mercoledì 18 aprile 2012

Il castello di mercoledì 18 aprile





VENETICO SUPERIORE (ME) - Castello Spadafora

Sorge sulla sommità di un'alta collina, dalla quale si gode un'ottima visuale della costa tirrenica. Presenta una pianta trapezoidale a corte, con quattro torri circolari con basamenti a scarpa agli angoli e vi si accede per mezzo di una vistosa rampa di scale, che un tempo culminava in un ponte levatoio, oggi non più esistente. Il Feudo di Venetico ha origini note con Simone Venetico, al quale appartenne nel periodo normanno. Simone e Ranuzza Venetico, non avendo prole, nel 1259 lo donarono al Giudice Arduino (o Aldoino). Re Manfredi, con privilegio dato a S. Gervasio il 9 Marzo 1259, accettò e confermò la predetta donazione estendendola agli eredi in perpetuo, salvo l'obbligo del Servizo Militare. Il Barone Corrado Spadafora, figlio di Federico, nel 1447 ottenne la concessione del Feudo di Venetico. La Real Corte gli concesse la gabella insieme al Feudo di Mazzarrà. Il castello fu edificato proprio verso la seconda metà del XV secolo ad opera degli Spadafora. Il figlio di Corrado Spadafora, Federico, in data 2 Marzo 1459 acquistò il Feudo di San Martino, fu Senatore di Messina nel 1484, ed ebbe cinque figli. Gli successe il primogenito Francesco Spadafora Colonna, il quale sposò Melchiorra Moncada Aragona. Francesco commissionò lo stemma araldico marmoreo che sormontava il portale in pietra del Castello Medioevale sito a Venetico. Lasciò erede il figlio Pietro Spadafora Moncada. In questo periodo (1525), vi fu l'assedio della Goletta a cui partecipò il cugino di Francesco, Scipione Spadafora del Ramo di Randazzo, in quell'epoca Reggente di Caltagirone. Conservatosi in buone condizioni fino all'inizio del XX secolo, il castello fu gravemente danneggiato dal sisma che colpì Messina nel 1908 e ridotto a un rudere. I bastioni murari del perimetro difensivo si sono in buona parte preservati, così come una parte del camminamento di ronda che girava intorno alla parte interna del perimetro murario. Alle saettiere per moschetti, larghe e a vistosi strombi, si alternano, in prossimità delle torri scarpate angolari, gli alloggiamenti per pezzi di artiglieria pesante. L'interno del castello si prefigura come un palazzo fortificato. Si possono ancora distinguere, nonostante la diffusa devastazione operata dal tempo, alcuni ambienti dall'ampia estensione interna, edificati con la medesima tecnica muraria della bastionatura esterna. In particolare a nord-ovest si preserva un blocco residenziale, probabilmente quello principale, dalla notevole estensione. Poco a meridione del blocco residenziale citato è distinguibile quanto rimane forse di un edificio sacro: una piccola chiesa o una cappella, parte integrante del complesso fortificato. E' importante sottolineare l'influenza sveva su questo tipo di architettura, infatti la fortificazione di Venetico ripropone la struttura di Castel Maniace a Siracusa. Benché alcune fonti attribuiscano il progetto di questo castello all'architetto Camillo Camilliani, non sono mai stati trovati riscontri negli elementi architettonici né documentazioni a suffragio di tale ipotesi. Il castello mantiene un contatto visivo diretto con il castello di Saponara e il vicino abitato di Roccavaldina, a controllo delle vie di comunicazione verso e da Rometta.

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