sabato 26 novembre 2011

Il castello di sabato 26 novembre



MONTELIBRETTI (RM) – Castello Barberini

Sorge alle propaggini dei Monti Sabini, alla sinistra del Tevere; castello medioevale, oggi palazzo baronale, difeso da quattro bastioni, sorto sul posto di un antico fortilizio detto dapprima Mons Brictorum, poi Mons Aliperti, ed infine Monte Libretti. Inserita nel ducato Longobardo di Spoleto, dal VII secolo passò sotto l’amministrazione dell’abbazia di Farfa; dal Mille fu feudo della famiglia romana dei Crescenzi ma forti furono i contrasti con Farfa, così che intorno al 1058 il loro castello venne attaccato e distrutto dalle truppe normanne, accorse dall’Italia meridionale in aiuto di papa Niccolò II che era sceso in guerra con i Crescenzi, contrari alle alleanze tra le abbazie di Farfa e Montecassino. Due anni dopo, nel 1060, lo stesso papa confiscò il castello di Montelibretti alla famiglia Crescenzi per donare l’intero feudo ai più fedeli Conti D’Aquino, famiglia di origine longobarda. A seguito delle complesse vicende seguite ai patti stabiliti nel concordato di Worms del 1125 tra l’imperatore ed il papa, le sorti del paese e del castello si trovarono al centro di dispute militari e rivendicazioni di possesso della potente abbazia benedettina di Farfa. Nel 1156 il castello venne cinto d’assedio dalle truppe imperiali di Federico Barbarossa. Nel Duecento la Chiesa, tornata in possesso del feudo di Montelibretti, vendette il castello alla famiglia romana dei Margani che a loro volta nel 1337 lo cedettero agli Orsini, che lo unirono ad altri 6 feudi formando un vero stato. Nel 1400 nella rocca papa Bonifacio IX creò abate commendatario dell’abbazia il nipote, cardinale Carbone Tomacelli, insediandolo, d’accordo con gli Orsini, nella Rocca di Montelibretti. Il Quattrocento vide nuovamente legati indissolubilmente gli Orsini, Signori del castello, con le sorti dell’abbazia di Farfa. Il predominio degli Orsini terminò solamente nel 1503 con lo sterminio da parte di Cesare Borgia, poi divenuto papa Alessandro VI, degli Orsini di Gravina e conseguente confisca dei loro beni. Soltanto con la morte dei Borgia gli Orsini poterono tornare in possesso dei loro feudi, solo a patto di acconsentire, nel 1504, al volere di Papa Giulio II riguardo la nomina di un Della Rovere (la famiglia del Pontefice) ad abate di Farfa. Nel 1559 ebbe la nomina cardinalizia il signore di Montelibretti Flavio Orsini, che, qualche anno dopo, sarà il promotore della fondazione del paese vicino a Monteflavio (1565). Nel 1644 l’intero feudo fu venduto al nipote di papa Urbano VIII, Taddeo Barberini, che però dovette fuggire in esilio in Francia fino al 1656 per scampare agli arresti decretati da papa Innocenzo X Pamphilj. Il cardinale Taddeo, tornato in Italia, prese possesso del feudo nel 1657 e poco dopo iniziò la radicale trasformazione del vecchio castello medievale in un più comodo e confortevole palazzo residenziale. Tale ristrutturazione interessò soprattutto alcuni degli ambienti interni del castello, lasciando invece quasi del tutto inalterata la struttura esterna, dove ancora oggi sono chiaramente visibili le vecchie murature di difesa con torrioni, sormontate da arcatelle pensili su beccatelli. Fu innalzato il muro a scarpa del lato ovest del recinto, racchiudendo due delle torri perimetrali e lasciando libero lo sperone esterno. Con l’estinzione della linea maschile dei Barberini, Montelibretti passò prima a Urbano Colonna, poi agli Sciarpa, fino all’ultimo principe Maffeo Barberini Colonna di Sciarpa. Nel 1900, dopo lo scandalo della Banca Romana, il Castello fu venduto ad una famiglia del luogo, mentre l’annessa tenuta fu acquistata dallo stato ed altri 1300 ettari di terreno ceduti ad acquirenti privati. Il castello si presenta oggi al visitatore come una struttura compatta, alta e priva di aggetti. Emergente dal lato nord della cinta, la più importante delle torri perimetrali, appare in buono stato di conservazione soprattutto per i recenti restauri che ne hanno ripristinato la copertura a falde. Alla fine del XVI sec. fu infatti aggiunto in altezza un blocco a pianta rettangolare che dava la possibilità di controllare dalla torre anche i camminamenti interni.

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