lunedì 18 febbraio 2013

Il castello di lunedì 18 febbraio






CAPUA (CE) – Castello di Carlo V

Importante presidio militare durante il viceregno spagnolo e il Regno delle Due Sicilie, fu costruito nel 1542, su progetto dell’architetto Gian Giacomo dell'Acaya, barone di Segine, al quale collaborò il capuano Ambrogio Attendolo. Sorge su di un’ansa sinistra del fiume Volturno, a controllo della Via Appia, e faceva parte del vasto progetto di rafforzamento delle difese militari, voluto da Carlo V (da cui prende il nome) al rientro in Italia dalla sua fortunata spedizione a Tunisi. Durante il lungo percorso di visita alle città italiane (1535-1536) - dalla Sicilia ai confini con la Francia con tappe a numerosi centri urbani - il sovrano, il 23 e 24 marzo del 1536, si fermò a Capua, "piccola capitale" della Terra di Lavoro che, peraltro, insieme con Cosenza e Lecce costituiva una delle tre vice capitali del Viceregno, certo la più prestigiosa. Egli, in quest'occasione, sollecitò gli amministratori locali ed il baronato ad intraprendere i lavori necessari per adeguare le fortificazioni, interne e costiere, alle nuove esigenze belliche e difensive. L'opera fu ancora più toscaneggiante nel risultato in quanto vi lavorarono maestranze appositamente richieste ai Medici, Granduchi di Toscana. Una terza fase di lavori (1552-89) si rese necessaria dopo la decisione del viceré Pedro di Toledo di potenziare il controllo sociale e militare sulle città. C'erano state delle insurrezioni popolari (contro il tentativo di introdurre l'Inquisizione) e le fortezze erano risultate insicure. La cinta del D'Acaja appena compiuta sembrava già antiquata. Pedro di Toledo incaricò dei lavori lo spagnolo Ferdinando Manlio (già attivo per le mura napoletane). Furono modificati i bastioni e si creò, abbattendo le torri federiciane, il  bastione cavaliere a Borgo Casilino. Esecutore dei lavori fu ancora l'Attendolo (morto nel 1585) cui successe  Benvenuto Tortelli. L'ultima fase dei lavori (1586-95) fu ordinata dal viceré conte di Miranda su progetto del Marchese di Grottola e di Carlo di Loffredo. Gli interventi portarono la cinta bastionata da 3 a 5 fronti realizzando, tra i primi due già esistenti, i bastioni Conte ed Olivares. Su questa cinta, dai cui spalti si potevano tenere sotto tiro dei cannoni i due accessi principali alla città ( Porta Roma e Porta Napoli) si inserirono le opere settecentesche tutt’ora visibili. Durante la dominazione spagnola, il forte mantenne la sua peculiare funzione di centro ossidionale dell'intera fortificazione di Capua, ma la sua guarnigione, composta nel 1707 di 300 militari, tra soldati ed ufficiali, dovette, il 4 luglio, capitolare di fronte alle soverchianti truppe austriache che , dopo aver conquistato Capua, avanzavano vittoriose verso la capitale del regno. Il forte ha mantenuto la sua funzione di ospitare soldati ed armi durante la successiva dominazione borbonica e nella decennale parentesi di occupazione francese. L’importanza militare e strategica di Capua e di tale fortezza si accrebbe nel 1734, con l'incoronazione di Carlo di Borbone a Re delle Due Sicilie. Quest’ultimo, infatti, mise Capua al centro di un sistema militare, in Terra di Lavoro, formato dai Quartieri Militari di Casagiove e Marcianise, dal castello di Aversa e dal Collegio Militare di Maddaloni. La possente struttura ha funzionato come forte e presidio militare fino al 1848, quando fu convertita in prigione, per ospitare i rivoluzionari. Nel 1852, placatisi i furori controrivoluzionari, la fortezza divenne Laboratorio Pirotecnico del Regno delle Due Sicilie, ovvero luogo di confezionamento delle cartucce da fucile per l'artiglieria e per l’esercito. Paradossalmente, tale attività iniziò solamente nel 1865, quando il regno era già caduto. Con i Savoia, Capua continuò a ricoprire un’importante funzione militare. Fra il Laboratorio pirotecnico e le altre strutture, nel 1875, qui erano stanziati circa 4.600 soldati. In occasione della II Guerra Mondiale, nel 1943, la fortezza subì gravi danni a causa del bombardamento alleato, in particolare nella cortina rivolta a sud-est e nei bastioni lanceolati rivolti verso la campagna. La struttura, parzialmente da recuperare, è tuttora occupata dallo "Stabilimento Militare Pirotecnico" di Capua che è una fabbrica di cartucce e di altri materiali bellici. Il castello è di impianto quadrato, con quattro bastioni di forma pentagonale ai vertici, e occupa una superficie di circa 8480 mq, con ben 1700 mq di piazza d’armi. I quattro bastioni presentano le pareti inclinate e ciascuno di essi è munito di coppie di "orecchioni" cilindrici con sovrastanti garitte semicilindriche. E' interessante notare che l'inclinazione della muratura serviva a smorzare l'energia cinetica delle palle di cannone. Era infatti noto ai progettisti militari che tanto più si allontanava la traiettoria d'impatto balistico dalla normale, tanto meno la percussione risultava devastante. L’ingresso principale del castello è preceduto da un ponte su archi e pilastri. Alla sinistra dell’entrata, vi era la cappella che e' stata attiva fino al 1856 quando, durante la riorganizzazione dei locali destinati al laboratorio pirotecnico, fu spogliata degli arredi fissi e mobili per destinarla a sala delle macchine a vapore per gli impianti necessari alla lavorazione delle cartucce. Dal 1982 ad oggi, grazie agli interventi di tutela attuati dai direttori dello stabilimento militare, il forte è stato recuperato e risanato in molte sue parti. Gli ultimi lavori di consolidamento risalgono al 2000. Attualmente è sede di una caserma e di un'accademia degli Artificieri dell'Esercito.E’ fruibile solo in occasione di particolari eventi e ricorrenze o mediante «visite a pacchetti», in cui i visitatori sono identificabili a priori. Recentemente è stata avviata la procedura per il passaggio del Castello di Carlo V dal Demanio militare al Comune, dunque in futuro il monumento sarà finalmente restituito alla cittadinanza ed aperto ai turisti, con notevoli benefici non solo dal punto di vista del rilancio turistico della città, ma anche di sviluppo economico.

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