sabato 30 marzo 2013

Il castello di sabato 30 marzo






PESCHE (IS) – Castello

Castrum Pescharum, Pesclis, Pescla, sono i nomi del borgo posto sul fianco del monte San Bernardo e indicano, provenendo dalla matrice latina pesclum, un luogo ricco di pietra buona per costruzioni. Pesche è un significativo esempio di castello-recinto con ridotto di difesa riferibile al modelli dell’Abruzzo (per esempio S.Pio delle Camere) più che a quelli diffusi negli altri centri molisani. Il paese è ben conservato, racchiuso dalla cinta muraria; gli edifici in pietra, risalenti al secolo scorso, sono per l’elevata pendenza slanciati in altezza e raggiungono anche i cinque piani, dando vita ad una serie di vedute pittoresche. Il castello di Pesche rispetta la regola secondo la quale il nucleo abitato rappresenta per l’assediante il primo ostacolo. In caso di pericolo la popolazione poteva facilmente abbandonare le proprie case per trovare un rifugio più sicuro all'interno della cinta murata. Ancora oggi è possibile individuare due delle porte che consentivano l'accesso al recinto di cui una conduceva al paese, l'altra verso la montagna. In forte pendenza lungo la falda della montagna, il recinto con torri cilindriche di cortina (rompitratta ed angolari) chiude il borgo che rende impossibile il trasporto di macchine da guerra. Una serie di installazioni assicurano una efficace difesa ad un attacco sul lato a monte: un ridotto che ha i caratteri di un piccolo dongione rialzato su uno zoccolo a scarpa, un buon sistema di fiancheggiamento attrezzato con numerose feritoie e apparati per la difesa piombante. In alcuni punti sono ancora ben evidenti le tracce delle strutture lignee (solai e barre di rinforzo) nelle cortine murarie in pietrame misto locale a pezzatura variabile ma comunque apparecchiate con buona cura. Sull'esistenza del maniero si hanno notizie a partire dall'età normanna. Un accenno viene riportato nel Catalogo Borrelliano, in cui si legge che tale Guglielmo di Pesclo, nella seconda metà del XII secolo, possedeva Pesclum et Cantalupum. In seguito passò all’ dell’Abbazia di Montecassino cui appartenne fino al XV secolo. Nel 1456 Pesche fu raso al suolo da un violentissimo terremoto. Gli anni che seguirono furono dedicati alla lenta ricostruzione sia del villaggio che delle chiese e monasteri, compreso la chiesa della Madonna del SS Rosario, attuale chiesa parrocchiale ricostruita nel 1593. E’ probabile, quindi, che molte delle attuali costruzioni risalgano ad epoca successiva al terremoto. Durante tale periodo si successero numerosi feudatari con il titolo di baroni o duchi: Di Sangro nel secolo XV, Spinelli inizio secolo XVII, nella metà del XVII secolo De Regina, alla fine del XVII secolo Pisanelli, XVIII secolo e inizio XIX secolo Ceva Grimaldi. Il castello-recinto è stato abitato per secoli e quindi si è mantenuto in uno stato alquanto buono, ma in questo ultimo secolo, per vari motivi, ne è iniziata la decadenza. È stato infatti, anche se in modo graduale, completamente abbandonato, per cui, con il trascorrere del tempo, l’abbandono e soprattutto l’incuria generale, lo hanno portato a diventare, in breve tempo, un rudere coperto di edera, erbacce e rovi. Oggi di questo "monumento morto" restano le case diroccate senza tetto e senza solai; la cortina muraria è un po’ meglio conservata quella nella parte di Nord-Est, forse perché è stretta e, quindi, più protetta da due torri rotonde: quella a Nord è ancora coronata da merli, quella verso Est invece è cimata, tanto che è più alta della cinta muraria. Molto rovinato è il muro che parte dalla suddetta torre a Est e scende fino alla torre inferiore del lato Sud-Est. Questa torre, ben conservata, è pure rotonda, ma di fattura diversa e presenta un coronamento piano; la struttura della parte superiore fa dedurre che venisse adibita a colombaia. Ancora ben conservata è la porta d’ingresso con i merli. Attualmente il Comune di Pesche è proprietario dell'intero complesso fortificato. Negli ultimissimi anni è stato preparato un progetto per ristrutturare la parte esistente e completarla di parti nuove per ottenere un complesso non solo vivibile perennemente, ma anche da poter ospitare turisti e offrire loro vari conforts. Naturalmente con tale progetto si riporterebbe in vita un patrimonio storico di inestimabile valore. Altre notizie e foto sono disponibili al seguente link:
Una delle due foto che accompagnano questo “articolo” è presa dal sito www.archart.it, sempre ricco di belle e suggestive inquadrature dei castelli molisani

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