venerdì 19 aprile 2013

Il castello di giovedì 18 aprile






SPERLINGA (EN) - Castello

Il toponimo Sperlinga è di origine greca e deriva dal termine “spelino”, Spelunca, che significa spelonca, grotta. Infatti il sito su cui sorge Sperlinga e tutto il territorio circostante è cosparso di numerose grotte artificiali scavate nell'arenaria. Il borgo nacque il 30 novembre nel 1597, quando il re Filippo IV concesse a Giovanni Forti Natoli il privilegio di "potervi fabbricare terre". Nei secoli precedenti alla nascita di Sperlinga, esisteva semplicemente la fortezza (in parte scavata in una gigantesca mole d'arenaria dai Siculi a partire dal XII secolo a.C., e in parte costruita sulla stessa roccia intorno all'anno Mille) e le poche case costruite ai piedi del castello. Situato in prossimità di una di quelle che erano ritenute tra le più importanti strade di comunicazione interna, assunse un'importanza strategica fin dall'avvento dei Normanni e raggiunse il massimo splendore in epoca medievale. L'avvenimento più importante nella storia di Sperlinga è senz'altro il Vespro Siciliano del 1282. Quando la ribellione contro la dominazione angioina si diffuse per tutti i paesi della Sicilia, una guarnigione di francesi, capeggiati da Petro de Alemanno o Lemanno, doveva trovarsi nel castello di Sperlinga; raggiunta dalla notizia della rivolta si asserragliò all'interno del maniero, dove, aiutata per gli approvvigionamenti dai signori locali, resistette per quasi un anno. L'episodio è ricordato da una scritta postuma (sec. XVI) sull'arco nell'androne: QUOD SICULIS PLACUIT SOLA SPERLINGA NEGAVIT. La sola Sperlinga negò ciò che ai Siciliani piacque. Il Castello in quel periodo era di proprietà dello stesso Petro de Lemanno che attese invano gli aiuti di Carlo d'Angiò. La storia di Sperlinga si identifica con le famiglie che possedettero il castello ed i feudi annessi. Il primo signore di cui abbiamo notizie fu Russo Rubeo (o Russo Rosso) nel 1132 col titolo di Barone. Dopo la guerra del Vespro (1282) il re Pietro d'Aragona, che fece distruggere il castello, assegnò la baronia di Sperlinga a Francesco Scaglione. Nel 1296, stando a quanto scrive B. Muscia, (1692), il castello di Sperlinga si trovava in mano a Francesco Ventimiglia. La famiglia Ventimiglia, che smembrò il castello vendendone una parte ai Ferrara di Gragnano, mantenne il controllo del fortilizio, e delle terre annesse, fino al 1597 quando Giovanni Ventimiglia cedette tutto a Giovanni Forti Natoli. Il re Filippo IV concesse al Natoli, per sé e per i suoi discendenti, il titolo di principe erigendo la baronia a principato. Giovanni Natoli destinò la rocca a centro propulsore del suo principato, iniziando così l'ascesa economica connessa al ritorno alla terra dell'aristocrazia imprenditoriale. L'adattamento della fortezza a palazzo baronale, la fondazione di una nuova chiesa madre fuori della cinta, alla quale passarono tutti i privilegi di quella antichissima che era all'interno del castello, indicano la volontà colonizzatrice di questo nuovo signore. Francesco Natoli, vendette a Giovanni Stefano Oneto la fortezza di Sperlinga, quest'ultimo fu il primo duca di Sperlinga. A lui successe il figlio Domenico nel 1680 quale primogenito. L'ultimo duca di Sperlinga fu Giuseppe Oneto e Lanza che nel 1862 concesse il castello in enfiteusi al barone Nunzio Nicosia da Nicosia. Gli eredi del Nicosia nel 1973 lo vendettero al Comune di Sperlinga per la simbolica cifra di mille lire. Da allora i ruderi lentamente sono tornati a somigliare sempre più ad una fortezza che oggi, dopo i lavori di restauro, è fruibile al pubblico. Il castello sorge su diversi livelli che meravigliano per la loro maestosità e grandiosità. Presenta pianta oblunga di circa 200 metri di lunghezza per 15 di larghezza; in cima alla rupe, alta circa 70 metri dal calpestio di piazza Castello, le dimensioni del corpo superiore risultano alquanto ridotte (40 x 7 metri circa). Oltrepassato quello che doveva essere il ponte levatoio, si entra in una serie di ambienti che conducono al cuore del castello, dove l'ingegno dell'uomo si fonde con la bellezza della natura plasmando e trasformando la roccia che diviene via via una scuderia capace di contenere decine di cavalli, un officina per  i metalli, un carcere e poi ancora un canale e un serbatoio per l'acqua oppure un magazzino per le derrate. Nella complessa struttura individuiamo almeno 5 elementi di rilievo:  1) Corpo ingresso e stanze 'baronali'. Sul corpo dell'ingresso sono presenti due sale prive di copertura e di uno dei muri perimetrali. La sala piu ampia è dotata di tre aperture poste sulla facciata sud, risalenti ai lavori di ristrutturazione del sec. XVII. La sala minore è decorata dalla bifora trecentesca posta sulla facciata che guarda il borgo. Esternamente il corpo d'ingresso è caratterizzato da un lungo muro, in alcune parti munito di contraffotti e forato da una serie di aperture di epoche diverse poste nel secondo ordine. Sul prospetto principale che guarda la sottostante piazza, oltre alla suddetta bifora, troviamo due finestre e il portale di un balcone con stipiti e mensole in pietra riferibili agli interventi di ristrutturazione seicentesca.
2) Ambienti rupestri dell'ala est. Alla stessa quota delle stanze ora descritte, scavate nella roccia, si estende per circa 100 m verso est un ambiente ipogeo con copertura piana; costituiva la cavallerizza del castello. Seguono le prigioni e infine due vani di servizio, un tempo abitazioni. Alcuni piloni di roccia che sostenevano la volta dell'ipogeo sono stati demoliti intorno agli anni '50 e in seguito sostituiti con pilastroni in blocchi di pietra intonacati. Nella parte mediana dell'ambiente si apre un corridoio che conduce all'esterno tramite la cosiddetta 'porta falsa'. Accanto al luogo ove erano le celle della prigione si nota, ricavata nel masso, una cappa di aspirazione tronco-conica funzionale ad un focolaio.
3) Cisterne. Scavate nella roccia, sono localizzate all'interno di una stanza che si affaccia sul cortile del castello. La raccolta delle acque meteoriche avveniva attraverso una serie di canalette di convogliamento
4) Chiesa e ambienti adiacenti.
La chiesa, dedicata a San Domenico di Siria, posta sul lato ovest è stata interamente ricostruita sui suoi ruderi. Sino al 1610 era aperta al pubblico mentre in seguito divenne cappella privata. Presenta una successione di 3 vani disposti secondo l'asse est-ovest; si notano tracce della pavimentazione seicentesca in formelle di terracotta smaltata dismessa in occasione della recente ricostruzione (1995). A fianco della cappella, sul lato ovest, sono collocati altri due ambienti, anch'essi ricostruiti: il primo presenta un accenno di scala ricavata all'interno del muro perimetrale, il secondo presenta due forni in pietra e terracotta e una serie di 'fornelli'.
5) Sale ovest e ambienti ipogei.
Nell'ala ovest abbiamo ancora una serie di ambienti ipogeici comunicanti tra di loro, posti al di sotto del piano di calpestio. Nello spazio antistante la chiesa, sul piano di calpestio si notano dei fori, circolari alcuni, ellittici altri, protetti da ringhiere di ferro che corrispondono ciascuno ad un vano rupestre posto in basso. Da ricordare pure la ripida scalinata, quasi incisa nella roccia, che conduce alla torre  di avvistamento che permette la visione a 360° sull'altopiano di Gangi con il massiccio delle Madonie alle spalle, i Nebrodi (a nord) e l'Etna. La parte ovest del castello ricorda la prua di una nave. Un altro "spettacolo è dato dall'"aggrottato": tutto il fianco del castello che si riversa sul paese è interamente "traforato" da una cinquantina di grotte artificiali, scavate dall'uomo in tempi lontanissimi. Collegate le une alle altre da stradine e scalini anch'essi ricavati dalla rupe, costituiscono, nel loro insieme, un suggestivo borgo rupestre. Ognuna, al suo interno, si è trasformata in umile abitazione, con una o due stanze al massimo che ancora recano i segni dei millenni trascorsi lì dentro. Alcune sono state acquistate dal Comune e adibite a museo etnografico. Vi è un sito web dedicato al castello e dove, certamente, poter trovare molto altro materiale al riguardo: www.castellodisperlinga.it

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