sabato 6 aprile 2013

Il castello di sabato 6 aprile






CAMPOMAGGIORE (PZ) – Palazzo Baronale di Campomaggiore Vecchia

Dopo essere stato abitato dalla preistoria fino al 1300 e in seguito ad un periodo di abbandono, come viene spesso registrato nei territori della Basilicata soggetti a continui spostamenti di popolazioni in cerca di nuove terre da coltivare, il territorio di Campomaggiore, privo di feudatari, passò alla Corona imperiale. Nel 1673 il feudo fu assegnato alla famiglia Rendina da Re Filippo IV, che concesse il titolo di Conte a Gerardo Antonio Rendina, imponendogli però di ripopolare il feudo. La famiglia Rendina prese a cuore Campomaggiore, e ne capì il potenziale agricolo, tanto che il conte Teodoro Rendina decise insieme ai suoi amici allievi del Collegio Tolomeo di Siena di fondare un paese secondo i dettami architettonici del tempo. La costruzione del paese iniziò alla fine del Settecento; l’architetto che si dedicò alla sua ideazione fu Giovanni Patturelli, allievo del Vanvitelli, che impose alla sua progettazione le idee delle teorie utopistiche di Robert Owen e Charles Fourier. Il paese fu infatti progettato per sole 1600 persone, con case disposte a scacchiera, i cui abitanti avevano tutti un pezzo di terra da coltivare con un numero di ulivi destinato e una vigna, al centro del paese la Chiesa, intitolata alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo e il Palazzo baronale che si affacciano entrambi nella Piazza dei Voti, così chiamata per ricordare l'impegno che presero le prime 16 famiglie il 20 novembre 1741 con la famiglia Rendina nella costruzione del paese. I conti Rendina emanarono dunque un editto che prevedeva un alloggio e terreno da coltivare a chiunque si fosse trasferito a Campomaggiore, richiamarono poi delle maestranze di Bitonto per la piantagione di ulivi nel territorio circostante. Nel 1833 la popolazione era di 1500 persone, era una delle prime ad avere una stazione ferroviaria, un cimitero e una grande fontana come lavatoio, e vari frantoi dislocati sul territorio, e il comando delle forze armate. Era un paese all'avanguardia. Il 2 febbraio 1885 una leggenda narra che due contadini con dei muli furono avvisati dalla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, protettrice di Campomaggiore, che da lì a poco ci sarebbe stato un evento nefasto per il paese, una frana che avrebbe distrutto l'intero borgo. I due contadini videro sgretolarsi davanti a loro il ponte che stavano per attraversare, che i muli erano restii ad attraversare. Tornati al paese radunarono la popolazione e assistettero alla distruzione del borgo, e al crollo del sogno utopico dei conti Rendina. Si tentò, negli anni successivi, di ricostruire un nuovo paese poco più lontano, il Campomaggiore nuovo, ma esso non ha mai raggiunto la fama di quello vecchio né il numero di abitanti. I nobili Rendina, signori di Campomaggiore, i cui eredi esistono tutt’oggi, non si sa quando e come, unirono la loro casata con quella dei Cutinelli, altrettanto nobili. I Cutinelli-Rendina sono rimasti a lungo nel buon ricordo dei Campomaggioresi, specialmente quelli della vecchia generazione, i quali, attraverso i loro avi, hanno sentito più da vicino la benevola protezione di detti signori. Il Palazzo Baronale, chiamato anche Castello dei Rendina, è composto da un grande fabbricato con apertura centrale e da una corte retrostante sicuramente seriore. Di esso è visibile soprattutto il versante nord che si affaccia sulla "piazza Rendina", dato che probabilmente si trova sulla spianata del paese e quindi meno soggetto ai movimenti franosi. Resta comunque leggibile l'intero impianto quadrilatero realizzato su due ordini scanditi da due marcapiano e da uno spiccato di fondazione realizzato in blocchi più o meno squadrati di pietra su letti di pietra di posa sub-orizzontali. L’edificio termina con appendici di rinforzo a scarpa anch'esse quadrate. La presenza, lungo i lati di tutta la fabbrica, di fori per travicelli permette di concludere che l'intero edificio fu costruito secondo il metodo isometrico, cioè non privilegiando nessun ambiente. Il lato principale, che si affaccia sulla Piazza dei Voti e verso la Chiesa Madre, misura 24,60 metri senza appendici, con esse invece circa 39,45 metri, mentre il lato settentrionale misura complessivamente 36,20 metri di lunghezza. L'ingresso principale, un tempo intatto ed oggi spoglio dei conci dell'archivolto e dei piedritti, doveva possedere una luce di circa 3,70 metri ed immetteva attraverso un breve corridoio, di 5,40 x 5,80 metri, in un giardino interno sotto il quale furono scavati in trincea, nella viva roccia, due cunicoli (grosso modo larghi 2 e profondi circa 4 metri), voltati a botte, con probabile funzione di raccolta dell’acqua piovana. I numerosi ritrovamenti di tegole e coppi, sempre in argilla rossa e la presenza di una sola trave di legno ancora in sito nei pressi della torre nord-ovest non fanno che riportare ad una suggestiva copertura a capriate, che lasciava scoperto il giardino. Con queste coperture il palazzo doveva essere alto quasi sedici metri. Fatto piuttosto interessante è l'inserimento nei muri delle tubazioni verticali corrispondenti alle grondaie che alimentavano la cisterna del giardino. Nella parte posteriore del palazzo erano dislocati depositi, dispense e la cucina. Sul retro dell’edificio vi è un rarissimo esemplare di sequoia conifera, importata dal Nord America dal conte Cutinelli-Rendina. In un articolo successivo parleremo del Casino della Contessa, altro edificio di Campomaggiore che fu abitato dai Rendina.

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