduto in mano al popolo, capitanato da Rodolfo Belenzani – fu rinchiuso a Torre Vanga. La prigionia del principe non fu lunga, perché Enrico di Rottenburgo riuscì a sconfiggere i rivoltosi e ad eliminare il loro capo. L'austera torre alta 39 metri e articolata su 7 piani, poggia su di un basamento di conci di calcare bianco contro il quale fluivano le acque dell'Adige prima della deviazione del 1858. A tale scopo, gli ignoti architetti del XII secolo concepirono la muraglia di settentrione a due lati disuguali si da formare uno sperone ad angolo ottuso. Perciò, fino ad una certa altezza, l'affusto ha forme pentagonali. Tale particolarità costruttiva fu verso la fine del XVI secolo posta in evidenza da Innocenzo a Prato, che descrive la Torre Vanga o Torre del Ponte, grande e quadrata sebbene abbia cinque lati. Di poi, l'angolo è assorbito, gradualmente dal prato di mattoni perfettamente quadrangolare. Il coronamento è merlato “ alla Ghibellina”. Nasconde il tetto ad una falda del quale, sulla facciata nord si osserva la linea dei fori di gronda. Le finestre quadrangolari, cornici di calcare bianco, doppia inferriata, corrispondono ai primi quattro piani voltati nell'ottocento. Le finestre a pieno sesto, ghiera di cotto, del sesto piano, le feritoie a spacco, l'aerea porticina del secondo piano, fronte ovest, a ghiera di cotto, inserita cromaticamente nel passaggio tra l'affusto di pietra e quello di mattoni, si riferiscono alla costruzione medievale. Così dicasi della bifora del primo piano. L'ingresso della torre era protetto da una struttura murata che contornava l'augusta corte. Poggiava sulla spalla del ponte. C'è da chiedersi se l'aerea porticina di cui sopra non fosse in comunicazione diretta con l'apprestamento murato della porta urbica all'inizio del ponte, verso la città. Il rivellino poggiava infatti sulla spalla sud del ponte. Era sostenuto da quattro potenti arconi di pietra proprio a ridosso della Porta di S.Lorenzo o Porta Bresciana. Dalla parte opposta il ponte era guardato da una torretta e un muro merlato. La strada si svolgeva fra questi apparati difensivi e la cinta del monastero benedettino poi domenicano. Le finestre quadrate, a doppia inferriata furono aperte verso il 1810, quando la torre fu dal Governo Italico destinata a prigione criminale. Il ricordo delle carceri e dei carcerati è discretamente vivo. I davanzali di pietra sono pieni di graffiti con nomi e cognomi e anni di pena. Il terzo piano è particolarmrnte eloquente. Sopra la porta della divisoria è dipinta la Madonna Addolorata con le sette spade nel seno e due santi a lato. Anche Torre Vanga funzionò a lungo da prigione, certo più umana della Torre consorella. Sottoposta a lavori di restauro, è stata poi riaperta ai turisti per permettere anche una visione di Trento dall'alto. All´interno ospita il Laboratorio di restauro ligneo della Provincia Autonoma di Trento. Per approfondire consiglio: http://www.ladigetto.it/permalink/5109.html

Foto: di Marco Moreschini su http://rete.comuni-italiani.it e di Matteo Ianeselli su http://commons.wikimedia.org

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