lunedì 31 gennaio 2011

Il castello di martedì 1 febbraio



MOZZAGROGNA (CH) - CASTELLO DI SETTE

Fu fondato dai Longobardi sul termine dell'VIII secolo (altre fonti lo vogliono costruito tra il IX ed il X secolo) e successivamente fu feudo dei conti di Chieti fino alla conquista da parte dei Normanni. Nel 1259, re Manfredi, figlio di Federico II di Svevia, donò il castello con il suo feudo alla città di Lanciano. Nel 1268 vi soggiornò il conte Filippo di Fiandra insieme a tutta la sua famiglia. L'episodio del 1308 che lo vide non in linea con i voleri del re e, successivamente, barricato nello stesso edificio e infine cacciato, costituì purtroppo l'inizio di un inesorabile declino del fortilizio. Durante questo lungo periodo di decadenza si hanno scarse notizie sul castello e su come scomparve la costruzione; infatti, attualmente di originario non rimane che qualche resto di cinta muraria. E' certo che le sue rovine e i boschi circostanti furono spesso rifugio e covo di bande brigantesche. Il Castello, oggi chiamato "di Sette", doveva sicuramente rappresentare un edificio significativo perché includeva, oltre alle stanze residenziali, diversi magazzini ed una fabbrica d'armi; all'interno del muro di cinta esistevano anche quattro chiese dedicate rispettivamente a Dio, a San Nicola, a Sant'Angelo e a San Pastore. L'aspetto attuale è simil tardo-medievale - rinascimentale. Ai lati della facciata vi sono due torrioni con merlatura. Il corpo centrale è sormontato da una tettoia. Le pareti esterne sono realizzate interamente in pietra. Una cornice a bugnato corre per tutta la facciata principale che, sopra il portone principale, risulta spezzata e sopraelevata dal resto della cornice. Le varie finestrelle, strette, presentano un archetto a tutto sesto. Tutt'intorno vi è un giardino. Nel 1625 il feudo del castello venne venduto a privati, dapprima agli Anfosso e poi ai Procaccino. Nel 1721 la baronessa Chiara de Osses rimanendo senza eredi, donò il castello ad Antonio Genoino, di cui il castello rimase di proprietà fino alla metà del 1900 a seguito della misteriosa scomparsa dell'ultimo erede della famiglia durante la seconda guerra mondiale. La forma attuale è dovuta ad una recente costruzione. Attualmente è sede di un hotel che ha lo stesso nome del castello. Per approfondire si può visitare il sito www.castellodisepte.com

Il castello di lunedì 31 gennaio



BINASCO (MI) - CASTELLO VISCONTEO

Domina la piazza principale dell'abitato con la sua imponenza. Edificato nel 1300 a protezione di Milano, presenta il caratteristico aspetto dei castelli viscontei di pianura. Ha pianta quadrangolare allungata, con alte mura merlate in laterizi a vista che cingono una ampia corte centrale, ed era forse protetto da quattro alte torri angolari quadrate (oggi ne rimangono solo due, oppure si ipotizza che l'edificio possa essere rimasto incompiuto), nonchè circondato da un ampio fossato, oggi riempito. L'ingresso principale è collocato in cima ad un piccolo ponte/rivellino. Il cortile presenta un porticato ed una loggia, probabilmente di epoca più tarda. Fu teatro di una tragedia che vide coinvolti Filippo Maria Visconti e Beatrice di Tenda, sua sposa in seconde nozze. Dopo averla sposata il Visconti perdette presto ogni interesse per la moglie e la accusò di adulterio. Imprigionata con il presunto amante e condannata a morte dopo un sommario processo, fu decapitata nel cortile del castello nella notte del 13 settembre 1418. A ricordo del fatto vi è una lapide posta all'interno del castello. Restaurato, oggi il maniero è sede del municipio.

sabato 29 gennaio 2011

Il castello di domenica 30 gennaio



SAMMICHELE DI BARI (BA) - CASTELLO CENTURIONE-CARACCIOLO

Fu costruito durante il periodo normanno per assolvere funzioni di controllo e difesa. Già conosciuto agli inizi del Cinquecento, tra il XVI ed il XVIII secolo fu al centro di numerose vicende che ne determinarono il cambio di signorie: nel ‘500 fu in mano al banchiere genovese Heronimo Centurione, nel 1606 all’ebreo portoghese Michele Vaaz, il quale chiamò il paese “San Michele”; nel 1675 al barone Antonio De Ponte. I duchi Caracciolo ne presero possesso nel 1797 per poi affidarne i lavori di restauro nella seconda metà dell’Ottocento all’architetto Amenduni. Ciò comportò un sostanziale sconvolgimento dell’aspetto originario dell' edificio, al quale vennero aggiunte le torri merlate, venne rifatta la facciata in bugnato con i tre portoni e le bifore a primo piano al posto di altrettante finestre. Il castello, così come appare oggi, ha dunque un impianto quadrato e torri sporgenti, a base scoscesa e caratterizzate da merli e strette aperture verticali. Esso presenta nove ambienti al piano terra coperti da volte a crociera, ed altrettanti locali al primo piano. I Caracciolo ne rimasero in possesso sino a pochi anni fa, per poi cederlo al comune. Dal 1974 il castello è sede del Museo etnologico della Civiltà Contadina "Dino Bianco".

Il castello di sabato 29 gennaio



ORZINUOVI (BS) - CASTELLO DI SAN GIORGIO

Denominato Rocca San Giorgio, era una vera e propria cittadella militare la cui costruzione ha avuto inizio nel 1477 per iniziativa della Repubblica Veneta, sotto il cui controllo Orzinuovi passò definitivamente dopo la pace di Lodi nel 1454. Già in età comunale Orzinuovi, per la sua posizione strategica, era un borgo fortificato voluto dal comune di Brescia con delibera del 1193(Castrum Orceorum Novarum). Della grandiosa fortezza veneziana a pianta poligonale, eretta su un importante confine occidentale, è rimasta solo una parte. A testimonianza del dominio della Serenissima sono miracolosamente sopravissuti alla iconoclastia giacobina tre bei leoni marciani a tipologia andante, scolpiti nella bella pietra di botticino: sono ancora murati sulle due porte urbiche e sul palazzo municipale. Un quarto leone marciano, nella tipologia in 'moleca', è murato nel basso torrione a lato del castello. Il castello, come è visibile oggi, è il risultato dell'assemblamento di parti, con funzione e datazione assai diverse tra loro. La fase più antica è rappresentata dalla torre (XIII sec.) che, dalla originaria funzione di porta di accesso al borgo, è poi stata inglobata negli edifici successivi, come maschio della fortezza. Ad essa vennero progressivamente addossati gli altri corpi di fabbrica, trasformando l’antico passaggio dapprima in uno spazio chiuso con valenza di ridotto fortificato, e successivamente in un edificio quadrangolare, con muri difensivi dotati di ampia scarpa e un apparato fortificatorio provvisto di beccatelli. L’ulteriore ampliamento del complesso, motivato dalla crescente importanza di Orzinuovi come postazione "di confine", favorì il riassetto complessivo dell’intera fortificazione nel 1477.
La Rocca venne dotata di 4 torri circolari (restano visibili solo le due meridionali) e nuovi perimetrali provvisti di scarpe ancor più solide e accentuate. Sempre in questo frangente vennero previste due porte urbane di accesso al borgo, dette anticamente “porta di sotto” o di S. Giorgio (la meridionale, da cui partiva la strada per Cremona) e “porta di sopra” o di S. Andrea (la settentrionale, da cui partiva la strada per Brescia). Dal 1700 il fortilizio perse la sua importanza strategica, passando dapprima sotto il dominio francese, poi sotto quello degli austriaci; furono questi ultimi ad abbattere alcune parti di mura perchè ritenute pericolose. Nel XIX secolo fu acquistato dal Comune e venne utilizzato prima come carcere, poi come istituto scolastico. Dal febbraio 1995 il Castello è stato interessato da lavori di conservazione e restauro, con l'obiettivo di renderne funzionali gli spazi (quelli al piano terra e al primo piano in funzione di mostre temporanee). Esso infatti ora accoglie rinomate mostre ed alcuni suoi locali ospitano la sede del Parco Regionale Oglio Nord.

venerdì 28 gennaio 2011

Il castello di venerdì 28 gennaio



VERNOLE (LE) - BORGO E CASTELLO DI ACAYA

Appartenente al borgo fortificato di Acaya, di cui occupa l’angolo sud-orientale, venne costruito nel 1506 per volere di Alfonso Acaya, feudatario del luogo. Intorno al 1535 avvenne la costruzione della cinta muraria, dei bastioni e del fossato ad opera del figlio di Alfonso, Gian Giacomo. Presenta una pianta trapezoidale con due torrioni circolari a nord-est e a sud-ovest, un bastione a punta di lancia nell’angolo sud-est; infine l’ultimo angolo (nord-ovest) si congiunge con la cinta muraria. L’ingresso al castello si apre a nord-est e un unico ponte lo collega alla terraferma. Nelle mura, nei bastioni e nelle torri del castello si aprono cannoniere e feritoie che avevano il compito di garantire agli occupanti il perfetto controllo di quanto avveniva all'esterno della fortificazione. Il castello, nella concezione rinascimentale, aveva sia scopi militari che residenziali; era la residenza del feudatario del luogo e, nello stesso tempo assicurava protezione agli stessi luoghi che facevano capo a lui. Il piano nobile del castello presenta tante sale, destinate ad alloggi dei signori del luogo, tra loro comunicanti e collegate con l'ampio terrazzo che si affaccia sul cortile interno. Il piano non è completo, in quanto l'intera ala est fu letteralmente smontata ed il materiale recuperato rivenduto ed usato per la costruzione di una masseria nei dintorni di Acaya. L'opera di smantellamento fu eseguita agli inizi del 1700 dalla famiglia Vernazza, proprietaria in quell'epoca del feudo. L'ambiente più caratteristico di tutto il piano nobile del castello è senza dubbio la sala ennagona che occupa il bastione di nord est. Essa si presenta decorata con bassorilievi e sulla porta d'ingresso due visi accolgono i visitatori: sarebbero stati attribuiti dagli esperti ad Alfonso dell'Acaya e Maria Francone (discendente dai signori di San Donato), genitori di Gian Giacomo, progettista del castello così come lo vediamo oggi. Sono anche gli unici fregi rimasti ad ornamento del castello, visto che tutti quelli che adornavano le pareti delle altre stanze del castello sono state accuratamente smontate nel corso dei secoli. La cittadella di Acaya é dotata di un sistema viario rigorosamente geometrico del tipo detto 'ad insula', concepito da Gian Giacomo e composto da sette strade rettilinee che si intersecano le une con le altre; sono orientate da nord verso sud e le stesse si incrociano con altre tre poste da est verso ovest. La sicurezza del borgo unito all'operosità della popolazione nelle attività agricole e pastorali, fecero raggiungere alla cittadella, intorno alla metà del XVI secolo, il suo massimo fulgore economico e di densità di popolazione. Con la morte di Gian Giacomo Dell'Acaya (1570) e la definitiva vendita del medesimo feudo, per il borgo di Acaya, assorbito dal fisco regio, cominciò il periodo di irreversibile decadenza.
Nel 1608 Alessandro de Montibus si incaricò di ulteriori ristrutturazioni, ma il castello non subì sostanziali trasformazioni fino al 1714, quando fu assalito dai Turchi. Dopo un lungo periodo di abbandono e di degrado, il borgo e il suo castello
attraverso una intensa attività di recupero e rilancio avviata dall'Amministrazione Comunale di Vernole e dall'Amministrazione Provinciale di Lecce, sono tornati a nuova vita tanto da ospitare -nel 2008- il primo forum internazionale per la pace nel Mediterraneo, organismo dell'UNESCO.

giovedì 27 gennaio 2011

Il castello di giovedì 27 gennaio



FRANCOLISE (CE) - CASTELLO NORMANNO

Ha forma irregolare e fu costruito nella seconda metà del IX secolo dai Normanni, su commissione del Cardinale Benedetto Caetani D’Anagni oppure di S.Tommaso D’Aquino, secondo la testimonianza del Parroco di Francolise, Don Raimondo. Malgrado l’opera logoratrice del tempo, si presenta ancora nel suo aspetto tipologico con affreschi e decorazioni con fregi. Ha una grande storia alle spalle. Ospitò sotto gli Svevi alcuni nobili Baroni fedeli a Manfredi; durante il periodo Angioino, nel 1271, fu concesso da Carlo d’Angiò come feudo ad un suo consanguineo, Simone di Monteforte, conte di Avellino. Poi passò nelle mani del conte Francesco d’Eboli, ai D’Aquino e ai principi di Caramanica. Nel 1372 divenne residenza extraurbana del Conte di Caserta, Giacomo Della Ratta. Ha ospitato anche il cardinale Benedetto Caetani futuro papa Bonifacio VIII e Luigi D’Angiò. Nel 1647, divenne rifugio del brigante Domenico Colessi di Papone e dei suoi uomini. Successivamente (1734)fu visitato dal Re Carlo di Borbone e dalla sua consorte. A poca distanza dal Borgo esiste la famosa fonte Calena, ormai in disuso, cantata dai romani, nota per le virtù delle sua acque acidule.

mercoledì 26 gennaio 2011

Il grande William....

Il castello di mercoledì 26 gennaio



CORCIANO (PG) - CASTELLO DI PIEVE DEL VESCOVO

Dimora suggestiva e carica di storia, è considerato uno dei monumenti architettonici più significativi del territorio perugino. Il castello venne fatto edificare verso la fine del XIV secolo su un preesistente edificio religioso e fu sottoposto alla giurisdizione dell'arcivescovo di Perugia dall'allora papa Innocenzo III.
Occupato nel 1394 dai nobili di Perugia e subito liberato dai popolani guidati dal capitano di ventura Biordo Michelotti, nel 1396 venne recintato con il permesso del Comune di Perugia da massicce mura e fortificato con le attuali torri. Il 23 giugno dell'anno successivo fu teatro delle sfarzose nozze tra il valoroso capitano e la nobildonna Giovanna Orsini. Nel periodo rinascimentale il maestoso edificio perse le sue rigide caratteristiche difensive, assumendo le prerogative di una lussuosa residenza signorile abbellita anche da uno splendido giardino. Arricchito di comodità e preziose decorazioni per volere del cardinale Fulvio I Della Corgna, nipote del pontefice Giulio III (Giovanni Maria Ciocchi del Monte), il complesso divenne infatti meta abituale dei vescovi perugini, che erano soliti trasferirvisi il giorno precedente la festa di San Giovanni per lunghi soggiorni lontano dalla città. A seguito dell'unità d'Italia, per intercessione presso il Governo del vescovo perugino Gioacchino Pecci, il complesso fu sottratto all'incameramento dei beni conseguente alle leggi demaniali e lo stesso vescovo vi dimorò fino al 1887, anno in cui salì al soglio pontificio con il nome di Leone XIII. La pianta del castello è a tipica forma quadrangolare, con quattro torri ai suoi vertici. A lato del maniero è situata la "Casa del Pellegrino", casa colonica in parte restaurata, adibita all'accoglienza dei pellegrini di passaggio. Il castello è molto bene arredato internamente, grazie ai recenti restauri che lo hanno fatto tornare agli splendori di un tempo. Molte pitture interessanti sono presenti nei numerosi saloni del castello e comprese anche nella cappella di San Giovanni, preziose memorie dei fasti di quella affascinante dimora che nella documentazione perugina è da secoli attestata tout court come la "Pieve del Vescovo". Per visitare il castello è necessario mettersi in contatto con la Scuola Edile di Perugia (tel. 075-5058611; e-mail info@scuolaedile.perugia.it), che, oltre a predisporre un ricco calendario di appuntamenti e di iniziative culturali, si propone come struttura di riferimento per favorire incontri con specialisti ed operatori del settore del restauro.

martedì 25 gennaio 2011

Il castello di martedì 25 gennaio



BORGO VALSUGANA (TN) - CASTEL TELVANA

Risalente forse al principio del Duecento, è raggiungibile percorrendo una suggestiva stradina medievale, detta sentiero dei castelli, che parte dal centro storico di Borgo, passa sulle pendici del monte Ciolino, per arrivare fino al retro del Castello da dove si può ammirare tutta la Valsugana. Il nucleo primitivo (XIII sec.), appoggiato sulla sommità del rilievo, si raggruppa attorno a una singolare torre di vedetta quadrata: appena 5 metri per lato, tocca i 26 metri di altezza. Le forme attuali, caratterizzate dai bastioni semicilindrici della cortina muraria, sono il frutto della ricostruzione effettuata alla fine del secolo XIV, dopo la distruzione avvenuta nel 1385 ad opera degli Scaligeri, e dei rimaneggiamenti della prima metà del Cinquecento. Interessante la sua angolazione analoga a quella della rocca superiore di Arco: le diagonali, infatti, sono una parallela e l´altra perpendicolare alla direzione della valle. Due ordini di cortine, ora mozzate, proteggono la residenza baronale: una, alta, fungeva da appoggio alla guarnigione mentre l´altra, più bassa, era una postazione per le batterie di difesa.
Il muro, che raggiunge spessori notevolissimi, reca sul coronamento labili resti della primitiva merlatura. Castel Telvana svolse un importante ruolo strategico sulla via militare romana, la Claudia Augusta Altinante, che si suppone passasse a mezza costa, (Telve di Sopra Torcegno). Alla fine del XVIII secolo il castello fu demolito per volontà imperiale.

lunedì 24 gennaio 2011

Il castello di lunedì 24 gennaio



THIENE (VI) - CASTELLO PORTO COLLEONI

Questo Palazzo è impropriamente chiamato castello per il suo caratteristico aspetto con due corpi laterali, leggermente sopraelevati, a forma di torre con cima merlata.
In realtà si tratta di una villa gentilizia, che riprende i moduli tardo-gotici dell'architettura veneziana del 1400.
Ma la definizione di castello è dovuta anche alla memoria della popolazione locale che lo ha sempre chiamato così. La struttura, costruita durante il XV secolo per volere di Francesco Porto seniore (uno dei più ricchi signori di Vicenza dell'epoca), presenta un corpo centrale, planimetricamente sagomato a T e le due ali più elevate che rimandano chiaramente al Fondaco dei Turchi a Venezia. In origine l'edificio fu costruito come casa fondaco per l'immagazzinamento dei prodotti agricoli del territorio circostante; tale funzione si intuisce anche dai 5 grandi archi a tutto sesto del pianterreno e dalla grande pentafora (una delle poche presenti in terra ferma al di fuori di Venezia) affiancata da due monofore del primo piano necessarie per dare luce e aria ai prodotti immagazzinati. Nel corso del Cinquecento esso venne sopraelevato con la creazione del secondo piano, destinato a magazzino, ottenuto dalla chiusura delle merlature sul corpo centrale e l'installazione di un tetto spiovente; quindi il primo piano venne trasformato in piano nobile, arredato ed abitato. Anche le ali laterali vennero sopraelevate, mantenendosi più elevate ed aggettanti rispetto al corpo centrale; conservando, inoltre, la merlatura originaria. L'opera di sopraelevazione, assieme alla costruzione dei due scaloni simmetrici ai lati della loggia che portano al piano superiore e della cinta muraria merlata sono opera di Francesco Porto juniore, nipote del seniore. La famiglia Porto mantenne la proprietà del castello fino al 1816, quando venne ereditato dalla famiglia Colleoni, che a sua volta mantenne la proprietà per tre generazioni fino al 1918, quando venne definitivamente ereditato dalla famiglia di Thiene, attuale proprietaria del castello. All'interno le sale presentano affreschi di G. Antonio Fasolo (1530-1572) di G. Battista Zelotti (1526-1578), allievi di Paolo Veronese. Al Palazzo è annessa una artistica scuderia del settecento, opera del Muttoni, che si compone di una vasta sala comprendente 36 colonne sormontate da putti, le mangiatoie in legno scolpite per 32 cavalli e il pavimento di marmo martellato e di mattoni a lisca di pesce. Per approfondire si può visitare il sito www.castellodithiene.com.

sabato 22 gennaio 2011

Il castello di domenica 23 gennaio



LAURENZANA (PZ) - CASTELLO NORMANNO-ORSINI DEL BALZO

Domina il paese da un'altura, sfruttando alle sue spalle un lato naturalmente e praticamente inaccessibile. Il complesso architettonico, successivo alla nascita del centro urbano, risale ai secoli XII e XIII. Nei secoli successivi sono stati effettuati molti interventi, anche radicali. La concezione difensivistica dell'epoca viene qui interpretata e tradotta alla lettera: controllo visivo inappuntabile delle vie d'accesso per un tempestivo avvistamento del pericolo, costituito soprattutto dalle bande piratesche; massimo sfruttamento degli sbarramenti naturali; presenza di torri circolari nella cinta muraria a protezione ordinaria del nucleo abitato. All'interno della cinta muraria erano presenti altre forme di difesa, che rendevano la roccaforte praticamente inespugnabile. Fu centro fortificato sotto i Normanni (1150), che probabilmente costruirono la fortezza su un precedente castello longobardo o eremo di monaci basiliani. Il primo feudatario di Laurenzana fu Guglielmo, figlio di Matteo da Tito. Nella prima metà del XIII secolo, con l’avvento svevo, il castello venne menzionato in un catalogus come struttura fortificata con funzioni prevalentemente militari. La fine del regno svevo coincise con il dominio degli Angioini, i quali apportarono profonde ristrutturazioni all’interno del castello. Dal 1442 il feudo di Laurenzana passò nelle mani degli Aragonesi. Nel 1454 iniziano ad avvicendarsi sul territorio laurenzanese famiglie baronali ed i primi che ottennero il privilegium su di esso furono gli Orsini con Maria Donata. Agli Orsini si legò la famiglia Del Balzo e nel 1483 divenne signore di Laurenzana Raimondo Orsini Del Balzo. Questi iniziò il rifacimento del castello trasformandolo da rocca in palazzo baronale. La parentesi degli Orsini Del Balzo a Laurenzana si chiuse con lo stesso Raimondo. La nuova famiglia che si insediò fu quella dei conti Poderico nelle persone di Paolo e Antonio che governarono dal 1496 al 1550; seguirono le famiglie dei Loffredo, dei conti Filangieri e dei De Ruggiero. Nel 1606 il feudo passò ai Gaetani D’Aragona. In questo periodo il castello subì ulteriori trasformazioni: vennero meno le ragioni difensive, si iniziò la costruzione intorno allo spazio centrale della rupe, la cisterna nel cortile venne coperta da un pozzo in pietra con una base e due colonne che sorreggevano l’architrave decorato con figure zoomorfe, oggi , purtroppo, non più visibili. Nel ‘700 avvenne l’ultima profonda ristrutturazione che lo portò ad assumere quelle forme visibili fino a qualche decennio fa. Gli ultimi feudatari dopo i Gaetani D’Aragona furono i duchi Quarti di Belgioioso che hanno abitato nel vecchio maniero fino ai primi decenni del novecento. Attualmente, sebbene in degrado, questo monumento mantiene intatti la sua maestosità e il suo fascino antico.

venerdì 21 gennaio 2011

Il castello di sabato 22 gennaio



PETACCIATO (CB) - PALAZZO BATTILORO

Sorge in una piazzetta nel cuore del centro abitato e ha subito diversi interventi nel corso dei secoli. Queste trasformazioni hanno alterato la struttura originaria a carattere militare e ne hanno mutato anche la funzione, che un tempo era prettamente difensiva. Oggi infatti il castello ci appare completamente trasformato in una residenza signorile, di periodo rinascimentale. Vi sono comunque ancora delle tracce della costruzione primitiva quali, sul lato ovest, l'attacco del ponte levatoio nonché un coronamento a merli ed ad archetti, tipici di una costruzione medioevale fortificata; probabilmente era presente un fossato per scoraggiare l'attacco nemico.
Da una parte l'assenza di documentazione dall'altro la difficile lettura stilistica rendono la ricostruzione storica molto complessa. Il castello di Petacciato sembra avere origini normanne, in quanto il suo assetto originario era costituito da una pianta quadrangolare, da mura massicce e dalle classiche torri per la difesa del maniero. Alcune fonti storiche attestano che nel 1463 il palazzo fu distrutto da Antonio Caldora e dalle sue truppe a seguito di un violento attacco.
Dopo la devastazione si hanno notizie del castello in epoca rinascimentale, con la sua trasformazione in residenza signorile. Verso la seconda metà dell'800 venne arricchito di un altro piano, voluto dalla contessa Ortensia d'Avalos.
I lavori per la realizzazione dell'opera furono affidati all'ingegnere napoletano Enrico Vetta, che utilizzò per la costruzione il materiale recuperato dalle cave di Petacciato. Con questo intervento il Vetta cercò di restituire al castello di Petacciato le sembianze medievali, ornando la struttura di tutti i tipici elementi architettonici dell'epoca, come beccatelli e merli. Quando il castello passò nelle mani del marchese Domenico Battiloro, questi non se ne curò affatto abbandonandolo al degrado e riducendolo addirittura a deposito di grano. Il palazzo fu poi dato in donazione dagli eredi del marchese Battiloro al Sovrano Militare Ordine di Malta che poi lo cedette al Comune di Petacciato. Oggi è sede di eventi e manifestazioni culturali.

Il castello di venerdì 21 gennaio



SCANSANO (GR) - CASTELLO DI MONTEPO'

Le prime notizie del castello sono contenute in una bolla di Papa Clemente III del 1188 inviata ai canonici di Sovana, ma la struttura ha origini ancora più antiche (intorno al 1000). Una prima importante ricostruzione avvenne nel 1300 grazie ai signori del Cotone. Nel 1378 il castello passò sotto la proprietà di Siena che alla fine del quattrocento lo vendette alla nobile famiglia dei Sergardi. Questi ultimi ne ebbero il controllo fino alla seconda guerra mondiale, e con loro la fortezza visse il suo massimo splendore. Nella sua storia non ebbe particolari scopi militari e, per la sua locazione decentrata, il principale uso fu di villa fortificata, atta a proteggere i numerosi poderi della zona dalle scorrerie dei maramaldi del tempo.
Il castello di Montepo’ è dunque stato uno degli ultimi esempi di latifondo nobiliare in Toscana, con i Sergardi che erano proprietari di centinaia di ettari di terreno intorno alla fortezza, divisi in poderi di pochi ettari e fatti lavorare dai “mezzadri”. La forma del castello di Montepo è a quadrilatero leggermente irregolare con quattro torri quadrate ed un ampio cortile interno. Internamente gli edifici formano una "L" essendo presenti solo su due tratti di mura: sul lato a sinistra dell'ingresso principale e sul lato lungo opposto all'ingresso principale. Nel 1530 il castello fu esaminato dall'architetto militare senese Baldassarre Peruzzi che lo trasformò nella forma attuale senza merli e con tetti. Di grande pregio sono sia il piombatoio sito sopra l'arco della porta di ingresso e, per i fortunati che possono accedervi, la grande mappa in carta pergamena di tutto il territorio circostante al castello. Dopo la seconda guerra mondiale i poderi furono assegnati ai contadini che li lavoravano, e la proprietà della tenuta di Montepo’ si ridusse a poche decine di ettari circostanti al castello. Attualmente ne sono proprietari i Biondi Santi, tra i più famosi produttori di Brunello di Montalcino, che vi hanno realizzato un'azienda agricola specializzata nella produzione vinicola. Il maniero non è visitabile. Per approfondimenti si può visitare il sito www.biondisantimontepo.com.

giovedì 20 gennaio 2011

Il castello di giovedì 20 gennaio



PARTANNA (TP) - CASTELLO GRIFEO

Le origini del maniero vengono fatte risalire al 1076 quando il gran conte Ruggero il Normanno pose fine al locale dominio musulmano. Da allora, per circa nove secoli, la struttura fu simbolo della famiglia Grifeo e della sua supremazia sui territori circostanti. E' una possente costruzione a pianta rettangolare allungata con tre grandi ali edilizie addossate e parallele a tre dei lati, fra le fortezze meglio conservate della Sicilia occidentale. La copertura a doppio spiovente è realizzata con travi lignee e tegole, i muri sono in conci di tufo o in pietra mentre i pavimenti in terracotta e maiolica. L'edificio ha ricevuto modifiche in tempi diversi e rispettivamente s'individuano almeno tre fasi principali: verso la metà dell'undicesimo secolo il castello risulta ancora separato dalla torre saracena che sarà la base del nuovo maniero quattrocentesco e ad oggi ancora visibile all'interno della struttura. Nel 1500 l'antico maniero lasciò posto ad una chiesa (la cui facciata è visibile a sinistra dell'ingresso del palazzo) e della primitiva struttura difensiva rimase solo il torrione circolare; il castello invece si spostò a sinistra del suddetto edificio sacro. I successivi restauri del XVII secolo cambiarono la destinazione della costruzione che da quel momento assunse una valenza più spiccatamente signorile. Varcato l'ingresso ed entrati nella corte interna, è possibile ammirare lo stemma nobiliare della famiglia Grifeo che troneggia sul portale che immette nel salone centrale; nel lato nord del castello spicca il portale bugnato d'ispirazione manieristica realizzato per volontà del principe Domenico Grifeo nel 1658. Nel salone principale è visibile un affresco del XVII secolo e su una parete dello stesso ambiente è rintracciabile una piccola apertura che si affaccia sulla cosidetta 'cella della monaca', presunto luogo di clausura di una religiosa della famiglia Graffeo rinchiusa lì per voto; tuttavia il racconto non ha trovato fondamento alcuno. Nelle cantine vi sono delle grandi botti che servivano per la conservazione del vino, vari ambienti e celle, una fossa per conservare il grano ed un lungo cunicolo che metteva in comunicazione l'interno del castello con l'esterno scavato solo in parte. Acquistato nel 1981 dalla Regione Siciliana, è stato donato alla città di Partanna e inserito nel progetto POR 2000/2006 che ne ha permesso un restauro conservativo, avviato nel 2003 e terminato nel 2006 con la sua inaugurazione a sede del museo del Basso Belice. E' stato così possibile visitare al suo interno il glorioso edificio, rimasto chiuso al pubblico per diversi decenni. Per approfondire si può visitare il sito www.grifeo.it

mercoledì 19 gennaio 2011

Il castello di mercoledì 19 gennaio



CASTELLEONE (CR) - TORRE ISSO

Simbolo del paese, è a pianta quadrata, alta circa 47 metri (all'epoca anche di più poichè il coronamento è andato perduto - i piccoli e radi merli attuali sono di costruzione moderna). Presenta una struttura muraria in mattoni a vista, varie feritoie e un accesso in posizione elevata, com'era tipico della torri castellane medievali. La sua altezza decisamente inusuale le conferisce una notevole imponenza. Secondo la maggior parte dei cronisti e degli studiosi di antichità cremonesi, essa sarebbe l'unico avanzo esistente del castello fatto costruire sul posto dai cremonesi in epoca medioevale. È probabile che fosse collegata (o almeno facesse parte di un complesso collegato) alle mura del borgo, delle quali si conservano pochi resti incorporati in altri edifici, ma che hanno lasciato il loro ricordo nel tracciato delle strade che ora circondano l'antico centro. Fu risparmiata dal Barbarossa, sceso in Italia nel 1186, che distrusse Castel Manfredi cui essa apparteneva. A volerne il salvataggio fu Alberto Trusso, un cremonese che aveva conosciuto l'imperatore. Secondo talune fonti storiche le difese di Castelleone sarebbero state successivamente potenziate, agli inizi del Quattrocento, da Cabrino Fondulo, signore di Cremona. Si racconta inoltre che al suo interno, un imperatore rinchiuse 200 guelfi cremonesi, e qui li fece uccidere. Più recentemente, fino a qualche decennio fa, la torre è stata adibita a serbatoio dell'acquedotto civico. Nel 2010 è stata inaugurata ‘La Torre Isso racconta Castelleone’, vera e propria mostra a cielo aperto allestita sulle transenne del cantiere che circonda la torre e che rimarrà una presenza fissa per almeno tre anni.

martedì 18 gennaio 2011

Il castello di martedì 18 gennaio



PORTOMAGGIORE (FE) - Delizia Estense del Verginese a Gambulaga

Era una delle numerose residenze estive e di caccia della corte degli Este. Si presenta come un castello a pianta rettangolare e a due ordini, delimitato da quattro torri merlate a pianta quadrata. A lato è posta una piccola chiesa settecentesca, unita all'edificio tramite un portico, anch'esso della stessa epoca. Fu costruito su commissione del Duca Alfonso I, sotto la direzione e forse su progetto di Biagio Rossetti, modificando un casale preesistente. Completato nel 1488, l'edificio venne donato dal Duca alla bella cortigiana Laura Eustochia Dianti (Ferrara, 1500-1573), con la quale il Duca aveva una stabile relazione extraconiugale, e che sarebbe successivamente diventata sua sposa dopo la morte nel 1519 della seconda moglie, la celebre Lucrezia Borgia. La negazione della validità di questo matrimonio fu il pretesto che permise al Papato di disconoscere gli eredi di Alfonso I, e di annettere così il Ducato di Ferrara nel 1598. La Dianti, alla morte del Duca, diede il via ad una serie di lavori di risistemazione della dimora da lei prediletta. L'edificio venne ingrandito, munito di quattro imponenti torri angolari a pianta quadrata, di timpanature decorative alle finestre e di un bugnato in cotto, come cornice per le porte e i quattro torrioni. Tali cambiamenti vengono attribuiti a Girolamo da Carpi. Di fatto quindi, anche se la Dianti costituì nel nuovo castello una piccola corte sul modello della grande ferrarese, il Verginese fu dunque una vera e propria delizia estense solo per un anno, sotto la guida di Ercole II, poi la sua ricchezza e vitalità artistiche e culturali sono da ricondurre all'opera di Laura, che fu mecenate per numerose grandi personalità dell'epoca. Alla morte della cortigiana tutti i possedimenti a lei ceduti rimasero di proprietà del maggiore dei due figli avuti dal duca e, in seguito, al nipote Cesare d'Este. In ogni caso la prosperità della Delizia cessò con la fine del casato estense e il passaggio dei suoi territori allo Stato Pontificio che si è preoccupato di cancellare tutti i fasti di questa casata troppo laica ed amante della troppo libera arte Rinascimentale. La Delizia è stata recentemente oggetto di un magnifico restauro critico conservativo, che permette di apprezzarne al pieno l'elegante architettura. E' stato da poco terminato il ripristino del brolo o giardino rinascimentale che riporta al suo antico splendore il terreno circostante. Oggi è sede dell'importante mostra di reperti archeologici e stele funerarie romane recentemente scoperti nel territorio adiacente, intitolata "Mors Immatura, i Fadieni e il loro sepolcreto".

lunedì 17 gennaio 2011

I castelli di lunedì 17 gennaio



CAVAGLIA' (BI) - CASTELLO RONDOLINO

Nonostante lo stile medioevale, questo edificio è settecentesco, quindi piuttosto recente.



CAVAGLIA' (BI) - CASTELLO DEI CONTI DI CAVAGLIA'

Eretto sul colle detto Bricco o Chioso, la sua esistenza è provata in documenti risalenti al 1034. Di esso purtroppo non è rimasta che qualche traccia ancora visibile e studiata grazie agli interventi di alcune indagini archeologiche, tra cui ricordiamo la prospezione aerea pubblicata nell’Atlante dal Gruppo Archeologico Vercellese. Da questi studi e dai documenti scritti si può affermare che la sua struttura era irregolare: seguiva la circonferenza della vetta del colle. Le mura avevano piú d'un metro di spessore e scendevano lungo il colle racchiudendo nel loro giro parecchie case. I proprietari di questo maniero erano i conti di Cavaglià, che si dichiaravano vassalli del vescovo di Vercelli, e che furono coinvolti nel conflitto fra i Comuni di Vercelli e Ivrea parteggiando per quest’ultima. Nel 1254 i conti di Cavaglià giurarono fedeltà al Comune di Vercelli e dopo poco il centro di Cavaglià divenne borgo franco. Il castello continuò a rimanere in funzione probabilmente fino al XV secolo, seguendo le declinanti fortune dei Cavaglià, ma i suoi ruderi rimasero ben visibili almeno fino agli inizi del XIX secolo. (notizie tratte dal sito mondimedievali.net)

sabato 15 gennaio 2011

Il castello di domenica 16 gennaio



ROSCIANO (PE) - CASTELLO

L'imponente maniero si compone di un torrione quadrangolare risalente alla fine del secolo XI, fatto costruire costruito da Achille Valignani, duca di Vacri, con la funzione di testa di ponte per le schiere normanne verso il comitato pinnense, e di un corpo di fabbrica laterale, trasformato nel Rinascimento in Palazzo Baronale. La torre, a pianta pressoché quadrata, è composta di tre livelli e con un'alta base scarpata; si eleva su un basamento di epoca più risalente, dal quale si scorgono ancora murature del periodo romano. Una leggenda vuole che essa sia stata edificata dai Giganti Paladini all'epoca della prima crociata e, pertanto, nella tradizione orale essa è indicata comunemente come "la Torre dei Paladini". Superiormente si presenta priva dell'originario coronamento merlato di cui era provvista. Il Palazzo Baronale, detto anche Di Felice, completato nel 1600, presenta un piano rialzato, nel quale era collocato l'antico Corpo di Guardia, con le finestrelle protette da pesanti grate, ed il piano nobile, al quale si accede per mezzo di una vasta scalinata interna, che ha ampie finestre separate da sottili paraste ed un sottotetto fornito di semplici loculi. La gravità dell'edificio tradisce la sua origine militare, poiché spesso era adibito a ricovero delle truppe dei vari eserciti che attraversavano la Valle del Pescara. Qui infatti stazionarono i più temibili e famosi capitani di ventura del tempo (Roscio da Montechiaro, tradizionalmente considerato l'epònimo del paese, Minuccio dell'Aquila, Giovanni Caldora, Muzio Attendolo Sforza e suo figlio Francesco, poi duca di Milano) e per questa ragione il fortilizio si guadagnò l'epiteto di "Rocca dei Capitani".

venerdì 14 gennaio 2011

Il castello di sabato 15 gennaio



MELENDUGNO (LE) - CASTELLO D'AMELY

Si presenta come una grande torre poligonale realizzata dal celebre ingegnere militare Gian Giacomo dell'Acaya su commissione del barone Pompeo Paladini nella seconda metà del XVI secolo. Il castello si configura come una torre poligonale a pianta stellare, alla quale vengono, in tempi successivi, addossati altri corpi di fabbrica per aumentare la disponibilità di spazi interni. Questa particolare forma ha solo altri tre esempi in tutta la Puglia. La torre, un tempo circondata dal fossato, era ubicata in posizione decentrata e periferica rispetto alla cerchia muraria medioevale che cingeva l’abitato. Tale scelta sanciva la definitiva perdita di efficacia dell’antico sistema basato sulla cinta muraria con torri ad essa addossate in corrispondenza delle porte. Alta 12,50 metri con mura di 4,5 metri, presenta una base scarpata e una facciata divisa da due tori marcapiano. L'accesso era possibile attraverso un ponte levatoio, protetto sulla verticale da una caditoia. Con l'avvento dei baroni D'Amely nel 1733, il ponte levatoio fu sostituito con uno in muratura chiuso da un portale di foggia cinquecentesca sormontato dall'emblema nobiliare: due leoni addossati e coricati che sostengono sul dorso una torre merlata. Al di sopra dello stemma troneggia la statua della Madonna Immacolata. Nei pressi della torre si collocavano le carceri baronali, i magazzini per i viveri e la torre con guardiola. La presenza di un piccolo campanile a vela sulla sommità del prospetto, ricorda l'esistenza di una piccola cappella al pian terreno che conserva ancora gli affreschi del Cristo Crocifisso e di una Madonna col Bambino. L'impostazione planimetrica di forma poligonale stellare va sicuramente cercata nelle acquisizioni cinquecentesche dell'arte militare e in particolare nella trattatistica di scuola toscana e marchigiana. Di particolare interesse risulta la somiglianza, seppur in questo caso in dimensioni ben più piccole, con il Castel Sant'Elmo di Napoli e con alcuni elementi architettonici difensivi della cittadella di Malta, quali i torrioni cosiddetti a "pinza" che lasciavano cioè tra le due cortine a stella lo spazio ideale per bersagliare il nemico. Tali somiglianze potrebbero spiegarsi con il fatto che tali aree ricadevano sotto la corona degli Asburgo; in particolare il castello fu costruito alla vigilia del Regno di Carlo V.
Attualmente è residenza delle Suore Povere Figlie delle Sacre Stimmate.

Il castello di venerdì 14 gennaio



AVENZA (MS) – TORRIONE CASTRACANI

E’ ciò che rimane dell’antica fortezza ed è attribuito tradizionalmente a Castruccio Castracani, signore di Lucca, che nel 1329 e per un breve periodo si impadroní dei territori carraresi. Castruccio preferì fortificare Avenza, più vicina alla via pedemontana per la Liguria a scapito del castello della Moneta. In realtà la torre è il frutto di una serie di rifacimenti ed aggiunte all'antica rocca operati tra il XV e il XVII secolo, soprattutto dai Cybo-Malaspina, per adeguarla all'uso delle armi da fuoco. Osservando la parte sbrecciata si possono osservare cornicioni marmorei a tortiglione quattrocenteschi inglobati in murature posteriori nonché chiari segni di una sopraelevazione con una corona di cannoniere avvenuta verosimilmente alla fine del '600. Il fortilizio, dopo l'unità d'Italia, fu venduto dallo Stato Italiano a privati come cava di pietre. Di conseguenza fu in parte sventrata al fine di farne sassi per costruire case. Nel 1883 è stato salvato dalla totale distruzione grazie all'intervento dello storico tedesco Theodor Momsen. Prima del suo saccheggio scientifico era formato da tre torrioni rotondi ed uno a pianta quadrangolare, sulla falsariga del forte di Sarzana. Già nel 1859 l'apertura di una strada lo aveva separato dal resto del complesso castellano costituito dal cinquecentesco 'casino del principe' con torre d'angolo che sorgeva sull'angolo opposto della cinta muraria cittadina, tuttora esistente sebbene profondamente alterato: sulla facciata reca una lapide secentesca proveniente dalla cappella della fortezza. Altri resti castellani: la porta a monte del borgo incastellato e vari frammenti della cinta muraria cittadina. Informazioni in buona parte tratte dal sito www.castellitoscani.com.

giovedì 13 gennaio 2011

Il castello di giovedì 13 gennaio



RIGNANO FLAMINIO (RM) - ROCCA DEI SAVELLI

Le poche informazioni su questa rocca sono ricavate dal validissmo sito www.castellidellazio.com e ve le riporto qui di seguito:
"La Rocca di Rignano Flaminio venne costruita tra Tre e Quattrocento dai potenti feudatari della famiglia romana dei Savelli, signori di molti piccoli feudi della valle del Tevere. L’antico fortilizio sorge nella parte centrale del paese a difenderne l’ingresso. Nel 1501, come documentato da un’iscrizione, la struttura venne parzialmente ristrutturata da Luca Savelli con l’aggiunta di alcune bocche da fuoco. Nel 1502 venne espropriata da papa Alessandro VI Borgia che la donò a Giovanni Borgia, suo parente. Alla morte del pontefice il feudo tornò ai Savelli che lo tennero fino 1607 quando venne venduto ai Borghese. Nel XVII secolo passò ai Muti e ai Cesi e poi, nel secolo successivo, nel 1799, ai Massimo, diventando ducato. La poderosa struttura di forma rettangolare presenta murature in grandi blocchi di tufo locale ed era preceduta da un ampio fossato, colmato agli inizi del Novecento. Nella piazza antistante il castello si trova una enorme bombarda spagnola lasciata con probabilità dai Lanzichenecchi nel 1527 di ritorno dal Sacco di Roma e denominato il Cannone di Cesare Borgia."
La Rocca, autentico bastione, è stata recentemente restaurata e in particolare si è provveduto a ricreare un tetto, visto che la copertura oroginaria era crollata da parecchi secoli e ciò aveva lasciato esposto alle intemperie l'antico monumento. Dunque ora la fortificazione può avere un utilizzo sociale ed essere visitata internamente dopo essere rimasta inaccessibile per moltissimo tempo.

mercoledì 12 gennaio 2011

Il castello di mercoledì 12 gennaio



CASTEL SAN PIETRO ROMANO (RM) - Rocca Colonna

Castel San Pietro in un lontano passato era l’acropoli della vecchia Praeneste, l’odierna Palestrina, fungendo da valido punto fortificato per l’estrema difesa. L'origine della fortezza, costruita sulla sommità del Monte Ginestro è da porsi nel X secolo, quando il feudo di Praeneste con territori annessi, che erano di proprietà della Santa Sede, venne concesso da Papa Giovanni XIII alla sorella Stefania, senatrice romana, con l'obbligo di erigere una fortezza sul Monte di Preneste. Questa costruzione era già realizzata nel 980, denominata Rocca di Preneste. Nel 1012 fu cinta d'assedio dalle milizie di Benedetto XII che muovevano contro Giovanni, lì rifugiatosi, nipote della senatrice Stefania. In seguito Pietro Colonna, discendente di Giovanni, e in continua lotta con il papato per i feudi dell'area prenestina, vi fece rinchiudere San Berardo dei Marsi, legato pontificio della Campania. Dalla dura rappresaglia operata dal pontefice, che distrusse completamente Palestrina, la Rocca, ormai definita Rocca dei Colonna, venne risparmiata. Un altro personaggio illustre che fu rinchiuso nella Rocca fu Corradino di Svevia, dopo la sconfitta di Tagliacozzo contro gli Angiò. Le guerre tra i Colonna e la Chiesa ricominciarono sotto il pontificato di Bonifacio VIII (1294-1299), che dichiarò decaduta la nobile famiglia dai suoi possedimenti. I Colonna a loro volta dichiararono illegittima l'elezione del pontefice (successiva all'abdicazione di Celestino V) e lo accusarono di simonia, provocandone in tal modo la vendetta. Il Pontefice decretò la distruzione totale di tutti i loro feudi, a cominciare da Colonna e Zagarolo, che furono saccheggiate e rase al suolo senza pietà. Preneste, dopo vari tentativi di tregua, compresa la pubblica umiliazione a cui si sottoposero volontariamente i Colonna, non sfuggì alla stessa sorte e neppure la Rocca sul Monte che la sovrastava (1299). In essa fu rinchiuso Jacopone da Todi, che aveva parteggiato per i Colonna contro Bonifacio VIII e che vi rimase fino alla morte del pontefice. Fu con Papa Clemente V, nel 1306, che i Colonna rientrarono in possesso dei loro territori e Stefano Colonna ottenne di ricostruire Preneste. Tuttavia nel 1436 si riaccesero nuovi rancori e contrasti e Papa Adriano IV, per punirli della loro disubbidienza e per rientrare in possesso dei loro territori, incaricò il cardinale Vitelleschi di scacciarli da Preneste. Nel 1437 il Vitelleschi rase di nuovo al suolo la città, nonostante i Colonna si fossero dati alla fuga, per punire gli abitanti della loro fedeltà a quel casato. L'anno dopo toccò alla Rocca. Dieci anni dopo Lorenzo Colonna, pacificatosi con il papà Nicolò V, ebbe il consenso di ricostruire Preneste e alcune opere difensive. Nel 1482 anche la Rocca fu riedificata. La data è attestata da un'iscrizione posta sulla torretta del ponte di raccordo con il borgo. Tuttavia la sua funzione di fortificazione era definitivamente tramontata e l'abbandono in cui fu lasciata sia dagli stessi Colonna che, poi, dai Barberini, non ne arrestò il progressivo degrado.
La struttura dell'edificio è a pianta quadrata con torrioni angolari anch'essi quadrati, ben visibili ancora oggi; al centro è ancora un bastione cilindrico, utilizzato tradizionalmente come carcere. Alla Rocca si accede tramite un ponte levatoio con portale ad arco, che la collega al borgo adiacente.Recentemente la rocca è stata oggetto di importanti restauri che l'hanno riportata al suo antico splendore. Chi la visita rimane di sicuro positivamente impressionato dallo splendido panorama che si può ammirare dai suoi spalti.

martedì 11 gennaio 2011

Il castello di martedì 11 gennaio



MONTORIO VERONESE (VR) – Castello scaligero

Situato sul colle di Montorio, include nel suo insieme i resti del castrum medievale, il cui impianto risale al X secolo, su preesistenze romane. L’aspetto del Castello negli anni immediatamente successivi alla sua edificazione non ci è noto. L’attenta analisi della stratificazione muraria porta alla conclusione che praticamente nulla di quanto attualmente rimane dell’antico maniero è anteriore alla fatidica data 1117, anno in cui la città di Verona fu letteralmente rasa al suolo da un tremendo terremoto. Ricostruito dopo quel tragico evento, per la sua importante funzione strategico-militare oltre che per la sua collocazione a controllo delle valli circostanti, fu al centro di lotte di fazione fra le potenti famiglie dei Crescenzi (ai quali era stato dato in feudo il Castello) e dei Sambonifacio. Con la disfatta del Barbarossa a Vaccaldo, nel 1207 il vescovo card. Adelardo cedette il Castello al Comune di Verona che nel 1228 provvide a fortificarlo e a darlo in custodia ad un Capitano. Successivamente, durante il riassetto scaligero (seconda metà del XIV secolo), fu rafforzato e ampliato con l'aggiunta della bastia. Caduta la Signoria Scaligera nel 1387, il maniero fu prima dei Visconti, poi dei Carraresi ed infine dei Veneziani. Da questo momento iniziò per il maniero un periodo di incuria e saccheggi da parte dei villici locali che provocarono danneggiamenti e distruzioni di parti della struttura. La tranquillità della zona regnò sovrana per quasi tre secoli, fino alla sanguinosa guerra tra l’esercito napoleonico e quello degli Asburgo. Il Castello tornò protagonista il 19 novembre del 1813, quando un distaccamento dell’esercito austriaco accerchiò le truppe francesi, ritiratesi entro le mura cittadine, insediandosi nel nostro maniero e minacciando dalla dorsale Preafitta il fianco nemico. L’anno seguente l’esercito di Napoleone lasciò definitivamente Verona. Gli Austriaci riconobbero l’importanza strategica del colle Preafitta e progettarono nuove fortificazioni, ad opera del colonnello Andreas Tunkler von Treuimfeld, che significarono la definitiva rovina del Castello. Il maniero, requisito ai Roncalli, venne riconvertito in una grande batteria chiusa armata con artiglieria pesante affiancata poco dopo dal nuovo Forte John. A tale scopo diverse strutture castellane vennero demolite, comprese alcune torri e tutte le cortine merlate, mentre alcune opere furono restaurate per ricavarvi ridotti e locali logistici. Solo il mastio fu lasciato intatto in quanto adibito ad osservatorio. Nel 1866 la batteria del Castello ospitava al suo interno venti cannoni, una polveriera con 44 tonnellate di munizioni e una guarnigione di 340 soldati tra fanti ed artiglieri. E’ singolare il fatto che da queste fortificazioni non venne sparato alcun colpo contro il nemico! Con la pace di Vienna (3 ottobre 1866) il Veneto venne infatti consegnato al Regno d’Italia. Per un certo periodo continuò ad ospitare una guarnigione militare stabile ed al termine del secondo conflitto mondiale fu impiegato per esercitazioni militari. Finalmente nel 1971 il Comune di Verona acquistò il Castello e ventisei anni dopo anche l’area circostante detta Bastia, avviando poi dei lavori di restauro e protezione di ciò che è rimasto ancora in piedi. Nel suo assetto compiuto (XIV secolo), il castello si componeva di due parti: il recinto minore (castrum), situato verso settentrione, e l'annesso recinto maggiore (bastia), entrambi originariamente merlati e turriti. L'impianto dei due recinti era irregolare per l'adattamento alla sommità del colle di Montorio. All'interno del castrum si erge l'alto mastio (XII secolo), a conci squadrati di tufo, su basamento marmoreo; la sopraelevazione di laterizio, con i resti dell'apparato a sporgere sono scaligeri (1360-1380). La torre principale del castello, che rappresentava l’estremo baluardo di difesa in caso d’assedio, è alta ben 27 metri e ha base quadrata con lato esterno di mt 6,35. All’interno aveva tutta una serie di solai con relative scale di collegamento che arrivavano fino alla terrazza merlata demolita dagli Austriaci. Altra importante torre, alta circa 21 metri, è quella vescovile, e anch’essa ad un attento esame mostra ben tre diverse fasi di costruzione. Il castello presenta poi altre due torri angolari, ben più basse delle prime già citate, entrambe di origine scaligera e “scudate”.
La grande batteria annessa al castello è a tracciato irregolare, adattata alle preesistenze del castello medievale. Faceva sistema con i forti austriaci di San Michele, a 2800 metri in pianura, e di Preara, a 700 metri verso settentrione, sull'altura maggiore del medesimo crinale di Montorio.

lunedì 10 gennaio 2011

Il castello di lunedì 10 gennaio



VILLAFRANCA IN LUNIGIANA (MS) - Castello Malaspina di Malgrate

E’ arroccato su un colle in posizione fortemente strategica e costituisce uno dei complessi medievali più scenografici della Lunigiana, a dominio della valle del fiume Bagnone e delle importanti vie di comunicazione appenniniche, della Garfagnana e della Cisa. Faceva parte della linea di difesa del territorio insieme ai castelli di Bagnone, Treschietto (quasi una sua copia), Apella, Comano, Castevoli, Verrucola, Casola, Viano e Minucciano di Garfagnana. La fortificazione si sviluppò nel 1275, ma la sua origine è senza dubbio molto più antica e con la nascita del feudo indipendente nato dalla frammentazione dinastica dei marchesi Malaspina di Filattiera, divenne nel 1351 residenza del signore feudale. Si deve proprio ai Malaspina la costruzione del primo nucleo del castello costituito da una torre cilindrica, alta ben 25 metri e coronata da uno sbalzo di ronda con beccatelli, affiancata da un edificio fortificato a pianta rettangolare. Nei secoli successivi vennero eseguiti lavori di fortificazione come l’ edificazione della cinta muraria trapezoidale dotata di merlatura guelfa e camminamenti di ronda, dei contrafforti con gli archetti per il deposito del materiale di difesa e della nuova porta di accesso al borgo di Malgrate il cui posto di guardia fu collegato al castello intorno al 1566. Il dominio malaspiniano si esaurì nel 1615, anno in cui Malgrate fu ceduto al governatore spagnolo di Pontremoli e nel 1641 ci fu un nuovo passaggio di proprietà per l’acquisto operato dai Marchesi Ariberti di Cremona ai quali è dovuta la trasformazione della residenza fortificata in elegante palazzo signorile.
Nel 1642 edificarono la cappella del castello dedicata a San Celso. Dopo gli Aliberti, iniziò la decadenza. Abbandonato e manomesso, divenne anche deposito agricolo. Oggi, dopo vari restauri, si presenta come la classica fortezza medievale con cortina muraria e mura scarpate, feritoie, torrette angolari sporgenti, camminamento di ronda e mastio centrale.