giovedì 12 aprile 2012

Il castello di mercoledì 11 aprile



SERRAMAZZONI (MO) – Castello di Monfestino

La frazione di Monfestino e il suo castello rappresentano la storia del territorio serramazzonese. Non si conosce l'epoca di questa fortificazione (intorno all'XI secolo ?) che, per la sua posizione strategica, essendo posta su uno sperone che domina la sottostante pianura, quasi certamente costituì un avamposto dello sbarramento difensivo del Castro Feroniano. La parte più antica della rocca si presentava con un'alta torre quadrata circondata da possenti mura. Dopo il dominio longobardo e franco, il feudo assunse il nome di Terra della Balugola, divenendo proprietà della Chiesa di Modena che lo concesse ad una famiglia che dal luogo prese il nome: i Da Balugola. Il Feudo comprendeva: Farneta (oggi Riccò) dove avevano il castello i Balugola, Pazzano, Valle, Rocca S.Maria, Montagnana, Selva, S. Dalmazio, Ligorzano, Fogliano, S.Venanzio, S. Stefano, Festà, Ospitaletto, Coscogno. Nel 1239, a seguito della penetrazione nelle prime colline degli armati bolognesi e dei Savignano, i Balugola subirono l'incendio e la distruzione del loro castello di Farneta. Tutto il territorio del Feudo, con il passare del tempo, venne occupato dai Savignano che si insediarono nella turrita fortificazione di Monfestino rimanendovi sino al 1364, anno in cui ne ricevettero, da parte del Marchese di Ferrara, la custodia. I Savignano governarono ufficialmente la Podesteria di Monfestino sino al 1406, quando dopo un'ennesima ribellione, Nicolo III d'Este mandò contro di loro il fedelissimo capitano Uguccione Contrari, che li vinse sotto le mura della loro fortificazione di Savignano portandoli prigionieri a Ferrara. Per questa impresa, ad Uguccione Contrari fu donata anche la Podesteria di Monfestino. Con la morte cruenta, avvenuta a Ferrara nel 1575, di Ercole Contrari, terminò la dinastia dell'importante famiglia Contrari e il duca di Ferrara vendette la podesteria alla famiglia Boncompagni (1577) che la governò per oltre due secoli. Durante l'occupazione napoleonica (1796-1814) e il periodo della restaurazione (1814-1859) le singole comunità della Podesteria di Monfestino subirono parecchie e differenti aggregazioni ad altre realtà territoriali e comunali. Quando finalmente nel 1859 fu ricostituita l'antica Comunità, Monfestino aveva però già perduto la sua importanza strategica rispetto a un borgo posto sulla strada che congiungeva Modena alla Toscana e l'Europa al centro Italia: Serramazzoni. A inizio '900 il castello era in condizioni di deplorevole degrado, ma una volta acquistato dalla famiglia del Comm. Fermo Corni in pochissimi anni, grazie a importanti lavori di restauro, esso fu riportato al suo splendore originale. Oggi, camminando per un verde sentiero, si possono ammirare le rotonde e possenti mura, e si possono osservare le vette dell’Appennino e perfino i bianchi ghiacciai delle Alpi. Il castello è tuttora di proprietà della famiglia Corni e la tradizionale festa di Monfestino che si tiene verso la metà del mese di luglio è un'occasione unica per poterne visitare una parte. Nei pressi di Monfestino vi sono le cascate del Bucamante, il cui nome pare che derivi da una tragica e allo stesso tempo romantica vicenda. Nel castello, tanto tempo fa, viveva una nobile famiglia, composta dal padre Guidobaldo, dalla madre, donna Elvira, e dalla figlia, la bionda Odina che aveva allora diciassette anni. La fanciulla, bellissima d’aspetto, era solita fare lunghe passeggiate, in compagnia della domestica Fiorina, per i boschi ed i castagneti, per raccogliere fiori selvatici ed ammirare leprotti e caprioli. Un giorno Odina volle scendere ai piedi del monte, dove pascolavano greggi di pecore, ed incontrò un giovane pastore di nome Titiro. Aveva un volto molto bello e lunghi capelli biondi. I due ragazzi si guardarono intensamente negli occhi. Da quel giorno si incontrarono più volte di nascosto, riuscendo sempre ad allontanare la domestica. Un giorno però Fiorina vide i due giovani abbracciati e cose a svelare a donna Elvira il segreto della figlia. Odina, anche se era stata rinchiusa nel castello, non riusciva a dimenticare il suo innamorato. Una mattina, però qualcuno dimenticò di chiudere a chiave la porta della sua stanza e la fanciulla riuscì a fuggire. Corse veloce per i boschi e raggiunse Titiro. Ad un certo punto sentirono le voci dei domestici alla ricerca della fanciulla ed il latrare dei cani. Presi dalla paura e dallo sconforto si abbracciarono stretti e si gettarono nella cascata. I servi giunti sul posto guardarono impietriti i corpi esanimi di Odina e Titiro. La buca che si era formata sotto il peso dei loro corpi divenne la buca degli amanti, cioè Bucamante e diede il nome anche al torrente.

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