giovedì 1 marzo 2012

Il castello di mercoledì 29 febbraio



VAL DI NIZZA (PV) – Castello Malaspina di Oramala

Sorge su un'altura, circondato dai boschi di rovere e castagno, e domina il piccolo borgo di Oramala (inserito nel del circuito dei Borghi più belli d'Italia) e la Valle Staffora; ciò che è visibile oggi, in realtà corrisponde solo a una parte di esso, la rocca, mentre il resto del complesso è andato perduto. Ha una pianta a forma quadrata, comprendente un'enorme torre in pietra che domina su tutto e un gran corpo di fabbrica. La torre ha una pianta particolare: una figura a semicerchio appoggiata ad un rettangolo; risale alla prima metà del Quattrocento. Il portale d’ingresso della rocca è ad arco ribassato ed è stato dotato di saracinesca. Al di sopra di questo edificio si trova la cappella gentilizia dedicata a Sant’Eufemia, già esistente nel XIII secolo. Nell’ala settentrionale si trova un locale sotterraneo che si pensa fungesse da prigione. Il castello venne costruito dalla famiglia Malaspina nel X secolo, nel 1029 possesso del ramo Obertengo. Nel 1157 passò nelle mani dei marchesi D’Este e nel 1161 del vescovo di Tortona. Poi nel 1164, ritornò, grazie a Federico Barbarossa, ad Obizzo I Malaspina come premio per i servigi svolti, insieme a quasi tutte le terre precedentemente avute e comprese fra la Pianura Padana e l’alta Toscana. Tre anni più tardi, nel 1167, Obizzo ebbe modo di ripagare il suo signore per le concessioni ricevute. Il Barbarossa, lasciata Roma preda di un’epidemia che gli aveva decimato l’esercito, giunse a Pontremoli con l’intenzione di arrivare a Pavia attraverso l’appennino, ma si vide sbarrare la strada dalle truppe della Lega Lombarda. L’imperatore deviò, perciò, verso Villafranca sul Magra; da lì, sotto l’esperta guida del marchese Obizzo, arrivò a Pavia attraverso l’itinerario dei paesi liguri - sentieri tracciati dai mulattieri -, discendendo poi la Valle Stàffora e sostando a pernottare nel castello d’Oramala, che era il più difeso della zona. Fu grazie ad Obizzo se, il primo settembre, Federico poté giungere a Pavia e da lì riorganizzare la sua compagine per proseguire oltralpe. Fu quello il periodo di maggiore splendore per il casato dei Malaspina e per la storia del maniero, che divenne centro di diffusione culturale ospitando trovatori provenzali. Essi arrichirono quel rude ambiente militare dell'atmosfera gentile ed elegante che si respira con la loro poesia. Pare che Oramala ospitò perfino Dante Alighieri, invitato alla corte di Marullo Malaspina tra il 1306 e il 1307 circa. Alla fine del XIII secolo Oramala accolse famosi trovatori come Gerardo di Borboneilh, Uc de Saint Circ, Albert de Sisteron, che composero canzoni dedicate alla bellezza delle donne del casato. Nel 1474 la rocca venne fortificata da Manfredi Malaspina, per adeguarla alle nuove esigenze difensive dovute alll'entrata in uso dell’artiglieria. A tale scopo fu dotata di muri di 2,4 m di spessore. Fuori dai flussi della storia il fortilizio rimase alla famiglia Malaspina sino alla fine del XVIII secolo, quando i marchesi di Oramala, trasferendosi a valle, ne decretano il declino; abbandonato, cominciò ad andare in rovina. Nel 1985 gli attuali proprietari, i fratelli Panigazzi, iniziarono la ristrutturazione e il ripristino delle parti crollate. Nel 2005 è stato aperto al pubblico il Museo dell’arte contadina e degli attrezzi del ferro, conosciuto come il Museo del Ferro Battuto. Pare che il castello sia infestato da spettri e fantasmi, come sostenuto dall'ultimo proprietario Luigi Panigazzi. Ogni 25 dicembre, a mezzanotte, si accende la luce della terza sala della torre, che rimane accesa per alcune ore e poi si spegne. In quella sala vi sono un camino e un grosso tavolo di legno. Questo fenomeno sarebbe provocato dagli spiriti del grande imperatore Federico Barbarossa e dei marchesi Malaspina. Un altro evento straordinario si è verificato proprio qualche anno fa in una delle sale del castello in cui un giorno venne trovata la tavola piena di piatti sporchi. Qualcuno vi aveva cenato ma nessuno dei fratelli Panigazzi, unici a possedere le chiavi di ingresso, aveva organizzato quella cena. Anche alcuni degli abitanti del borgo sottostante sostengono di sentire delle strane voci e il rumore di cavalli lanciati al galoppo.

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