sabato 20 aprile 2013

Il castello di sabato 20 aprile






CASTELFONDO (TN) – Castello

Sorge sul promontorio fra i precipizi del rio Robiola e del torrente Novella, prima del paese di Castelfondo e dall'alto sembra emergere dal verde del parco, difeso dalla torretta cuspidata della cortina esterna. Nonostante la possibile origine romana, le prime attestazioni del castello risalgono al XII secolo, quando, sotto il dominio dei Castelfondo prima e poi, per via matrimoniale, dei Cagnò, venne eretto il nucleo originario costituito dal poderoso mastio. Addossati a quest'ultimo sorsero i vari corpi di fabbrica, protetti da una o più cerchie di mura. Il castello era sede della più ampia giurisdizione tirolese della valle di Non, comprendente Melango (oggi Castelfondo), Raìna, Dovéna, Brez, Arsio, Traversara, la valle di Senales/Schnalstal, Ruffré, Dos, Amblàr, la valle di san Romedio e Tavón. Nel corso dei secoli il maniero subì ricostruzioni e modifiche; gli apprestamenti difensivi rendono conto del valore strategico del complesso, passato a diversi proprietari. Godescalco di Cagnò nella seconda metà del XIII secolo lo vendette per 1800 marche veronesi a Mainardo II conte del Tirolo. Questi iniziò così l'occupazione di gran parte della valle di Non, riuscendo in breve a controllarne i vari passaggi: Palade, Mendola, Rocchetta, Molveno, Zambana vecchia-Fai della Paganella. All'inizio del Trecento Enrico III di Rottemburgo ottenne il castello e la relativa giurisdizione. Nel 1412 il maniero tornò nella persona di Federico IV duca d'Austria ai conti del Tirolo, che lo governarono per diversi anni con dei capitani, fino alla metà del secolo, quando lo ricevette come feudo pignoratizio Bernardo Fuchs von Fuchsberg. Nel 1471 Baldassare e Simone Thun ottennero il maniero di Castelfondo. Dal punto di vista architettonico va rilevato l'intervento promosso da Simone Thun allo scadere del XV secolo, con la realizzazione (nel 1492) nel cortile interno di un elegante porticato a quattro archi a tutto sesto, opera del maestro muratore Lorenzo di val d'Intelvi. Le stesse maestranze comacine sopraelevarono inoltre i due corpi trecenteschi addossati al mastio e costruirono il palazzo semicircolare che chiude la corte. Fra gli eventi storici più significativi si ricorda l'assedio da parte dei contadini insorti nel 1525 durante la guerra rustica; nel febbraio 1670 un incendio causò gravi danni e nel gennaio del 1738 due roghi distrussero di nuovo il complesso e, in parte, il corposo archivio di famiglia. Il castello, abbandonato dai proprietari trasferitisi in Boemia, cadde lentamente in rovina, fino al passaggio ai conti Thun della linea di castel Braghér. Guidobaldo (1808-1865) e il figlio Galeazzo (1850-1931), Gran Maestro dell'Ordine di Malta dal 1905, lo restaurarono nel corso del XIX secolo, riportandolo a un nuovo splendore. Il maniero conserva una biblioteca, un archivio, diverse opere d'arte e una collezione di armi. Fra i diversi ambienti interni si possono ricordare la Camera del foro, la Stanza del camino, la Camera longa, la Camera di don Chisciotte, la Camera dei vescovi con ritratti dei presuli Thun e il Salone degli antenati. Attualmente il castello è proprietà privata e pertanto rimane chiuso al pubblico.


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