sabato 9 novembre 2013

Il castello di domenica 10 novembre






ARCEVIA (AN) – Castello di Piticchio

Uno dei più suggestivi e meglio conservati dell’arceviese, sorge su un poggio quasi circolare (379 m. d’altitudine) sito a circa sette chilometri da Arcevia, in direzione Serra de’ Conti. Alcune teorie danno il castello derivante da un insediamento romanico chiamato “pitulum”. Da un documento del 1223 risulta che Onorio III riconosceva la proprietà del Castrum Peticli al vescovo di Senigallia. Nel frattempo, il comune di Rocca Contrada, nato da una libera aggregazione di Signori che all’inizio del XIII secolo aveva messo sotto un’unica giurisdizione uomini, terra e castelli, stava completando la sua espansione verso fondovalle inglobando via via le piccole signorie laiche sia verso il Cesano sia verso la valle del Misa fino al confine con Serra de’ Conti. Restavano tuttavia domini ecclesiastici Loretello e Nidastore soggetti a Fonte Avellana e al vescovo di Fossombrone e quelli di Piticchio e Montale soggetti al Vescovo di Senigallia. All’indomani della restaurazione del potere della chiesa, dopo la conquista dell’Imperatore Federico II di Sassonia, avvenuta dopo il 1250 ecco che Rocca Contrada iniziò a dimostrare le sue mire espansionistiche su Montale e Piticchio. Le vicissitudini che dovettero affrontare gli abitanti di Piticchio dal 1250 al 1289 durante l’interminabile contesa tra il Comune di Rocca Contrada e il Vescovo di Senigallia determinarono una momentanea dispersione della popolazione e la distruzione delle mura e di parte dell’abitato ricostruito poi dalla fine del XIII sec. Le contese sul possesso dei due castelli ebbero fine il 10 marzo del 1289, quando presso il chiostro di S. Franceso si incontrarono il Vescovo di Senigallia Trasmondo, Messer Jacopo Vescovo di Fossombrone, Messer Albertino Priore di Fonte Avellana con il sindaco di Rocca Contrada Ricevuto Di Zanne. In questa occasione il Vescovo Trasmondo vendette al comune di Rocca Contrada i castelli di Piticchio e Montale, con territori, uomini, e vassalli, perdonando le offese fatte dagli abitanti di Rocca Contrada al Vescovo e promise che né lui né i suoi successori avrebbero edificato entro i confini dei castellari. In cambio Ricevuto Di Zanne, promise il pagamento di 5650 libre e l’affrancazione dei popoli, beni immobili e mobili e raccolti. Il 12 marzo il Vescovo in atto simbolico donò al Ricevuto Di Zanne la pietra simbolo dei castellari e la terra simbolo del territorio. Il 21 agosto 1293 Messer Todino Vescovo di Senigallia concesse ad Accursolo Di Berta, sindaco di Piticchio, la libertà dei castellari. In questo periodo Piticchio aveva circa 650 abitanti. Come detto sopra, la ricostruzione della cinta muraria iniziò intorno alla fine del XIII secolo. Ma la ricostruzione più importante fu fatta nel 1542 da Mastro Giovanni Di Matteo Da Bellinzona. Insieme con questo il castello esigeva la manutenzione del fossato e la custodia della porta del ponte levatoio. In ogni caso fino all’unità d’Italia (17 marzo 1861) non vi furono interventi tali da modificarne l’aspetto delle mura. Successive modifiche di un certo rilievo per l’aspetto del paese si segnalano a partire dal XVIII secolo, in particolare dopo il forte terremoto, con epicentro a Gualdo Tadino e Nocera, che nel 1751 colpì la zona. Circa un secolo dopo, venne costruito l’unico edificio di Piticchio con entrata dall’esterno delle mura, per ragioni di successione fu ceduto alla famiglia De Strani. L’arco gotico alla base della torre, risalente al tardo Medioevo, sovrastava l’antica ed unica porta d’ingresso cui si accedeva,con una ripida rampa ed il ponte levatoio, dalla strada immediatamente sottostante. L’attuale ingresso al paese risale alla fine dell’800 quando si eliminò il ponte levatoio e si apprestò un più comodo terrapieno laterale con una seconda porta esterna d’accesso; sopra l’antico arco gotico fu soprelevata la Torre con l’installazione dell’ orologio. Il quadrante dell’orologio nonché lo stemma di Piticchio, sulla porta esterna, sono stati realizzati in ceramica nel 1991 dal noto pittore Bruno d’Arcevia, nativo del paese. Entro le mura del castello, nel punto più alto del paese, si trova la chiesa parrocchiale di S. Sebastiano, edificata nella seconda metà del ‘400 e ampliata alla fine del secolo successivo. Ottimamente restaurato il castello ha un impianto tipicamente quattrocentesco tutto imperniato sulle mura di cinta. Splendido il camminamento di ronda che permette di circuitare l’intera cinta muraria, con l’ampia scarpa che caratterizza buona parte del circuito. Ecco un video su Piticchio: http://www.youtube.com/watch?v=-y0Rc9lShBs


Foto: da http://www.cadnet.marche.it/arcevia/piticchio.html e da www.ilpiccioneviaggiatore.eu

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