sabato 30 giugno 2012
Il castello di sabato 30 giugno
TEOLO (PD) – Castello di Speronella
Sulla cima del Monte Pendice si trovano i ruderi della medievale Rocca Pendice (detta anche Castello di Speronella), mai espugnata, uno dei pochi castelli europei eretti per volontà di uomini liberi, i cosiddetti "comitati". Ceduta dal Vescovo di Padova nel 1161 al Barbarossa, fu fortificata ulteriormente dal conte Pagano, legato all'imperatore. Qui egli avrebbe rinchiuso a scopo nuziale la giovane Speronella dei Delesmani, figlia di Uberto e Mabilia di Rolando, della quale si impadronì la leggenda trasformandola in eroina della libertà comunale contro il vicario dell'imperatore, che fu poi cacciato. A liberare la fanciulla nel 1165 furono i nobili padovani guidati da Iacopino da Carrara, che assediarono e distrussero il castello, in seguito ricostruito e cinto da doppie mura proprio dai Carraresi. La fortezza rivestì un ruolo importantissimo nel XIV secolo nelle guerre tra signorie. Con l'avvento della Serenissima Repubblica di Venezia (1405) venne trasformata in prigione di stato. Divenne poi luogo di villeggiatura della famiglia Orologio (eredi del costruttore dell'orologio di piazza Signori a Padova) che vi costruì (1605) una casa ed una cappella, iniziata da Gaspare Orologio che, durante i lavori, morì precipitando dall'alta parete rocciosa. Dopo questa tragedia, il castello venne definitivamente abbandonato e lasciato in rovina. I suoi ruderi, rimangono diversi muri ed una parte della torre, situati poco sopra alla palestra di roccia, sono uno dei posti più incantevoli dei colli euganei. Inutile dire che il luogo evoca antichi presagi e che sia davvero suggestivo, da molti ritenuto anche abitato da spettri.
Il castello di venerdì 29 giugno
VALLE AGRICOLA (CE) – Torre dei Pandone
Per secoli Valle Agricola appartenne alla Baronia di Prata,
tanto da essere chiamata Valle di Prata, e ne seguì la storia feudale. Del
resto, la costante minaccia alla quale era esposto il
feudo di Prata Sannita, dal lato orientale, cioè dal lato di Valle Agricola,
imponeva ai dominanti di allora un'adeguata difesa su quel fianco. Per questo
motivo venne edificata una fortezza che doveva fare da sbarramento ad ogni
facile impresa di conquista di feudatari rivali. Essa aveva forma rettangolare
ed era munita di quattro fortissime torri, due delle quali sono scomparse in
epoca assai remota mentre i ruderi della terza si sono potuti ammirare fino
all'anno 1930, epoca in cui crollarono irrimediabilmente. Ora in buone
condizioni rimane solo la quarta torre, ancora oggi a dominio del centro
abitato, caratterizzata da piccole aperture
ricavate nella muratura circolare perimetrale.
In epoca normanna Valle Agricola fu un feudo dei Buscione, poi dei
Landone, dei Villaclubai, dei Capuano, dei Sanframondo e dei Pandone, Conti di
Venafro. Gli ultimi feudatari furono i Carafa e gli Invitti che vi rimasero
fino al termine della feudalità.
Il castello di giovedì 28 giugno
GARLENDA
(SV) – Castello Marchesi Costa del Carretto
Garlenda
fu possesso di Bonifacio del Vasto nel 1091, fu ereditato dai marchesi Del
Carretto (1142) i quali cedettero il possedimento ai Lengueglia che ne fecero
il proprio centro principale e vi edificarono una rocca di cui restano oggi i
ruderi (un torrione monco a sud est, sbocchi di gallerie, l'area perimetrale
ancora rilevabile e coincidente con l'attuale sommità dell'altura, non abitata)
in frazione Castelli. Tale rocca fu distrutta a metà del XVI secolo in seguito
a una rivolta contro i Lengueglia. Nel 1594 il feudo passò ai conti Costa,
originari di Albenga, che costruirono il nuovo castello e donarono alla
parrocchiale importanti opere d'arte provenienti da Roma. Dal 1717 i nuovi
signori furono i Del Carretto di Balestrino e nel 1723 Garlenda e Paravenna
passarono, per mancanza di discendenti maschi nella famiglia Costa, al marchese
Ottaviano II Del Carretto di Balestrino.In seguito finì sotto il controllo dei
Savoia con l'annessione al Regno di Sardegna avvenuta nel 1735. Il castello è
un’imponente costruzione a pianta quadrata con garitte agli angoli, che si
erige in posizione strategica a controllo delle principali vie di comunicazione
della vallata. Noto anche come "Castello della meridiana" per via
delle due meridiane che campeggiano sui lati, in origine era una casa di
guardia, trasformata in alloggio residenziale dalle famiglie signorili che vi
abitarono nel corso dei secoli. Nella parte posteriore, rivolta ad ovest, sorge
una Torre Ottagonale e, al primo piano, la Sala Consiliare e una piccola
Pinacoteca. Dopo un lungo intervento di restauro è stato restituito al suo
antico splendore nel maggio 2009. Divenuto proprietà del comune di Garlenda,
oggi è sede di convegni, spettacoli e mostre. Altre notizie storiche e maggiori
dettagli sui lavori di restauro eseguiti si possono avere leggendo il seguente
link: http://europaconcorsi.com/projects/83415-Restauro-del-Castello-di-Garlenda
Il castello di mercoledì 27 giugno
TRICASE (LE) – Castello di Tutino
Edificato nel XV secolo su una preesistente struttura
normanno-sveva, costituì nei secoli un rifugio sicuro per gli abitanti del
casale di Tutino. Le sue possenti mura, alte 6-7 metri e spesse 1,40 metri,
sono realizzate in pietrame e bolo. Delle nove torri poste originariamente lungo
il circuito murario, ne rimangono solo cinque, alcune con base a scarpa,
collegate sulla sommità da un cammino di ronda visibile ancora in alcuni
tratti. Il castello è tra i pochi nel Salento a conservare ancora parte del
fossato originario. Le due torri situate a nord-est, prive di scarpata e di
coronamento, sono state più volte oggetto di rifacimenti e rimaneggiamenti. Verso
la fine del XVI secolo, divenuto obsoleto rispetto ai dettami dell'architettura
militare dell'epoca, il castello fu ceduto dal conte di Alessano Andrea Gonzaga
a don Luigi Trane, il quale ne ampliò e trasformò la struttura per farne una
dimora signorile. Sul lato orientale, la costruzione del palazzo baronale
comportò l’abbattimento di alcune torri e il riempimento della parte
settentrionale del fossato. Venne realizzata un'elegante facciata
rinascimentale in carparo giallastro, articolata su due livelli con un severo
portale in stile catalano-durazzesco, sormontato dallo stemma nobiliare: un
drago alato e rivoltato, mirante una stella di 8 raggi e sostenente con la
branca destra una testa di toro e con quella sinistra un libro. Lungo la
facciata un registro con un'epigrafe in latino ne ricorda la costruzione
avvenuta nel 1580. Le finestre sono in pietra leccese e decorate con motivi
floreali e delle massime incise sulle architravi che sono ancora perfettamente
leggibili. Da sinistra verso destra si legge: VINCE IN BONO MALUM (Vinci il
male con il bene- (San
Paolo)
MELIOR DIES MORTIS QUi\M NATIVITATIS (Meglio il giorno della morte che quello della nascita)
CORONA SAPIENT(I)UM DIVITIE(AE) EORUM (Corona dei sapienti è la loro ricchezza) MISERICORDIA ET VERITAS CUSTODIUNT REGEM (Misericordia e verità proteggono il regnante)
QUID PRODEST STULTO HABERE DIVICIAS CUM SAPIENTIAM EMERE NON POSSIT (Che cosa giova allo stolto avere la ricchezza se non può comprare la sapienza?)
VERE PRINCIPUM EST SIMULARE (Fingere è proprio dei principi) NON ETS (EST) CONC(S)ILIUM CONTRA DOMINUM (Non sia complotto contro il signore).
MELIOR DIES MORTIS QUi\M NATIVITATIS (Meglio il giorno della morte che quello della nascita)
CORONA SAPIENT(I)UM DIVITIE(AE) EORUM (Corona dei sapienti è la loro ricchezza) MISERICORDIA ET VERITAS CUSTODIUNT REGEM (Misericordia e verità proteggono il regnante)
QUID PRODEST STULTO HABERE DIVICIAS CUM SAPIENTIAM EMERE NON POSSIT (Che cosa giova allo stolto avere la ricchezza se non può comprare la sapienza?)
VERE PRINCIPUM EST SIMULARE (Fingere è proprio dei principi) NON ETS (EST) CONC(S)ILIUM CONTRA DOMINUM (Non sia complotto contro il signore).
Divenuto di proprietà della famiglia Gallone nel 1653,
ultimi baroni di Tutino fino all’abolizione della feudalità nel 1806, passò poi
nelle mani della famiglia Caputo che ne destinò gli ambienti alla lavorazione
del tabacco fino agli anni sessanta del secolo scorso. La struttura, allo stato
attuale, necessita di tempestivi ed urgenti interventi di consolidamento
statico e recupero funzionale. La parte meglio conservata del castello è quella
posteriore rivolta ad est.
venerdì 29 giugno 2012
Interruzione...servizio
Causa problemi sulla connessione internet di casa, non posso aggiornare il blog fino a lunedì prossimo :-(
Ora sto scrivendo dal pc del mio vicino di casa, SGRUNT !!!
Ora sto scrivendo dal pc del mio vicino di casa, SGRUNT !!!
mercoledì 27 giugno 2012
Il castello di martedì 26 giugno
DOLEGNA DEL COLLIO (GO) – Castello in frazione Ruttars
lunedì 25 giugno 2012
Il castello di lunedì 25 giugno
BOLZANO – Castel Flavon
Castel Flavon ( Haselburg o già Schloss Küepach ) è
un castello medievale in Alto Adige, nel comune di Bolzano. Il corpo del
maniero sorge su uno stretto sperone di porfido rivolto ad ovest e che prosegue
fino alla propaggine rocciosa settentrionale, a dominio del rione di Aslago.
Pare sia sorto sopra i resti di un castelliere retico, tra la fine del XII
secolo e l'inizio del XIII. I primi proprietari furono gli Haselberg. Già
allora la struttura disponeva di un muro perimetrale esterno sul lato sud-est,
il quale in alcuni punti corrisponde tutt’oggi alle mura attorno al castello.
Si presume che anche un mastio facesse parte della struttura a quel tempo, la
cui base è stata riscoperta al piano seminterrato dell’edificio. Passò poi di
mano in mano fino a quando, tra il 1475 e il 1541, i signori lo modificarono notevolmente
dandogli la conformazione attuale con la struttura a tre ali. La maggior parte
delle variazioni apportate all’epoca si è mantenuta fino a oggi. In ambito di
questi lavori sono stati aggiunti un padiglione con le doppie arcate nell’ala
est, un’ulteriore costruzione nell’ala nord del palazzo, le coperture della
costruzione ad ovest ed anche un muro di difesa é stato eretto nuovamente. Esso
delimita racchiudendoli i cortili anteriore e posteriore. Anche lo stagno
artificiale a monte del castello risale all’iniziativa dei Signori di Fiè. Tutte
le sale importanti del castello a tre ali vennero impreziosite con cicli di
affreschi che mostrano tra l’altro immagini di antichi imperatori e generali,
come anche delle scene dell’antico mito di Apollo. Fra gli autori va citato
Tilman Riemendschneider, conosciuto in Italia col nome di Bartolomeo Dill
Riemendschneider, il noto pittore originario di Würzburg attivo alla corte del
principe vescovo di Trento Bernardo Clesio. Nel 1880 un crollo provocò la
perdita delle pitture dell'ala settentrionale. L'ultima ristrutturazione, su
iniziativa degli attuali proprietari - i conti Toggenburg di Bolzano - e secondo
un progetto dell’architetto Dietmar Dejori, è stata effettuata tra il 2001 e il
2002, ed ha interessato l'intera costruzione, con il restauro delle ali est e
ovest e il ripristino dell'ala nord, per restituire al castello la forma
originaria a 3 ali. Tuttavia l’ala nord dei nostri tempi non raggiunge le
dimensioni dell’edificio al tempo dei Signori di Fiè. Sono inoltre venute alla
luce tracce della costruzione trecentesca, visibili nella sala sotterranea, come
ad esempio una cisterna per la raccolta delle piogge, ora collocata sopra la
cucina. Oggi il maniero è aperto al pubblico come ristorante e come luogo
adibito a seminari, congressi, feste e ricevimenti, come si può vedere dal
sito:
http://www.haselburg.it
http://www.haselburg.it
sabato 23 giugno 2012
Il castello di domenica 24 giugno
BARDINETO (SV) – Castello Del Carretto
Dopo l'occupazione di Rotari e dei suoi Longobardi, che furono all'origine del nome del paese ed avviarono altresì gli abitanti alla conoscenza del commercio, dei trasporti e dell'artigianato, nel 775 Bardineto fu soggiogata da Carlo Magno e donata ai monaci di San Pietro in Varatella. Nel 1142, in seguito alla divisione degli otto figli del Marchese Bonifacio I del Vasto, Bardineto era toccata a Enrico il Guercio, Marchese di Savona e progenitore dei Del Carretto, contemporaneo di Federico Barbarossa e suo seguace nelle Crociate. Lo stesso Barbarossa si accampò a lungo nelle vicinanze con il suo imponente esercito. Alla morte di Enrico il Guercio (1185), il possesso di Bardineto e dell'Alta Val Bormida finì nelle mani del figlio Enrico II che, assunto il titolo di Del Carretto, diede vita ad uno Stato capace di durare per quattro secoli, attraversando tutto il Medioevo. Proprio ai Del Carretto si deve nel XIII secolo la costruzione e la fortificazione del borgo alla cui sommità venne edificato il castello. Ne conferma l'esistenza un atto notarile del 1268 in cui viene suddivisa l'eredità del Marchese Giacomo Del Carretto, morto nel 1265, tra i tre figli: ad Antonio spettarono, tra gli altri, i diritti sul castello e sugli uomini di Bardineto. Nel diploma ufficiale dell'imperatore Carlo IV di Boemia, redatto nel 1355, viene confermata l'investitura di Giorgio Del Carretto, che morì proprio a Bardineto tre anni dopo, dei propri feudi e possedimenti tra cui vengono citati sia il castello che il borgo di Bardineto. All' inizio del XVII secolo, Bardineto passò sotto la dominazione spagnola fino al 1713, quando divenne parte della Repubblica di Genova, per poi essere assegnata, nel 1735 a Carlo Emanuele III di Savoia. Dell'antica fortezza, edificata molto probabilmente sulle fondamenta di un preesistente castrum romano, sono rimasti quattro lati dell'alta cortina difensiva a pianta esadecagonale (unico esempio a 16 lati), distrutta nel 1795 durante la battaglia di Loano (22-27 novembre) che vide di fronte le truppe di Napoleone e l'esercito austro-piemontese, asserragliato all'interno del maniero, mentre della cinta muraria che dal castello scendeva a protezione del borgo non si hanno più tracce. Gli Austriaci lasciarono sul campo 4000 morti e 5000 prigionieri, mentre la vittoria consegnò ai Francesi tutti i depositi di armi e di viveri che l'Austria aveva a Finale, Loano e Savona, e aprì le porte alla Penisola, permettendo loro di riallacciare le comunicazioni con tutto il litorale genovese. Nel 1814, infine Bardineto venne definitivamente aggregata agli Stati Sardi dei Savoia.
venerdì 22 giugno 2012
Il castello di sabato 23 giugno
BRISSOGNE (AO) – Castello
Il castello di venerdì 22 giugno
CLETO (CS) – Castello Normanno
giovedì 21 giugno 2012
Il castello di giovedì 21 giugno
CROSIA (CS) – Castello di Mirto del Barone Mandatoriccio
mercoledì 20 giugno 2012
Il castello di mercoledì 20 giugno
GUALDO CATTANEO (PG) – Rocca dei Borgia
La fondazione di Gualdo Cattaneo, risale al 975, quando Edoardo Cattaneo, un
vassallo di Ottone II di Sassonia, la ricevette in feudo e vi costruì una Rocca. Molto contesa tra Spoleto e
Foligno, appartenne prima a Spoleto, poi fu assegnata a Foligno da Federico
Barbarossa, tornò a Spoleto, fu acquisita dai Trinci di Foligno e nel 1439
passò al Papato, che per affermare l‘appoggio della Chiesa alla dominazione
spoletina, ampliò la rocca preesistente in forme rinascimentali. Nella metà del
Quattrocento, l'architettura militare venne completamente modificata in seguito
all'introduzione e all'uso di una nuova realtà bellica: l'artiglieria. Non fu
più necessario costruire alte torri o murature inaccessibili per impedire ai
nemici di scalare le cortine murarie per entrare nelle strutture difensive, ma
era sufficiente abbatterle dalla distanza opportuna, per poi permettere la
penetrazione delle truppe. La Rocca di Gualdo Cattaneo nacque proprio sulla
base di questi nuovi criteri e per la sua progettazione e costruzione fu
chiamato il 15 agosto 1494 l' "architetto" Francesco di Bartolomeo da
Pietrasanta. La Rocca fu l'ultima di un intero sistema di fortificazioni che si
sviluppava ad oriente del castello di Gualdo Cattaneo, all'interno di un
territorio storicamente di frontiera fra le terre di Todi, Foligno e Perugia,
ancora oggi costellato da una serie di fortificazioni (castelli, torri di
avvistamento, ville fortificate), di origine basso-medievale, tra le quali il
castello di Torri, il castello di Barattano e la torre di Grutti. Portata al
termine nel 1500 (alla sua costruzione si alternarono diverse maestranze), La
Rocca "Dei Borgia", così chiamata in onore di Papa Alessandro VI, è
un esempio di fortezza militare a pianta triangolare in cui ad ogni vertice
corrisponde una torre rotonda e troncoconica, comunicante con le altre per
mezzo di cunicoli sotterranei. Il mastio, la torre più alta (ha una base di 80
mt di circonferenza ed un’altezza di 20 mt), domina tutto il borgo medievale, cinto
dalle sue mura medievali con vari inserimenti di torri difensive, e l’intera
vallata sottostante. Esso è costituito da 5 piani in
cui si trovano tutti gli elementi abitativi necessari alla difesa e alla
residenza della guarnigione. Il primo castellano, al completamento del cassero,
fu Giovanni Olivieri da Foligno che era obbligato a risiedervi permanentemente
con tutta la guarnigione. I suoi discendenti acquisirono il feudo di
Frecco (Valfabbrica). Perugia fu sempre contraria
all’opera difensiva, tanto da inviarvi un contingente militare guidato da
Virginio Orsini per abbatterla, ma vani furono gli assalti, sia per la validità
della struttura, concepita per resistere autonomamente anche a un lungo
assedio, sia per il coraggio del comandante Crispoldi di Foligno. Nel 1624 la
rocca ospitò Galileo Galilei, che vi soggiornò per alcuni giorni. Nella seconda
metà del ‘600, il complesso militare andò incontro ad un costante decadimento
tanto da richiedere nel 1695 adeguate opere di restauro a spese del comune di
Foligno. Nel 1877 l’edificio versava ancora in grave degrado e parte dei
beccatelli crollarono; vennero ripristinati con il restauro del 1955. Nel
corso del tempo la rocca non ha subito interventi di rilievo, conservando il
suo aspetto originario quasi immutato: il mastio ha perduto la tradizionale
copertura a tutta ronda o a doppia ronda, ma all’interno ha conservato invariate
le proprie stanze disposte in maniera irregolare, dove si possono individuare
le originarie destinazioni. L'edificio è anche conosciuto col nome di Rocca
Sonora in quanto è dotato di un percorso sonoro, dove
una voce recitante (la Rocca) racconta la propria storia attraverso intermezzi
recitativi (i soldati in battaglia_ i contadini al mercato_ il castellano…),
dal momento della sua costruzione fino all’abbandono.
martedì 19 giugno 2012
Il castello di martedì 19 giugno
CONTURSI TERME (SA) - Castello Rosapepe
Del maniero, che venne edificato nell'839 dal Conte Orso per
difendere il gastaldato di Conza dalle continue scorribande dei normanni, purtroppo
restano poche tracce, come qualche anfratto e alcune murature laterali. Il
Conte Orso, come narra la storia, fu cognato di Sinicolfo, principe di Salerno
dal 839 al 851. Egli fu un valoroso condottiero ed il più impegnato nella
guerra civile fra Sinicolfo e Redelchi, quest'ultimo già gastaldo di Conza, che
ambiva al principato di Benevento. Inserito, insieme a tutti gli altri castelli
della valle, nel principato di Salerno, il maniero ne seguì la storia
attraverso alterne vicende. Nel 1287, con Carlo II, il principato fu suddiviso
in due parti e Contursi Terme venne a far parte del Principato Citeriore (o
Citra). Dal 1321 circa fino al 1450 fu feudo dei Sanseverino, che ebbero per un
certo periodo il titolo di principi di Salerno, e fu sotto il loro dominio che
dovette subire, probabilmente nel 1348, la distruzione ad opera di Ludovico di
Ungheria, che era sceso in Italia per punire la regina Giovanna. Indi il
patrizio napoletano Giovanni Sebastiano Rizzo divenne barone di Contursi e di
Postiglione (Assenso del 1507). Da questi passò al figlio Michele, a cui Carlo
V del Sacro Roano Impero tolse tutti i possedimenti feudali, per punizione
della sua ribellione durante la conquista del Regno sotto Odet de Foix, conte
di Lautrec e Comminges. Contursi e Postiglione passarono al conte Girolamo
Morone, sino alla riabilitazione del Rizzo (1529). L'unica figlia
sopravvissutagli sposò un Caracciolo del ramo di Martina, al quale trasmise
post mortem il feudo. In seguito Contursi passò di mano in mano per compravendite
feudali: dai Bernalli, ai Pepe, ai Ludovisi ed ai Parisani Bonanno, sino ai
Pisani di Tolentino, marchesi di Caggiano, che lo tennero fino al 1807, quando divenne
proprietà della famiglia Rosapepe. Dalle ricerche sul web pare che una parte
del castello sia attualmente stata trasformata in casa vacanze.
lunedì 18 giugno 2012
Il castello di lunedì 18 giugno
CARPINETO SINELLO (CH) – Castello Bassi
Posto sul punto più alto del monte Sorbo, sulle cui
pendici è arroccato il paese di Carpineto, si presenta come un edificio
imponente e compatto, articolato in più corpi di fabbrica disposti attorno ad
un piccolo cortile centrale. I materiali usati sono pietra calcarea ed arenaria.
La prima citazione antica del sito risale al XII secolo nel Catalogus
Baronum; nel XIII secolo il feudo appartenne prima della potente famiglia
Di Sangro per poi passare agli Acclozzamora. Tra la fine del Medioevo e il
'500 la struttura divenne sede stabile di feudatari e vassalli, subendo una
progressiva trasformazione da edificio difensivo a dimora gentilizia. A tal
proposito fondamentali furono gli interventi subiti nel XVIII secolo per volere
del barone Michele Bassi d'Alanno che ampliò e modificò notevolmente la costruzione.
Tra i corpi che compongono il Castello, di grande rilievo è la torre posta a
nord, sul punto più elevato dell'altura, l'elemento più antico del complesso
architettonico. E' a pianta quadrata, con scarpa nella parte inferiore e
appiombo nella fascia superiore, ed è caratterizzata da cospicui spessori
murari. Sorta inizialmente isolata o integrata da un semplice recinto, in epoche
successive venne via via arricchita da una più articolata organizzazione
difensiva. Attraverso una ripida rampa si giunge alla piccola corte su cui si
affacciano alcuni locali, in passato adibiti a stalle e, superato il portale
d'accesso, si arriva nel più ampio cortile interno attorno al quale si articola
il fabbricato. Sul lato meridionale, con base a scarpa, si può notare una bocca
da fuoco a protezione dell'ingresso; al di sotto del cornicione, come unica
concessione ornamentale, vi sono poste singolari applicazioni in stucco
raffiguranti teste di puttini. Nel palazzo residenziale vi sono dei
dipinti murali nonché delle decorazioni in stucco sul cornicione sul lato del
cortile. Il lato meridionale è separato dalla zona superiore da un redondone. Tuttavia
il Castello attualmente versa in una condizione di forte degrado causato dal
lungo stato di abbandono che ha accelerato il naturale processo di decadimento
fisico e strutturale. Le cause di ciò sono connesse certamente anche con la
natura del sito, con la morfologia particolarmente accidentata, e con la
composizione geologica del terreno su cui sorge il palazzo. Pertanto la
Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici dell'Aquila ha iniziato
dal 1991, un intervento di recupero strutturale e consolidamento sul castello,
tuttora in corso. Oggi il maniero non è accessibile a causa dei lavori in atto,
al termine dei quali è previsto un completo riutilizzo della struttura in
chiave turistico-culturale con la creazione nel castello di ambienti
espositivi, di un albergo, di un ristorante e di sale convegni. Nei locali
adiacenti al castello Ducale è ospitato il Museo del Maiale, unico nel suo
genere, che ha lo scopo di custodire e valorizzare la tradizione agro
alimentare, culturale, socio economica che nel corso dei secoli si è sviluppata
intorno all'allevamento del maiale. Nella mia ricerca su internet ho trovato
questa petizione avente per oggetto proprio il castello di Carpineto Sinello.
sabato 16 giugno 2012
Il castello di domenica 17 giugno
LADISPOLI (RM) – Torre Flavia
Il castello di sabato 16 giugno
Il castello di Montalfina, il cui nome deriva da mons ad fines cioè montagna di confine, è un’ importante roccaforte a guardia della zona del territorio umbro a confine con il Lazio. Venne costruito a scopo difensivo, probabilmente, intorno all’anno 1000, sulle rovine di un più antico fortilizio, eretto secondo la leggenda fra il 756 e il 774 dal re longobardo Desiderio che fece innalzare la torre centrale. Nel 1184 fu saccheggiato da Arrigo, figlio del Barbarossa; all’inizio del XIII secolo se ne impadronirono i Monaldeschi. Dopo gli scontri tra i Monaldeschi ed i Filippeschi avvenuti dentro la città di Orvieto, questi ultimi, sconfitti, furono costretti ad abbandonare la città ed a riversarsi nelle campagne occupando anche l’altopiano dell’Alfina e con esso il castello di Montalfina che rimase in mano loro per circa due anni fino a quando i Monaldeschi, mobilitato un potente esercito mossero alla riconquista dei propri feudi. Nell’agosto del 1328 le armate di Ludovico il Bavaro, allo scopo di rastrellare vettovagliamenti per raggiungere Napoli, misero a ferro e fuoco il Castello di Montalfina ed altri baluardi e castelli della zona. Nel 1354 il Cardinale Albornoz mosse alla conquista dei territori limitrofi al viterbese per annetterli al Patrimonio di san Pietro: Montalfina ed il suo borgo conobbero così una nuova proprietà. Alla morte dell’Albornoz il Castello ritornò tra le proprietà dei Monaldeschi, i quali iniziarono una serie di lotte intestine nella stessa Casata, la quale si divise nelle famiglie del Cervo, della Vipera, del Cane e dell'Aquila. Tra il 1411 ed il 1413, Ladislao, re di Napoli, chiamato in aiuto dalla famiglia della Vipera, dopo aver conquistato i territori di Bagnoregio ed Acquapendente, saccheggiò il Castello di Montalfina: l’incendio distrusse parte della cinta muraria e due delle tre torri principali. Nel 1437 i Monaldeschi della Cervara ristrutturarono tutto il Castello apportandovi modifiche architettoniche: un ramo della famiglia vi si stabilì in modo permanente. Giorgio della Rovere, vescovo di Orvieto alla fine del 400 adibì il castello a sua residenza estiva. Nel novembre del 1494 il maniero subì le razzie delle truppe di Carlo VIII, di passaggio per Roma, e nel 1505 un violento terremoto distrusse parte dell’edificio che – avendo subito gravi danni - fu abbandonato definitivamente dai Monaldeschi. Verso il 1590 il castello passò in eredità alla famiglia Sforza che lo ristrutturò e ne fece la propria dimora abituale, attuando un’opera di risanamento anche per le case coloniche sottostanti. Nei primi decenni del 1700 il Patrimonio di San Pietro venne diviso tra le gerarchie della Chiesa ed il Castello di Montalfina fu assegnato alla famiglia Ravizza che ritroviamo proprietaria nella persona di Monsignor Filippo Ravizza come si può apprendere dalle copie catastali del tempo. Si successero quindi vari membri della suddetta famiglia, che lo ristrutturò in stile purista, fino agli attuali proprietari, i Valentini, che ne hanno fatto il centro di una vasta tenuta agricola. Costruito in pietra rossa locale, ha una pianta rettangolare con cinque torri addossate (di cui quattro posti sugli spigoli e una sul prospetto principale) e una facciata con portale e finestre incorniciati da bugnato. Oltre al castello, Montalfina, conserva, inseriti all’interno di uno spazio verde- quasi una corte interna- al centro del quale è un bel pozzo trecentesco, una chiesa neoclassica e alcuni edifici un tempo adibiti a magazzini, granai, scuderie e abitazioni della servitù. All'interno custodisce una preziosa collezione di armi e suppellettili.
venerdì 15 giugno 2012
Il castello di venerdì 15 giugno
MONTALCINO (SI) – Castello di Argiano
giovedì 14 giugno 2012
Il castello di giovedì 14 giugno
MONTALCINO (SI) – Castello di Altesi
Si erge su una collina, al confine fra i comuni di
Buonconvento e Montalcino. All'inizio del Trecento, l'Ospedale senese di
S.Maria della Scala possedeva vari beni: terreni ed immobili in "località
dell'Altesi". Il castello venne costruito nel XV secolo, come attestano le
originali bifore al primo piano e il progetto planimetrico, per gestire le
proprietà fondiarie della nobile famiglia Trecerchi, parte dell'oligarchia
della città di Siena. L'edificio fu occupato dalle truppe spagnole capitanate
da Don Alvaro di Sande, durante la Repubblica di Siena in Montalcino, come
attestano le cronache del 1556. La struttura è un'articolata costruzione
difensiva, a pianta quadrangolare. Da notare nella facciata l'alta base a
scarpa e torrioni angolari. Gli accessi al castello sono due. Quello sul fronte
Sud aveva originariamente un ponte levatoio, oggi sostituito da un terrapieno; il
semplice portale in pietra locale, sormontato dallo stemma della famiglia
Trecerchi datato 1441, conduce ad un cortile, modificato in tempi recenti.
L'ingresso sul lato opposto ha un piombatoio (struttura utilizzata ai fini
bellici per gettare addosso ai nemici olio bollente o pece) sopra la porta;
all'interno troviamo un cortiletto con pozzo riferibile al XVI secolo. Sul lato
destro, rispetto alla facciata, notiamo un marcapiano realizzato in parte in
pietra locale ed in parte in travertino. Il primo piano originariamente
presentava delle bifore che oggi sono state chiuse o alterate ad eccezione di
una. Di fronte all'ingresso principale una piccola cappella in laterizio. Oggi
appartiene alla famiglia Squarcia e non è visitabile. La cantina Castello
Tricerchi è situata nel castello, sorta dove un tempo erano ubicati i granai
del nobile palazzo. Oggi, negli stessi luoghi, sono state realizzate moderne
cantine di vinificazione ed adeguate zone di affinamento ed invecchiamento per
il Rosso di Montalcino e il prezioso Brunello, affinato in botti e bariques di
rovere francese.
mercoledì 13 giugno 2012
Il castello di mercoledì 13 giugno
BITONTO (BA) – Torrione Angioino
Forte segno di identità della città e da sempre
emblema della sua inespugnabilità, fu innalzato sul finire del XIV secolo dagli
angioini, da cui prende il nome, a difesa di Porta Baresana, probabilmente sui
resti di una fortificazione normanna (donjon). Certamente è la più ampia e più
resistente di tutte le altre ventisette torri disposte lungo la cinta muraria
della città, strategicamente e sapientemente collegate tra loro da cunicoli
sotterranei. La sua esistenza è accertata solo nel 1399 in un documento della
regina Margherita, consorte del re di Napoli Carlo III. Fu utilizzato dapprima
come sede del “castellano”, un funzionario, e delle milizie di presidio;
successivamente come punto di difesa (di tipo radente) e fondamentale rifugio
per molti cittadini del centro storico vittime di assedi, infine divenne una prigione.
Ha una pianta circolare di diametro 16,10 mt ed è simile alle costruzioni
angioine francesi e napoletane. La muratura del basamento, che raggiunge uno
spessore di 4,90 mt, è costituita da grossi blocchi di tufo calcareo
allisciati, detti "a bauletto". Essa è interrotta dalla porta
d’accesso che forma nelle mura un cunicolo (dotato di un triplice ordine di
stipiti in pietra che indica la presenza, in passato, di tre porte consecutive
che costituivano un ulteriore ostacolo agli aggressori), dalle finestre
disposte a diverse altezze e, in cima, dalla merlatura. I tre ambienti interni,
disposti su tre piani sono collegati tramite dei corridoi fortificati, simili
ad altri sistemi difensivi dell’Italia borbonica. Mentre gli ambienti del primo
e terzo piano hanno forma circolare, quello al secondo ricorda Castel del Monte,
essendo a pianta ottagonale e con volta a crociera. Il fatto che l’ambiente sia
dotato di camino, impreziosito da piccole colonne terminanti in capitelli,
rendono plausibile l’idea che questo del secondo piano sia stato l’ambiente
utilizzato dalla nobile famiglia del castellano. Tramite una scala in muratura
si accede infine al terrazzo merlato, che conserva ancora un pozzo un tempo
utilizzato per il rifornimento idrico durante gli assalti. Spesso il torrione è
stato impropriamente definito “castello”, anche in molti documenti che ne
attestano le antiche origini, forse in virtù delle notevoli dimensioni rispetto
agli altri elementi difensivi, è in realtà un maschio, alto 24 metri. Era una
notevole fortezza tanto che nel 1503 il duca di Nemours, durante la guerra
franco-spagnola, lo definì "Non men forte della torre di Bruges e Montemar"
e lo citò tra i luoghi più forti del Regno di Napoli. Successivamente fu anche
adibito a carcere dal duca di Calabria. Grazie ad accurate e pregevoli opere di
restauro, recentemente concluse, la massiccia struttura a lungo nascosta tra
cortine ed edifici laterali, è stata riportata all’antico splendore. Gli scavi
effettuati, hanno permesso di recuperare le antiche casematte, i rivellini, il
fossato, con il basamento pentagonale della torre stessa e una passerella a
ponte levatoio, che collegava la torre alla piazza circostante. Attualmente il
Torrione, restaurato anche internamente, è sede della Civica Galleria d’Arte
Contemporanea che ospita la collezione permanente del maestro Matteo Masiello
oltre ad essere importante spazio per eventi culturali di rilievo, ad ulteriore
conferma di Bitonto come importante città d’arte e cultura. Dalla terrazza si
domina l’intero territorio circostante, dal mare all’altipiano murgiano. Per
approfondire : http://www.ba.itc.cnr.it/BTN/BTN0052.html
Il castello di martedì 12 giugno
MONASTEROLO DI SAVIGLIANO (CN) – Castello dei Solaro
Le prime citazioni di Monasterolo risalgono ad un documento del 907.
Il nome del luogo deriva da un monastero benedettino, forse patrimonio di
Nonantola, attorno al quale si formò il centro abitato. La costruzione dell'imponente
castello è datata al XIII secolo (1241) ed è attribuita all'iniziativa di
Raimondo e Ottone Boverio, capostipiti dei Marchesi di Busca delle Langhe e di
Rossana. Per motivi strategici e politici, in seguito, i due potenti signorotti,
con atti stipulati rispettivamente nel 1241 e nel 1244, alienarono tutte le
loro proprietà ed i diritti che vantavano in zona al marchese Manfredo III di
Saluzzo; a costui, nello stesso 1244, successe il figlio Tommaso I che assegnò la fortezza, con i privilegi
inerenti, al marchese Ottone di Nucetto. I gravi fatti che, dal 1347 al 1363,
sconvolsero lo stato sabaudo portarono alla distruzione di tutte le
fortificazioni erette in Monasterolo nei primi decenni del Duecento, tra cui il
castello; all’invasione delle armate di Luchino Visconti seguirono le guerre
fra il conte Amedeo VI di Savoia, il principe d’Acaja, i marchesi di Saluzzo
Tommaso II e Federico II, e la regina Giovanna I d’Angiò, che nel 1360
portarono al saccheggio, durato un mese, di Savigliano e dei borghi limitrofi. Tra il 1363 e il 1378 il castello venne ricostruito dai Marchesi di Saluzzo, insieme
alle mura di cinta dell'abitato. Risale infatti a questo periodo la massiccia
struttura contemporanea, nonché le tre torrette angolari e la torre cilindrica di
sud-ovest (usata per le segnalazioni), in laterizio e coronata da merli
ghibellini, unitamente al fossato perimetrale ed alla porta del
"Rivellino". Nel 1378 fu acquistato dai Solaro di Asti, nella persona
di Michelino, con versamento di "fiorini 13.000 d'oro di Fiorenza" al
conte Amedeo VI di Savoia. Dal matrimonio di Franceschina, figlia di Michelino,
con Giovanni Filippo Solaro di Moretta, signore di Casalgrasso, ebbe origine la
linea dei Solaro di Monasterolo, due membri della quale, Giovanni Francesco e
Alessandro, ottennero l’investitura del titolo comitale, con atto sottoscritto
il 7 gennaio 1604, dal duca di Savoia Carlo Emanuele I. Il maniero dal
Quattrocento al Settecento, cessate le funzioni belliche, fu soggetto a
numerosi lavori di ristrutturazione per trasformarlo in villa residenziale,
quali: l'aggiunta delle volte unghiate in alcuni ambienti, la costruzione della
scenografica scala a tre rampe su pilastri e la copertura del tetto. Nella
primavera del 1630, l'esercito del cardinale Richelieu installò il campo a
Monasterolo, in guerra con il duca sabaudo Carlo Emanuele I. La contessa Maria
Solaro di Monasterolo, moglie del cavaliere Carlo Buglione di Monale, con
rogito del 3 gennaio 1928, alienò il castello al comune di Monasterolo.
Attualmente è sede degli uffici comunali e, inserito nel circuito dei
"Castelli Aperti" del Basso Piemonte, si può visitare. All'interno
spiccano i soffitti a cassettoni intagliati e policromi dei due saloni al primo
piano, risalenti all'inizio del Seicento. Nel corso del secolo successivo
furono realizzate le decorazioni rococò dei due saloni al piano rialzato
(graziosa è la cosiddetta "sala d'oro", per la ricchezza e la finezza
delle cesellature e per le sei graziose tele incastonate nelle pareti, raffiguranti
alcuni mazzi di fiori ed i busti di due donne), e la costruzione del padiglione
nord del castello con la conseguente apertura dell'ingresso sulla piazza
omonima. L'ultimo intervento riguardò, all'inizio dell'Ottocento, l'erezione
dell'ala rivolta a nord-ovest per completare la facciata.
lunedì 11 giugno 2012
Il castello di lunedì 11 giugno
CASTELTERMINI (AG) – Castello di Chabica
Fonte delle seguenti notizie è il sito http://www.castelli-sicilia.com
La torre di Chabica era sita nel comune di Casteltermini, e
porta il nome dell'antico casale (torre Fabbrica). Era un tipico esempio di
fortilizio isolato costruito per il controllo del latifondo.
Essa sorgeva su una collinetta da cui si domina un vasto territorio agricolo.
Di pianta quadrangolare, era costruita in opera incerta di pietre di picco
la e media dimensione con angoli rinforzati da cantonali squadrati.
Notizie storiche:
1296 - casale Calbace - Gregorio, 1791-92, II, p. 468.
1348 - casale - Bresc, D'Angelo 1972, p. 396.
1355 ca. - il castrum Cabache è annoverato in una lista di terre e castelli feudali - Librino 1928, p. 209.
1357 - abitato di Chabica distrutto - Bresc 1988, p. 240.
1357 (ago. 27) - "II rè [Federico IV di Aragona] affida a Rainaldo de Domino Gabriele l'incarico di riparare e custodire il fortino diruto detto Chabakka, vicino la terra di Cammarata e cheil detto fortino non possa essere tolto dalla potestà del Gabriele fino a che egli non venga soddisfatto delle spese incontrate per le riparazioni" - Cosentino 1886, p. 388, doc DXXVII.
1366 - turri de la Chabbica - Sella 1944,p.128.
1376 - torre di Ciabica con il solo custode - Peri 1982, p.239.
1408 - Thomas de Michaele prò casali Yabice - Gregorio 1791-92, II, p.492.
1500 ca. - feudum Chabice - Barberi, III, p. 143.
La torre è stata demolita anni fa per la costruzione di una casa privata.
Essa sorgeva su una collinetta da cui si domina un vasto territorio agricolo.
Di pianta quadrangolare, era costruita in opera incerta di pietre di picco
la e media dimensione con angoli rinforzati da cantonali squadrati.
Notizie storiche:
1296 - casale Calbace - Gregorio, 1791-92, II, p. 468.
1348 - casale - Bresc, D'Angelo 1972, p. 396.
1355 ca. - il castrum Cabache è annoverato in una lista di terre e castelli feudali - Librino 1928, p. 209.
1357 - abitato di Chabica distrutto - Bresc 1988, p. 240.
1357 (ago. 27) - "II rè [Federico IV di Aragona] affida a Rainaldo de Domino Gabriele l'incarico di riparare e custodire il fortino diruto detto Chabakka, vicino la terra di Cammarata e cheil detto fortino non possa essere tolto dalla potestà del Gabriele fino a che egli non venga soddisfatto delle spese incontrate per le riparazioni" - Cosentino 1886, p. 388, doc DXXVII.
1366 - turri de la Chabbica - Sella 1944,p.128.
1376 - torre di Ciabica con il solo custode - Peri 1982, p.239.
1408 - Thomas de Michaele prò casali Yabice - Gregorio 1791-92, II, p.492.
1500 ca. - feudum Chabice - Barberi, III, p. 143.
La torre è stata demolita anni fa per la costruzione di una casa privata.
Iscriviti a:
Post (Atom)