sabato 3 agosto 2013
Il blog va in ferie....
ad agosto, come consuetudine, mi fermo....ne approfitto per rifiatare visto che non è affatto semplice mantenere il ritmo di un castello al giorno di cui parlare! L'augurio a tutti i lettori del blog è di trascorrere bene questo mese e...magari di vedere dal vivo qualche bel castello italiano. Io ahimè rimarrò a casa e al massimo andrò a rivedere per l'ennesima volta il castello di Giulio II ad Ostia Antica, il più vicino a dove abito (escludo sorprese ma nella vita non si sa mai...). Ci rivediamo a fine mese (forse il 29 o il 30) e mi raccomando, ripassate perchè siete tutti i benvenuti qui ;-)
Valentino
giovedì 1 agosto 2013
Il castello di venerdì 2 agosto
CUGLIERI (OR) – Castello di Montiferru
Cuglieri fece parte del Giudicato di Torres dove fu anche
capitale della curatoria del Montiferru. Nel 1160 Ittocorre, fratello del
giudice Barisone di Torres, fece costruire il Castello del Montiferru (oggi
Casteddu Ezzu) allo scopo di proteggere il confine del giudicato dagli attacchi
del vicino Giudicato di Arborea. Nel 1259 con la fine del Giudicato di Torres,
Cuglieri fu annesso al giudicato d'Arborea, ad opera del sovrano Mariano II. Nel
1294 fu ripreso dai Pisani, con molti altri castelli, ai fratelli Guelfo e
Lotto della Gherardesca, figli dello sventurato conte Ugolino. Nel 1300 il
castello fu dato in pegno dal marchese Malaspina ad Andrea e a Mariano
d'Arborea, che lo possedevano nel 1308, così come il castello di Serravalle di
Bosa e quello di Montacuto.
Nel 1328 il re Alfonso d'Aragona, con l'avvento al trono, ne confermò il
possesso a Ugone d'Arborea. Nel 1354 Mariano d'Arborea, ribellatosi al re
Pietro il Cerimonioso, occupò il castello che manteneva ancora, nonostante gli
accordi, nel 1355. Con la resa di San Martino fuori le mura nel 1410, Cuglieri
col suo castello passò al Regno di Sardegna e Corsica; il maniero
perse la sua funzione difensiva e subì diversi passaggi di proprietà. Nel 1417
fu dato, a titolo di feudo col paese di Cuglieri, da Alfonso V a Guglielmo di
Montañans, primo feudatario di Cuglieri (composta dai villaggi di Sennariolo,
Santu Lussurgiu, Cuglieri, Scano, Flussio e Sietefuentes), che nel 1426 lo
vendette a Raimondo Zatrillas. I Zatrillas tennero il feudo per 248 anni, fino
al 1669. A loro si deve lo sviluppo dell’olivocultura sul territorio. I Serviti
diffusero il culto della Vergine e furono ancora i Zatrillas a costruire e ad
ampliare la chiesa della Madonna della Neve. Nel 1548, per la generosità della
beata Lucia Zatrillas, fu costruito anche il convento dei Servi di Maria,
annesso alla Chiesa delle Grazie. Molto importante fu la storia di Francesca
Zatrillas, ultima feudataria per la sua famiglia del feudo. Nata a Cuglieri nel
1642, fu la quinta contessa di Cuglieri e la quarta marchesa di Siefuentes. Nel
1668 rimase coinvolta nell’omicidio del marito Agostino di Castelvì e del
Viceré Camarassa. Ritenuta colpevole si rifugiò nel suo feudo, prima nel
castello del Montiferru. Avuta notizia dell'arrivo ad Oristano di un gruppo di
cavalieri, con a capo un commissario, che doveva perseguirla, di notte fuggì
nella montagna, rifugiandosi nella chiesa campestre di S. Lorenzo. Poi
avventurosamente giunse alla cala di Foghe, da dove si imbarcò alla volta di
Livorno. Il feudo fu quindi recuperato dalla Corona, ma il castello, dal 1670,
fu abbandonato. Il monte sul quale è stato costruito il fortilizio è formato da
roccia basaltica grigia che mostra in qualche punto la divisione in prismi. Le
emergenze materiali di Casteddu Ezzu si limitano a resti di torri, paramenti
murari e vani sotterranei probabilmente con funzione di cisterne. Il castello,
la cui pianta si presentava allungata, racchiudeva all'interno delle sue mura
una serie di ambienti, di cui è rimasta traccia a livello di fondamenta, ma di
cui non è dato conoscere le funzioni. Non vi sono studi recenti che trattino la
struttura del castello di Montiferru. Si rimanda alla voce
"Cuglieri", curata da Vittorio Angius per il "Dizionario"
del Casalis, edito alla metà dell'Ottocento. Una riedizione dell'opera, con la
selezione dei lemmi realtivi alla Sardegna, è stata curata dalla Ilisso
Edizioni nel 2006. Alcune foto aggiuntive si possono trovare ai seguenti link: http://ilanadera.blogspot.it/2011/12/castello-del-montiferru-cuglieri.html,
http://lnx.laboccadelvulcano.it/index.php?option=com_oziogallery3&view=10cooliris&Itemid=133&lang=it
Fonti: http://it.wikipedia.org, http://www.cuglieri.com, http://www.sardegnacultura.it, http://lnx.laboccadelvulcano.it
Foto: da www.cuglieri.com
e di orlyniscu trovata su http://www.panoramio.com
Il castello di giovedì 1 agosto
PAVULLO NEL FRIGNANO (MO) – Castello di Semese
Edificato in muratura di pietrame a vista e copertura in
coppi, nasce sulla sommità di un altipiano, a 803 metri sul livello del mare,
da cui domina la valle del Panaro, territorio in antichità oggetto di contese
in quanto ambito sia dall’Esarcato che dai Longobardi. Per la sua posizione
geografica privilegiata, naturalmente adatta all'avvistamento e alla
segnalazione, Semese fu abitato fin da epoca Neolitica, come dimostrano i
reperti ritrovati nella zona. L'insediamento castellano risale al XIII secolo,
ma probabilmente il corpo principale era esistente già dal secolo precedente.
Da sempre sotto il dominio della potente famiglia Da Verica, il feudo passò
tra i possedimenti dei Montecuccoli nel XIII secolo che ne potenziarono la
fortificazione. Nell'atto di donazione del 1387 risultano soggette al castello
le fortezze di Sasso, Castagneto, Bibone, Monteauriga (Verica), Corogno,
Monterastello, Montefolignano, Montemarcio (Cà di Marzo), Monticello. Verso la
fine del '300 il signore feudatario di Semese era Lanzillotto Montecuccolo, dal
carattere violento e arrogante, che ingaggiò una lunga e sanguinosa disputa per
ragioni ereditarie con il cugino Gaspare, signore di Montecuccolo e alleato con
gli Estensi. Seppur sconfitto, Lancillotto non si arrese e dal suo esilio tentò
d’organizzare un nuovo attacco al cugino. Dopo la sua improvvisa morte, Gaspare,
mosso ancora da atroce vendetta, catturò i figli (Corsino e Antonio) dell’ormai
defunto cugino e li fece affogare nella profonda cisterna del castello nel 1402.
Nel 1445 i possedimenti dei Montecuccoli passarono al figlio Cesare I che li
amministrò con saggezza fino al 1506, quando alla sua morte il feudo passò
nelle mani di Giovanni Lodovico. All'inizio del XVI secolo, durante le lotte tra gli Estensi e il regno Pontificio
di Giulio II, Semese insieme a Montecenere divenne baluardo della resistenza
frignanese. A Semese Margherita Pio, vedova di Giovanni Lodovico e madre di
Mario, che assunse il potere del feudo durante il periodo delle devastazioni
dei Tanari, tenne alta la bandiera della fedeltà ad Alfonso I d'Este. Il
castello di Semese resistette a parecchi assalti per il coraggioso presidio
posto alla sua guardia, che fece precipitare dalle mura gli aggressori levando
loro le scale sottostanti. La scomparsa del conte Mario nel 1569 creò tra gli
eredi nuove liti che spinsero il duca d'Este a prendere possesso provvisorio
dei beni, sottoposti ad un Commissario del Frignano. Le liti si risolsero solo
nel 1572 e i beni furono divisi tra Cesare II e Girolamo, figli di Bersanino
del ramo Montecuccoli di Montese. Alla morte di Girolamo, i beni che facevano
capo a Semese tornarono a essere tutti uniti sotto Francesco, figlio di Cesare
II. Successivamente Enea, figlio di Francesco, che era molto attaccato alla sua
terra, fece di Semese un importante centro di potere amministrativo e politico
con un castello che assunse aspetto di una vera dimora signorile. Alla morte di
Enea, nel 1630, il figlio Francesco diede il feudo di Semese alle mani della
Camera Ducale e in cambio ottenne il feudo di Guiglia. Non si conoscono le
cause di tale permuta. Sette anni dopo la permuta con Guglia, del possesso di
Semese fu investito il Marchese Ippolito Bagnesi - Bellincini. I nuovi arrivati
furono scrupolosi dal punto di vista amministrativo, specie nei riguardi delle
popolazioni a loro soggette. Ben poco comunque lasciarono i Bagnesi-Bellicini
del loro governo: non risiedendo in luogo non poterono sorvegliare da vicino le
vicende che vi si svolgevano. Di conseguenza, il castello venne trascurato e
iniziò lentamente la sua rovina. Con l'avvento della Rivoluzione Francese il
castello era ormai per la maggior parte diroccato. Si tratta di un insediamento
castellano costituito da torre, dimora feudale a tre piani, mura di cinta
merlata ad andamento poligonale e corpo di guardia, al quale si accede per la
strada di Verica dalla località "Ca’ del Fabbro". La torre, di
notevole altezza, è a pianta quadrata, murata a filaretto, con portale originale
sul lato sud ad arco a tutto sesto, un portale trilitico sul lato Ovest e cella
campanaria, successiva all'impianto medioevale.Il corpo di guardia è a ridosso
dell'ingresso di ponente, con sottostante cisterna scavata nel sasso,
tristemente famosa per la morte già descritta in precedenza dei giovani figli
di Lanzillotto Montecuccolo. Il castello faceva parte di un sistema difensivo a
stella (o raggiera) che dominava su tutta la zona; era fortificato, difeso da
alte mura all’interno delle quali era presente anche una dimora signorile.
Nella sua struttura iniziale, il maniero di Semese era molto simile al vicino castello di Montecuccolo, anch’esso in
possesso di torre isolata e residenza feudale costruita nella zona meridionale
del perimetro. L'analogia con la tipologia castellana di Montecuccolo si può
estendere al "borgo", pure disposto attorno ad una piazza, qui di
dimensioni maggiori, con la chiesa, l'osteria, la casa del podestà, nella quale
si teneva un importante mercato di sabato. Per inciso può risultare notevole
anche il parallelo della evoluzione storica dei due castelli, destinati
entrambi a soppiantare i precedenti castelli di pieve (di Renno di Sopra e di
Verica) anche se Semese rimase sempre in rapporto di subordinazione a
Montecuccolo, castello di valle del Frignano, e maniero avito della grande
casata. Non esistono documenti che testimonino le varie fasi dei lavori di
potenziamento subìti dal castello, le informazioni pervenute partono dalla
prima metà del Seicento. Risale a questo periodo un disegno che rappresenta
l’edificio munito di tre torri. La centrale appare più possente, merlata e
soprattutto a pianta rotonda, e aveva lo scopo di proteggere la porta
principale e il ponte levatoio; della cinta muraria così come la si può vedere
oggi non si ha alcuna traccia. Tale torre venne adibita a campanile. Le cinque
nicchie che adornano la facciata contenevano le statue del Begarelli (o della
scuola), poi trasferite nella Pieve di Verica a dimostrazione dell'importanza
di questo raro e compiuto esempio di architettura manierista trapiantato in
montagna. Interessante è un rilievo poco distante dal castello, detto di S.
Giacomo, con resti di muraglie che proseguono anche verso nord e verso ovest
dentro una fitta boscaglia, probabile sede di un castelliere ligure sul cui
tracciato è posto il piccolo oratorio di S. Rocco, antichissima cappella erede,
forse, di un edificio di culto pagano. La struttura odierna comprende inoltre
la chiesetta di San Giacinto, eretta sul finire del ‘500 per volontà del
marchese Enea Montecuccoli, che si oppone per posizione all’ala che ospita le
stalle, le scuderie e le abitazioni coloniche. Il castello, appartenente ora a
diversi proprietari privati e in parte rimaneggiato, rappresenta comunque uno
dei centri storici più interessanti e suggestivi del Medio Frignano, in
discreto stato di conservazione.
Fonti: scheda di Cetty Giuffrida su http://www.icastelli.it, http://raimondomontecuccoli.galmodenareggio.it,
Testo di Claudio Caselgrandi su http://www.appenninoonline.com,
http://www.mondimedievali.net/ (http://www.parcoluoghidellanima.it/_ITA_ANIMA/luoghi_dettaglio.aspx?cod=20)
Foto : di Stefano Torreggiani su http://www.comune.pavullo-nel-frignano.mo.it
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