mercoledì 3 luglio 2013

Il castello di giovedì 4 luglio





TRIVENTO (CB) – Castello Ducale Colaneri

E’ collocato nei pressi della Cattedrale. L'epoca dell'edificazione del castello di Trivento, oggi non più tale, é ignota non essendoci notizie o riferimenti storici precisi, tranne rare citazioni di cronisti medioevali che si riferiscono a fatti d'armi dell'epoca. Analizzando però le sue caratteristiche architettoniche si pensa che la fortezza sia stata costruita intorno ai secoli XIII-XIV. Il castello era circondato a ovest da una profonda vallata naturale, inattaccabile, mentre negli altri lati vi erano torri merlate, bastioni, barbacane e ponte levatoio, da molti secoli non più esistenti. Nell'interno una serie di trabocchetti, saracinesche, caditoie e cunicoli sotterranei segreti, immettenti all'aperto nella profonda vallata occidentale in uscite ben dissimulate nel caso di forzata ritirata. Insomma un sistema difensivo complesso e poderoso. Le prime notizie storiche risalgono quindi all'alto Medioevo, epoca in cui Trivento apparteneva al ducato longobardo prima e al principato di Benevento poi. Nel successivo periodo normanno, intorno al 1130, il suo castello, chiamato “nobile” da L. Alberti, difeso da Giovanni detto " lo Sclavo", valoroso ed imperturbabile guerriero, fu assediato ed espugnato dalle soldatesche di Ruggiero prima che questi fondasse la sua monarchia e lo traesse quindi alla sua parte da quella di Lotario imperatore per cui in precedenza stava. Nell'archivio storico di Napoli si hanno notizie più consistenti dal periodo angioino in poi; risulta infatti che dopo la sconfitta di Manfredi nella battaglia di Benevento (1260) e la conquista militare del Regno di Napoli da parte di Carlo I d'Angiò, la contea di Trivento fu concessa dal vincitore come premio per l'aiuto ricevuto, ad Ansaldo di Lavanderia della cui persona tacciono cronisti e storici; doveva essere uno dei tanti cadetti di case nobili francesi venuti alla conquista del regno per fare fortuna. Verosimilmente costui morì senza eredi ed il feudo tornò al Demanio. Lo stesso Re, morto nel 1285, gli diede per successore Amerigo de Sus venuto pure lui al seguito delle armi francesi alla conquista del Regno. Questa famiglia si estinse presto poiché Pietro morì nel 1326 ed Amerigo nel 1347 entrambi senza eredi. Il contado quindi passò alla famiglia Pipino, di stirpe francese, venuta anch'essa al seguito di Carlo I d'Angiò ed ascritta al patriziato napoletano al seggio di Porto. A questa signoria successe quella di Egidio Vallacublay e della moglie Margherita sua erede, la quale, sposando in seconde nozze il conte di Cerreto, vendette nel 1313 la contea di Trivento a Guglielmo d'Evoli, mentre altri asseriscono che Trivento fu assegnato a Niccolò d'Evoli da re Roberto nel 1309, appena salito al trono. La differenza tra le due tesi si riduce alla diversità del nome dell'intestatario e ai quattro anni tra le due date. Guglielmo d'Evoli, figliolo di Niccolò e conte di Trivento ben noto ai suoi tempi tra i più chiari uomini d'arme, fu cavallerizzo maggiore alla corte di re Roberto, seguì il duca di Calabria a Firenze e quindi a Roma a scacciare imperatore e antipapa e dove il cardinale Orsini col suo ausilio, (comandava 800 cavalli ), ripristinò l'autorità pontificia. Nel corso di tale missione fu creato senatore di Roma, cioè fu innalzato alla più alta magistratura dello stato. Compromesso tuttavia nell'assassinio del principe Andrea d'Ungheria, marito di Giovanna I, avvenuto in Anversa nel 1345, fu privato del feudo e questo devoluto al Demanio. Dopo questi fatti l'Università di Trivento venne assegnata in dote a Giovanna di Durazzo, cugina della regina, che sposò nel 1363 il conte d'Artois. Asceso al trono nel 1301 Carlo di Durazzo, cugino della predetta principessa, confiscò il feudo alla stessa facendone titolare Giovanni de' Trinci, in modo che in quel periodo di tempo il titolo comitale di Trivento era portato dai d'Evoli e dai Trinci. Successivamente la contea di Trivento fu assegnata da re Ladislao, venuto intanto a capo delle fazioni, a Francesco d'Evoli, famiglia questa di origine normanna e signori di Capua, il quale a sua volta la diede in dote alla sua unica figlia Medea, consorte di Giacomo Caldora. Di questo capitano di ventura si può dire che a suo tempo fu vincitore di Braccio di Montone e del Piccinnino nella battaglia dell'Aquila ( 1424 ), fu scelto dalla regina Giovanna II e Renato suo erede, del quale fu Gran Contestabile e Viceré, a sostenere la loro causa contro Alfonso D'Aragona. Prode nelle armi, oltre che essere uomo di lettere, fu tra i maggiori capitani del suo tempo, tanto da essere chiamato dai papi Gregorio XII e Martino V a condottiero dell'esercito pontificio; durante la sua signoria il castello fu notevolmente restaurato. A costui successe il figlio Antonio, che dicesi nativo di Trivento, nei primi anni del XV secolo, di cui era conte nonché duca di Bari. La sua fortuna venne a mancare nella battaglia di Sessano, combattuta il 24 giugno 1442, dove la causa angioina da lui sostenuta fu perduta, restando sconfitto e prigioniero di Alfonso d'Aragona, che gli dimezzò i feudi privandolo di tutte le prerogative feudali e amministrative, quindi esulò dal regno e si spense a Jesi nello Stato della Chiesa. Nella seconda metà del XV secolo il duca Giovanni d'Angiò, figlio dell'ex re Renato, tentò la riconquista del regno, ma la fortuna non l'assecondò; il conte di Trivento sostenitore della sua causa nel 1461 con le sue milizie assaltò S.Germano, sperando di impossessarsi della fortezza e quindi di Montecassino, traendolo dalla parte aragonese per cui stava, a quella angioina, ma il suo assalto fu respinto e quindi il tentativo angioino falli. Dopo questi avvenimenti la contea di Trivento con diploma del 1465 del re Alfonso d'Aragona, fu data in feudo a Galzerarno Requesenz di famiglia patrizia catalana, che usava per insegna uno scudo azzurro con tre rocchi d'oro con bordura dentata dello stesso. Requesenz inviato come capitano generale della flotta da re Giovanni d'Aragona, zio di Ferrante I, al nipote per fargli recuperare l'isola d'Ischia, estremo rifugio del pretendente Giovanni d'Angiò. Egli pose l'assedio all'isola ma il pretendente n'era già salpato e dopo brillanti operazioni navali ne ottenne la resa. Re Ferrante si recò a capo Miseno per ricercarvi la flotta vittoriosa e, durante l'omaggio che il capitano generale gli rendeva, lo nominò conte di Trivento. Luigi Galzerano di Requesenz di origine catalana, conte di Trivento morì nel 1504, unica erede fu la figlia Isabella che nel 1507 vendette Trivento, Pescopennataro e S. Angelo del Pesco a Michele d'Afflitto. La nobile famiglia d' Afflitto discendente da vecchio ceppo amalfitano, pervenuto al patriziato attraverso l'esercizio delle più alte magistrature, venne ascritta in Napoli ai seggi di Porto, di Nido e Portanova; Dopo non molti anni, durante le lotte tra Carlo V imperatore e Francesco I re di Francia, quasi sicuramente nella II^ metà del febbraio 1527, Trivento si trovava a parteggiare per il primo ed era presidiata da tal Consalvo Quici. I francesi guidati dal loro capitano il visconte di Loutrech, dopo aver saccheggiato varie città abruzzesi, assalirono Trivento, che poi saccheggiarono. Per questo fatto il Loutrech fu chiamato il II° Silla e Trivento si ebbe l'appellativo di " fedele all'augustissima Casa d'Austria ". Successivamente fu donata ai Caracciolo, vetusta ed illustre famiglia le cui origini si perdono nella notte dei tempi del mondo greco precristiano. Nicola Caracciolo, in vita nel 1807 all'epoca dell'eversione della feudalità, alienò il palazzo comitale, ormai da tempo non più castello, a favore dei signori Colaneri, i cui eredi sono gli attuali proprietari. La struttura è in pietra e presenta delle alte mura di cinta, che un tempo avevano funzione di difesa. La sua pianta è irregolare e si eleva su due piani. La complessità dell’edificio dimostra che la sua costruzione è avvenuta in più fasi storiche e che le sue parti sono di diversa datazione. Il palazzo presenta due ingressi: quello di destra, affiancato da uno stemma, conduce a una stradina che porta alla zona posteriore dell'edificio. Attraverso l'ingresso di sinistra si accede all'interno del palazzo, dove si incontra subito un piccolo giardino pensile; un'altra area verde è posta dietro il castello e ad essa si accede tramite alcune stanze del primo piano. L'interno di Palazzo Colaneri, attualmente disabitato, è stato radicalmente trasformato fino a perdere i caratteri residenziali. Fino a pochi anni fa infatti è stato adibito a carcere, come è possibile notare dalla suddivisione degli ambienti e dalle inferriate ancora presenti, pertanto non presenta la tipica successione di saloni di un palazzo, né elementi d'arredo o decorativi che ricordino il suo passato di dimora signorile. L’unico ambiente in cui sono presenti ancora delle tracce del passato, è il salone collocato al piano superiore, il cui soffitto è affrescato. Altre notizie si possono trovare al seguente link: http://web.tiscali.it/prolocotrivento/castello.htm

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