venerdì 24 dicembre 2010

Buon Natale e felice 2011 a tutti voi !!



la rubrica quotidiana sui castelli va in vacanza e tornerà a gennaio.

Il blog in teoria non chiude mai, vedrò di "postare" qualcosa di carino o di interessante se mi capiterà e ne avrò il tempo. Ancora auguri a tutti i castellieri come me e non !!!

Il castello di venerdì 24 dicembre



VERRES (AO) - Castello Challant

E' uno dei più imponenti monumenti dell'età feudale presenti in Valle d'Aosta.
Questa fortezza, avente principalmente scopo di difesa, fu costruita su di un promontorio roccioso a strapiombo sul torrente Evançon intorno al 1287 e dai documenti ritrovati viene indicata tra i possedimenti dei Signori De Verretio. Ma fu il governatore e capitano generale del Piemonte, Ibleto di Challant, rappresentante di quella stirpe di ricchi feudatari che dominarono la valle fino al 1783 che fece ricostruire completamente il castello tra il 1360 ed il 1390. E' un cubo di circa 30 metri di lato, mura spesse 2,5 metri, coronato da fitti beccatelli che sostengono la merlatura successivamente coperta dal tetto. Nel 1536 Renato di Challant rinnovò l'apparato difensivo del maniero adattandolo all'uso delle moderne armi da fuoco. In tale occasione venne costruita una cinta muraria munita di cannonniere, di speroni a contrafforte e di torrette poligonali da offesa, idonei all'impiego di cannoni e delle spingarde fusi nel feudo che il conte di Challant possedeva a Valangin, in Svizzera; l'ingresso fu reso più sicuro mediante la realizzazione dell'antiporta con il ponte levatoio e l'apertura di feritoie.
Si provvide inoltre ad aprire nuove finestre a crociera, in aggiunta a quelle a tipo gotico a monofora e a bifora già esistenti, e nuove porte ad arco moresco, di evidente influsso spagnolo; gli interni furono arricchiti con nuovi arredi.
Alla morte di Renato di Challant, in assenza di figli maschi, il castello venne quindi requisito dal Duca di Savoia e divenne sede di una guarnigione. Nel 1661 il duca Carlo Emanuele II ordinò di smantellare gli armamenti e di trasferirli al forte di Bard, punto strategico dove si concentrava la difesa della Valle d'Aosta.
Gli Challant riottennero il possesso della rocca nel 1696 e lo mantennero fino all'estinzione della casata, ai primi del XIX secolo. A quell'epoca il castello era abbandonato da quasi due secoli: il tetto, già in parte crollato, era stato demolito del tutto per evitare il pagamento del canone erariale, così che i piani superiori erano esposti alle intemperie e invasi da erbe. Il salvataggio di questo castello, analogamente a quanto avvenuto per i castelli di Issogne e di Fénis, si deve all'interesse di un gruppo di intellettuali piemontesi accomunati dalla passione per il Medioevo. Nel 1894 venne acquistato dallo Stato e dichiarato monumento nazionale. Ancora oggi il castello viene definito uno dei più possenti manieri che un vassallo abbia mai potuto permettersi di costruire in uno stato sovrano. L'interno, che in origine era semplicemente decorato con la bicromia ottenuta con il verde della pietra lavorata e il bianco delle pareti, si segnala per l'ampiezza dei locali, la poderosa struttura delle volte, gli stemmi in pietra lavorata, i vasti camini, tra i più grandi che vi siano nei castelli e soprattutto per il magnifico scalone a archi rampanti che raggiunge i piani superiori. Le prigioni erano situate nel sotterraneo. Il maniero ogni anno è il prestigioso palcoscenico del Carnevale Storico verrezziese in cui si rievoca, tra storia e leggenda, l'epopea della contessa Caterina di Challant.

giovedì 23 dicembre 2010

Il castello di giovedì 23 dicembre



BURONZO (VC) - Castello dei Buronzo

Per la sua struttura "a tipologia unica" lo possiamo definire come un "castello consortile", caratterizzato da numerosi interventi edilizi, concentrati in diversi periodi, attraverso una vasta planimetria che coinvolge anche lo sviluppo urbanistico cittadino. La prima citazione documentale del castello compare in un atto del 1039 in cui l'imperatore Corrado II investe il feudatario Guala di Casalvolone confermandogli la pertinenza dei possessi signorili. Più di un secolo dopo, nel 1152, Federico Barbarossa gli conferma i vecchi possedimenti e gli concede il diritto di esigere tributi per la manutenzione e l'ampliamento delle fortificazioni del borgo. Nel XII secolo i Casalvolone si dividono in tre rami, tra i quali assume rilievo quello dei Buronzo. Nel XIII secolo tale famiglia nobiliare assume sempre maggior forza patrimoniale, e nel secolo successivo si divide in sette colonnellati, corrispondenti a distinti ceppi familiari, che non si separano, ma decidono di convivere nel castello adottando regole di organizzazione comuni e statuti atti a favorire la conservazione unitaria del patrimonio a loro tramandato. Di qui la struttura consortile o di ricetto signorile assunta dal borgo, dove le varie caseforti concorrono a strutturare le fortificazioni verso l’esterno. Nel corso del XIV secolo e sino alle prime decadi del XV secolo, stante la rilevanza strategica assunta dal borgo, i Buronzo si trovano al centro di sanguinose guerre tra i Visconti, i Savoia ed i marchesi del Monferrato. Solo nel 1427 con il definitivo passaggio di Vercelli e del suo distretto ai Savoia, Buronzo conosce un periodo di pace e di nuova prosperità. Una prima fase costruttiva del castello è collocabile tra il XII ed il XIII sec. D.C. e ne è buona testimone la torre baricentrica rispetto al recinto originale. La seconda fase, risalente al XIV e XV secolo, riguarda gli edifici lungo il perimetro all’interno del recinto e la costruzione di una seconda linea difensiva. La terza fase costruttiva riguarda la costruzione di nuovi edifici lungo la via di Lizza (XV sec.). Dopo il passaggio di Buronzo sotto il dominio dei Savoia si assiste all'ammodernamento ed all'ampliamento delle edificazioni presenti sull'altura sino ad assumere quella fisionomia che si è poi mantenuta nel tempo. I Buronzo si dimostrano attenti alle novità artistiche e culturali che segnano il Rinascimento e poi il Barocco. In seguito sono arrivati successivi rimaneggiamenti, di cui il più significativo risale al periodo settecentesco nella zona antistante la rocca. Tutto il castello è attualmente di proprietà comunale e circa un terzo del consortile è stato recuperato con ottimi lavori di restauro, ridando alla luce il suo antico splendore; oggi è possibile visitare le sale affrescate e affittare il castello come location per eventi e manifestazioni, compresi catering, convegni e serate a tema.
Per approfondire si può visitare il sito www.castellodiburonzo.it

martedì 21 dicembre 2010

Il castello di mercoledì 22 dicembre



FABRO (TR) - Castello di Carnaiola

Antica fortezza realizzata agli inizi del 1000 a difesa del " Muro Grosso" , opera di natura idraulica realizzata in origine dagli Antichi Romani ( sembra per volere di Nerone) al fine di contenere le acque della Val di Chiana ed arrecare così meno danni a Roma in caso di esondazioni del Tevere. Da alcuni stipiti delle porte interne si desume che nel Medioevo fu abitato da Paris de Philipensibus (famiglia dei Filippeschi). Sembra certo che appartenne anche all’ altra famiglia orvietana di grande rilievo, i Monaldeschi; alla fine del 1500 il Conte Oratio Marscianus fece realizzare grandi lavori che modificarono totalmente il vecchio Castello di natura militaresca e lo trasformarono in una vera e propria residenza. A lui si deve in particolare l’ingresso monumentale impreziosito dal balcone sorretto da mensoloni scolpiti, di cui quello centrale reca lo stemma dei Marsciano. Il grande salone venne ridecorato con affreschi manieristi; sul soffitto a cassettoni figurano i simboli araldici della famiglia. In seguito alle ingenti spese di ristrutturazione i discendenti furono costretti a vendere la proprietà.
Nel corso del 1800 il castello è appartenuto alla famiglia Meoni di Buonconvento (SI) ed è rimasta loro fino al 1922. Da allora è proprietà dei Dal Savio.
Il castello ha pianta quadrangolare con quattro torrioni ai vertici ed ha un aspetto davvero imponente. Oggi è anche sede di mostre ed esposizioni.

lunedì 20 dicembre 2010

Il castello di martedì 21 dicembre



ACQUAVIVA PICENA (AP) - Fortezza degli Acquaviva

Non solo è il principale monumento del paese, ma è anche una delle rocche più importanti delle Marche. E' stata costruita in epoca medievale su volere della famiglia Acquaviva d'Atri e completata intorno al 1300. Giovan Francesco Azzolino, in seguito della distruzione operata dai Fermani nel 1447 si occupò della sua ricostruzione, a cui sembra essersi interessato il grande architetto fiorentino Baccio Pontelli, autore di altre opere fortificate nella stessa regione. Non sappiamo se e in che misura il Pontelli pose mano alla Rocca di Acquaviva. E' certo che l'impegno profuso fu notevole e molte carte fermane si soffermano sull'entità del materiale usato e delle forze umane impegnate. La Rocca, governata da Fermo, fu occupata, sia pure per brevi periodi, da Giosia d'Acquaviva, dallo Sforza, dagli Acquavivani sostenitori della rivoluzione giacobina, dal brigante Sciabolone. Nel 1845 passò in enfiteusi ai Conti Neroni Cancelli. Nel 1870 l'acquistò la famiglia Rossi Panelli che la cedette al Comune senza aumento di prezzo. Tale vendita avvenne nel 1907 all'atto dell'utilizzo del Mastio per una cisterna di raccolta delle acque provenienti dalle sorgenti di Paterno. Esemplare importante di fortificazione, presenta una pianta a quadrilatero irregolare, che racchiude un'ampia corte centrale con pozzo, con i vertici rafforzati da due torri angolari (rispettivamente di pianta pentagonale e quadrata, erano destinate ad armi leggere quali colubrine ed archibugi) oltre al Mastio - torrione di forma cilindrica alto circa 22 mt e con una scarpata fortemente accentuata - ed al torrione a pianta pentagonale, anch'esso con una profonda scarpatura, da cui si aprono feritoie per bocche da fuoco. Nella parte alta, percorribile attraverso camminamenti, la struttura difensiva poggia su eleganti beccatelli. Nello spessore della muraglia è ricavato un corridoio con piccoli appostamenti a casamatta ed una porta all'uscita della cortina. Il Mastio domina la piazza Del Forte le cui case sono disposte in modo da formare un'elegante corte. Verso l'esterno è ornato con due stemmi: l'Aquila Imperiale su uno scudo e l'antico stemma della città di Fermo con una croce ed una iscrizione oggi illegibile.
La Rocca ospita oggi il Museo delle Armi Antiche.

domenica 19 dicembre 2010

Il castello di lunedì 20 dicembre



NETTUNO (RM) - Forte Borgia

Fu voluto da papa Alessandro VI Borgia, allo scopo di rafforzare il sistema difensivo costiero della Campagna a sud di Roma. Il Pontefice incaricò della sua realizzazione il figlio Cesare, detto il Valentino, famoso per la spregiudicatezza delle sue gesta politico-militari che ne fecero, per molti storici, il simbolo del principe rinascimentale. L’architetto prescelto dai Borgia fu Antonio da Sangallo il Vecchio che rielaborò magistralmente i precedenti prototipi ideati dal fratello, Giuliano da Sangallo, che forse gli aveva fornito i disegni. Il forte venne progettato seguendo quindi i nuovi schemi e le regole cinquecentesche elaborate attraverso un preciso studio geometrico perfettamente visibile dalla pianta.
Il massiccio edifìcio è a forma quadrata, di circa 42 metri di lato, ognuno spesso oltre i 4 metri e realizzato in pietra arenaria rivestita da laterizi. Ai lati è dotato di quattro bastioni dalla forma cosiddetta a orecchioni o anche cuoriforme, ed è circondato da un fossato sui tre lati che non guardano verso il mare. All’interno prende forma un elegante cortile ad arcate a tutto sesto e, sul lato centrale verso il mare si innalza un poderoso maschio. Lungo i bastioni si aprono numerose postazioni per il fuoco difensivo, le troniere, che garantivano la difesa del forte da ogni lato, incluso il tiro di fiancheggiamento. Ogni bastione aveva due camere di livello per il puntamento delle artiglierie e nella parte superiore delle murature perimetrali corre un camminamento a merloni inclinati su mensole. La costruzione della fortezza avvenne tra il 1501 ed il 1503, rappresentando uno degli esempi più avanzati di architettura militare, vero compendio di tutti gli accorgimenti tecnici atti a rendere inespugnabile una rocca. Nei secoli successivi si ebbero diversi restauri e ampliamenti, testimoniati dagli stemmi dei papi che li promossero. Dopo i Borgia la fortificazione passò ai Colonna e poi alla Camera Apostolica e nel XIX secolo ai Borghese. Nel 1920 l'edificio fu acquistato dal barone Alberto Passini Camossi che lo trasformò in lussuosa residenza privata. Nel 1925 qui venne stipulata la convenzione di Nettuno, tra Italia e Jugoslavia. Oggi l'edificio, di proprietà comunale, ospita il Museo dello sbarco alleato e l'Antiquarium, che espone materiale archeologico, storico ed artistico del territorio di Nettuno.

sabato 18 dicembre 2010

Il castello di domenica 19 dicembre



ALVIGNANO (CE) - Castello Aragonese

Situato in posizione strategica a dominio della valle del medio Volturno, e' costituito da quattro possenti torri cilindriche angolari di forma circolare, delle quali la più grande funge da mastio. Nell'orditura dei tufi spezzettati del vecchio maniero, si riconosce la compresenza di una torre quadrata preesistente, che fu incorporata nel castello, ipotesi che fa supporre che in origine il fortilizio fosse molto più piccolo. Lo spessore delle mura indica chiaramente la sua funzione di fortezza. Diverse sono state le modifiche apportate alla struttura originaria: fu ampliato nel 1282, rinforzato nelle mura in epoca angioina e, nel 1400, accresciuto con quattro possenti torri cilindriche. All'interno sono ben conservati i due cortili, le cucine, i depositi, le stanze residenziali, cisterne e un'antica cappella chiamata S.Maria al castello. Il mastio conserva ancora il suo caratteristico decoro di beccatelli in tufo locale. Possesso di Altardo prima e Ruggiero poi, il castello fu poi feudo di Bareusonus e successivamente affidato a Marcantonio de Clovellis. Nel 1504 fu la volta di Geronimo al quale successe il figlio Francesco. Fu definitivamente abbandonato nel XV secolo in seguito ad un rovinoso terremoto che lo rese inagibile.

venerdì 17 dicembre 2010

Il castello di sabato 18 dicembre



SAN PIO DELLE CAMERE (AQ) - Castello recinto

Le prime notizie su di esso risalgono al 1173, quando risultava feudo dei baroni da Poppleto. Il castello, oggi allo stato di rudere, è aggrappato alle pendici del Monte Gentile, affacciandosi dalla montagna a controllo della valle sottostante. Le sue cortine e il cammino di ronda realizzati a gradoni: una situazione scomoda per i difensori, il cui spostamento lungo il perimetro di difesa risultava ostacolato, ma che evidentemente è stata considerata più che bilanciata dai vantaggi che la disposizione sul terreno comportava. Per assaltare il castello, il nemico era infatti obbligato o ad aggredirlo dal lato più basso, molto corto (aspetto che consentiva alla guarnigione di difendere un fronte ristretto), o a risalire il monte sotto il tiro dei difensori, con grave dispendio di energia e forti perdite. Il recinto presenta una configurazione a triangolo isoscele ed è dominato da una torre-puntone, anch'essa triangolare e inclinata secondo il pendio della collina, posta sul vertice superiore. Vi sono poi altre torri minori quadrilatere con funzione di rompitratta. Non è certo se il castello, a lungo feudo dei Caracciolo, sia stato stabilmente abitato in epoca medievale oltre ad essere utilizzato per la difesa e come rifugio; restò comunque in uso, con questa funzione, per parecchio tempo. Le mura del complesso risultano con ogni evidenza sopralzate, forse nel Trecento. Ciò che oggi si presenta dinanzi ai nostri occhi è ciò che rimane dopo l'assalto di Braccio da Montone nel 1424, che coinvolse analogamente anche il forte di Barisciano. E' probabilmente il miglior esempio di castello-recinto ad un tempo abruzzese ed italiano.

giovedì 16 dicembre 2010

Il castello di venerdì 17 dicembre



TRENTO - Castello del Buonconsiglio

E' stato edificato con funzioni difensive sopra un rilievo roccioso, originariamente sede di un castrum romano. La sua attuale struttura è il risultato di una plurisecolare aggregazione edilizia: sono infatti ben distinguibili diverse sezioni e strutture, risalenti a secoli diversi. Il Castello del Buonconsiglio, che rappresenta uno dei più grandi complessi fortificati delle Alpi, si divide sostanzialmente in tre parti: Castello Vecchio, Magno Palazzo e Giunta Albertiana. Il nucleo originario – detto Castello Vecchio – comprendente l'ampio torrione circolare (chiamato Torre d'Augusto), fu fatto realizzare dal podestà Sodegerio di Tito, sull’altura chiamata “Malconsey”: i lavori iniziarono nel 1239 e il vescovo Egnone di Appiano, abbandonata la sede vescovile presso il Duomo, ne entrò in possesso nel 1255. Da allora, e fino ai primi dell’Ottocento, il Castello – ribattezzato “Bonconsey” – fu sede dei principi-vescovi e massimo centro di potere a Trento. Tra la fine del Trecento e l'inizio del Quattrocento, la struttura venne profondamente modificata dai principi vescovi Giorgio di Liechtenstein e Giovanni IV Hinderbach. Il primo collegò al Castelvecchio la Torre Aquila, che fece affrescare con il Ciclo dei Mesi, uno straordinario esempio di Gotico Internazionale. Giovanni IV Hiderbach fece costruire la grande merlatura e il loggiato di gusto gotico-veneziano. Ma il merito di avviare vigorosamente la grande opera di trasformazione della fortificazione e di condurla a termine spetta al Card. Bernardo Clesio (1514-1439). Ne uscì un complesso grandioso, una reggia fra le più splendide del tempo, in cui trovarono degna ospitalità imperatori e re, papi e cardinali. In particolare, accanto al nucleo originario, il vescovo Clesio fece erigere il Magno Palazzo, sontuosa sede di intensa attività politica. In età barocca, il vescovo Francesco Alberto Poia costruì la Giunta Albertiana, struttura che permette la comunicazione diretta fra la sezione medievale e il Magno Palazzo. Nel 1796 la città venne invasa dalle truppe napoleoniche e l'ultimo principe vescovo, Pietro Vigilio Thun, lasciò il castello e si rifugiò nella fortezza di famiglia in Val di Non. Con la secolarizzazione del Principato Vescovile di Trento e la sua annessione alla Contea del Tirolo, il Buonconsiglio si ridusse da sede di rappresentanza a caserma militare austriaca. Quest'uso improprio fu una delle cause che portò alla perdita di buona parte del ricco patrimonio di pitture e affreschi che nei secoli precedenti erano stati realizzati in molti ambienti del Castello da parte di celebri artisti fra cui il Romanino, i due Palma (il giovine ed il vecchio), il Fogolino, ii ferraresi Dossi, il Farinato e Giulio Romano. Durante la prima guerra mondiale, la Sala del Tribunale (la cinquecentesca Stua della Famea) fu sede del processo (1916) agli irredentisti Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa. Dopo la sentenza, che sanciva la condanna a morte per alto tradimento, i tre irredentisti vennero condotti nelle celle ricavate nel loggiato. La sentenza venne eseguita nel prato tra il castello e le mura poste ad est (la Fossa dei Martiri): il 19 maggio 1916 venne fucilato il sottotenente roveretano Damiano Chiesa, volontario nell’esercito italiano; il tenente Battisti e il sottotenente Filzi vennero impiccati il 12 luglio successivo.
Nel 1918 lo Stato italiano divenne proprietario del Castello, che passò alla Provincia autonoma di Trento nel 1974. Il castello è maniero d'Onore dell'Ordine di Vittorio Veneto figurando in alto a sinistra nel diploma di Cavaliere.
Attualmente ospita il Museo monumenti e Collezioni Provinciali, che si sviluppa nelle sezioni di Archeologia, Arte Antica, Medievale e Moderna. Comprende anche il Museo Storico in Trento e gli Uffici di Tutela Archeologica.
Per approfondire si può visitare il link www.buonconsiglio.it

Il castello di giovedì 16 dicembre



LEPORANO (TA) - Castello Muscettola

E' situato sul punto più alto del centro storico, da dove domina e caratterizza il paesaggio e si presenta oggi nelle forme architettoniche proprie del palazzo fortificato, simbolo del potere feudale delle famiglie che vi dimorarono. Di forma quadrangolare, risulta articolato su due piani attorno ad un vasto cortile interno su cui si affacciano il bel loggiato e lo scalone monumentale di accesso al piano nobile. La parte più antica dell’edificio è certamente riconducibile alla poderosa torre quadrata dello spigolo di nord-est: edificata a difesa del casale, conserva nella sua base a scarpa elementi architettonici di probabile epoca normanno-sveva, mentre risalirebbe alla fine del XIV secolo la sopraelevazione del nuovo mastio.
Attraverso i secoli, e col cambio di proprietari (dai Belloto agli Antoglietta), l'edificio ha subito delle innovazioni e delle alterazioni a seconda dell'uso cui era destinato. In particolare, i principi Muscettola sul finire del XVII secolo ne decretarono la sua definitiva trasformazione in palazzo residenza dotandolo, tra gli altri ambienti, di una terrazza belvedere e di una piccola chiesa con matroneo. Questa famiglia di origine napoletana mantenne il feudo sino alla morte del settimo principe, senza eredi maschi, Giovanni Battista Muscettola (seconda metà del XIX secolo). Il Castello passò quindi alla famiglia locale Motolese-Lazzaro che lo destinò ad azienda agricola. Dal 1980 l'edificio è di proprietà del Comune che lo ha destinato ad accogliere eventi culturali. In particolare, ogni anno ad agosto, i fasti del casale al tempo degli Antoglietta vengono rievocati con un corteo e con attente ricostruzioni storiche ambientate all'interno del cortile. Per approfondire si può visitare il sito www.ilcastelloleporano.it

martedì 14 dicembre 2010

Il castello di mercoledì 15 dicembre



SCARLINO (GR) - Rocca Aldobrandeschi

Si trova in posizione dominante rispetto all'abitato, nella parte settentrionale della Maremma grossetana. L'aspetto attuale del castello, risale al dodicesimo secolo, è dovuto alla nobile famiglia degli Aldobrandeschi di Sovana, che acquisirono Scarlino grazie al matrimonio di Ildebrandino Aldobrandeschi con una figlia del Conte Alberto Alberti. In seguito con il dominio di Pisa fu effettuata una completa ristrutturazione, per questo oggi il castello è noto anche come Rocca Pisana. Il complesso attuale, a pianta irregolare a cinque lati e collegato alle mura del paese all'angolo Nord-Ovest, è costituito da 3 torri angolari differenti l'una dall'altra, unite tra loro da una serie di cortine murarie di altezza diversa. La torre nord-orientale, sicuramente di origine posteriore al resto del castello, si presenta a sezione circolare, con una porta ad arco tondo; attorno ad essa si sviluppano i resti di cortine murarie che dovevano racchiudere, in passato, un bastione o un fortilizio. La torre sud-orientale presenta una sezione quadrata, mentre quella sud-occidentale è rettangolare e di altezza minore rispetto alle altre. All'interno l'unica struttura rimasta è una cisterna per la raccolta di acqua piovana. Recenti restauri hanno reso la struttura fruibile per spettacoli e manifestazioni.

Il castello di martedì 14 dicembre



CASSACCO (UD) - Castello dei Signori di Montegnacco

Edificato sui resti di fondazioni tardo romane (VI secolo dopo Cristo), sorge all’estremità Sud di una collina che degrada verso la piana, nei dintorni di Trigesimo, ed è visibile dalla strada Pontebbana. Venne eretto nel Due­cento e nel 1254 il feudo venne assegnato dal patriarca di Aquileia alla fa­miglia Montegnacco che, tranne un periodo a cavallo tra XIV e XV secolo, controllarono il maniero ininterrottamente fino agli inizi del Novecento. Caratteristica principale del complesso sono le due torri, quadrangolari e a tre piani, ornate con un giro di archetti pensili e unite tra loro da un corpo di fabbrica ribassato, al quale sono stati accostati ulteriori fabbricati in momenti diversi. Una cinta murata, a cui si appoggiano rustici di recente costruzione, circonda l’intero complesso e, tra il castello e il cortile, sono visibili i resti del fossato. Nel corso dei secoli il maniero è stato interessato da più di un’opera di restauro: l'attuale aspetto simmetrico è dovuto ai lavori effettuati intorno al 1480 mentre nel Cinquecento fu edificata la chiesetta che venne dedicata a santa Maria Assunta. Da Aquileia nel XVI secolo furono trasportati due altorilievi romani effigiati, da poco tempo restaurati e collocati sul lato nord della parete lungo il fossato.
Danneggiato dal terremoto del 1976 e poi restaurato, il castello è oggi visitabile e tra i più belli della Regione. Appartiene alla famiglia Castenetto (te­soriere del Consorzio per la Salvaguardia dei Castelli).

lunedì 13 dicembre 2010

Il castello di lunedì 13 dicembre



BRUINO (TO) - Castello Malines

Le tracce storiche di un primo forte rurale si trovano nel Diploma imperiale di Guglielmo II di Olanda del 1252. Il XIV secolo fu contraddistinto dall'esercizio del potere feudale concesso alle famiglie signorili locali, protette dai Savoia. In particolare le famiglie bruitesi godevano delle prerogative feudali del territorio, del castello e della giurisdizione, che si rafforzarono nel corso del tempo, sino a far acquisire alle famiglie detentrici dell'imperium locale, una vera e propria signoria, che acquisisce la prerogativa di "nobiltà" già nel 1327. L'attuale massiccia costruzione, in decadenza, è originaria del XVI secolo, con annesso un grandioso parco; prende il nome della famiglia di origine fiamminga che lo tenne per varie generazioni. Sulle pareti esterne dell'edificio è possibile ammirare un sontuoso affresco del pittore piemontese Carlo Morgari eseguito nel 1933 con l'immagine di San Martino che dona il suo mantello a un povero. Il Castello di Bruino ha vissuto numerosi cambiamenti nel corso dei secoli fino ad assumere oggi l'aspetto di una residenza di campagna.

sabato 11 dicembre 2010

Il castello di domenica 12 dicembre



ROCCAVALDINA (ME) - Castello Valdina

Nasce come castello medievale in età Normanna; tracce dell'antico nucleo sono reperibili nello splendido portone ogivale e nell'ala nord-orientale: una fortificazione dotata di ponte levatoio e torri merlate atta a difendere terre e persone dalle frequenti incursioni piratesche. In assenza di fonti documentali non è facile attribuire una data certa alla parte più antica del castello, tuttavia, da alcuni elementi originali ancora leggibili, la costruzione si può collocare intorno al primo Cinquecento. In questo periodo infatti, diventa residenza padronale con il Barone Andrea Valdina, che ne accentua la sua struttura di austera fortezza: cunicoli sotterranei, strette finestre, pochissimi accessi lo rendono adatto alla difesa dalle incursioni nemiche. Al più illustre dei Valdina, Pietro, si deve la costruzione dell'ala più recente del castello, tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600, un vero e proprio palazzo nobiliare, simbolo della ricchezza che la famiglia Valdina aveva raggiunto in quegli anni. I lavori furono commissionati molto probabilmente al famoso architetto fiorentino Camillo Camilliani, che nello stesso periodo aveva costruito presso la propria bottega di Palermo il monumento funebre di Maurizio Valdina ,che si trova nel Duomo. Per tutto il 1600 il Castello venne abbellito con quadri e opere d'arte, fra le quali sembra un Cristo crocifisso del Caravaggio , andate perdute in seguito alla dispersione dei beni familiari successivi alla estinzione del ramo principale della famiglia. Seguì un lungo periodo di decadenza, nel 1800 il castello fu utilizzato come carcere oltre che come residenza della famiglia Nastasi de Spucches che lo aveva ereditato. Il terremoto del 1908 provocò il crollo dell’ala sud-est del castello, che fu restaurata rispettando soltanto la planimetria antica ma alterando per sempre i parametri murali originari. Per approfondire si può visitare il sito www.castelloroccavaldina.it.

venerdì 10 dicembre 2010

Il castello di sabato 11 dicembre



PIAZZA ARMERINA (EN) - Castello Aragonese

Noto anche come Castello Spinelli, venne fatto costruire intorno alla fine del Trecento su volere di Martino I, re di Sicilia, il quale ordinò la trasformazione in munita roccaforte di un antico «cenobio» dei conventuali francescani ai quali fu dato in cambio un preesistente castello normanno, non ritenuto più adatto alla difesa e del quale non vi è più traccia. Nel 1396 il Re lo assegnò a Giovanni Suriano, priore di S. Andrea. Successivamente, sotto il Re Alfonso nel 1416 circa, ne fu castellano Alfonso de Cardines i cui eredi ritenendosi «investiti in feudo della proprietà del castello» lo presidiarono con le loro milizie e parte di esso adibirono a prigione. Fino al 1812 nulla ci viene tramandato sul fortilizio che dobbiamo supporre sia rimasto sempre di proprietà dei Cardines poiché nel 1876, con sentenza del tribunale, ne fu riconosciuta la proprietà agli eredi di detta famiglia.
Essi, riavutolo in possesso, lo affittarono al governo che continuò ad adibirlo a carcere giudiziario. Le sue torri, circondate da bastioni e rivellini, hanno ospitato per lungo tempo i condannati civili. Struttura di grande interesse il castello si caratterizza per la forma planimetrica delle sue componenti: quattro torri quadrate collegate da mura bastionate ad impianto trapezoidale. Da poco tempo è stato restituito all'amministrazione comunale che intende sfruttarlo a fini turistici.

Il castello di venerdì 10 dicembre



MONTEFIORE CONCA (RN) - Rocca Malatesta

Edificata intorno alla metà del 1300, è il più potente simbolo del potere malatestiano nella Valle del Conca; le sue geometrie offrono scorci unici e, come l’ha definita Ugo Amati, è un "'grattacielo' medievale che cerca la luce". Della Rocca colpiscono subito le solide geometrie e la mole complessiva dell'edificio. Superando le diverse porte di accesso alla fortezza, nell'ultima delle quali è murato un pregiato stemma Malatestiano, si accede al primo giro di mura e poi al cortile dove si trova un pozzo decorato del ‘300. Al piano superiore si ammira una bella sala con volta a crociera dove sono esposti alcuni affreschi con scene di battaglia. Salendo all'ultimo piano si giunge al terrazzo sulla sommità della fortezza dal quale si ammira un panorama davvero emozionante. La forma attuale della Rocca, pur con le modifiche apportate nel XV e XVI secolo, non si discosta molto nella planimetria da quella originaria. Nei circa 100 anni di dominio, diversi esponenti di spicco della famiglia Malatesta vi hanno abitato: dal Guastafamiglia a Galeotto Novello, da Pandolfo a Sigismondo, il più celebre fra tutti, il quale esaltò l'importanza di questo complesso militare e residenziale. Con lui si registrò il periodo di maggior splendore del paese – sorsero infatti numerose istituzioni civili e religiose, come monasteri, ospedali e il Monte di Pietà - mentre la Rocca ricevette la definitiva sistemazione. Diversi personaggi famosi furono ospitati dai Malatesta a Montefiore: da Luigi il Grande Re d’Ungheria con tutta la sua corte a Sigismondo Re di Boemia e Imperatore, da Papa Gregorio XII a Papa Giulio II e poi nobili e condottieri che avevano rapporti con la dinastia riminese. Ma dal 1462, in seguito alla sconfitta di Senigallia, i domini malatestiani si ridussero sensibilmente e, sempre nello stesso anno, la Rocca venne espugnata per conto della Santa Sede dal più irriducibile avversario dei Malatesta, Federico da Montefeltro duca di Urbino. In seguito alla scomunica ricevuta da Papa Pio II un anno dopo, e al conseguente isolamento, cominciò la decadenza per Montefiore che, come tanti altri luoghi limitrofi, vide l'alternarsi di diversi domini. Governarono il paese i Guidi di Bagno, i Borgia, la Repubblica Veneziana e l'ambiguo personaggio di Costantino Commeno, principe di Macedonia che vi morì nel 1530. Interventi di restauro, tuttora in fase di completamento, mirano al recupero totale della Rocca, degna di essere annoverata tra le opere architettoniche più importanti del patrimonio culturale italiano.

giovedì 9 dicembre 2010

Il castello di giovedì 9 dicembre



VERDUNO (CN) - Castello di Carlo Alberto di Savoia

Durante i secoli il castello è stato una presenza costante nella vita della comunità e nei suoi rapporti con i feudatari. Agli inizi del 1500 la famiglia Cerrato ne diede inizio alla costruzione. Nei due secoli successivi il glorioso edificio fu di proprietà degli Scozia prima e dei Rachisi di Racconigi poi. L'aspetto attuale del castello lo si deve ai Cajssotti che lo fecero ricostruire alla fine della prima metà del Settecento su disegno di Juvarra. Nel corso dell’Ottocento divenne proprietà del re Carlo Alberto di Savoia che oltre a servirsene per la villeggiatura, vi impiantò una cantina per la produzione del Barolo, guidata dal celebre enologo Staglieno. All’inizio del Novecento fu dai Savoia alienato alla famiglia Burlotto che ne ridusse una parte a prestigioso albergo, il “Real Castello”.
Per approfondire si può visitare il sito www.castellodiverduno.com.

mercoledì 8 dicembre 2010

Il castello di mercoledì 8 dicembre



ARCOLA (SP) - Castello di Trebiano



Le rovine dell’imponente castello di Trebiano dominano e il borgo e la vallata sottostante, in posizione strategica a cavallo tra la bassa val di Magra e il mare, a controllo degli importanti scali marittimi commerciali di Lerici, utilizzato per lo più dalla Repubblica di Genova e la Francia, e di San Genesio verso La Spezia per gli scambi con la Toscana. Di forma quadrata, o meglio a pianta sub-pentagonale, presenta quattro grandi torri ai lati inglobate nella cortina che raggiunge l'altezza massima di 20 metri. L'esterno, privo di ornamenti, non presenta finestre, ma lunghe e strette feritoie oltre ad un ingresso con arco gotico. Menzionato per la prima volta nel 963, venne costruito dai vescovi di Luni. Possedimento dei signori di Trebiano dal 1039, vicini alla diocesi lunense, passò ai Pisani, ai Fiorentini, alla famiglia Mascaridi di Sarzana e infine a Genova. Si accede all'interno mediante una scala, seguita poi da una seconda a scalini selciati; nel lato orientale posano due doppie arcate, al di sopra delle quali corre un cammino di ronda che conduce alla torretta sovrastata da una piccola loggia, ancora contornata dalla merlatura alla ghibellina. E' probabile che la parte in rovina verso monte, dove la merlatura è più incerta, rappresenti il primo nucleo del fabbricato.

martedì 7 dicembre 2010

Il castello di martedì 7 dicembre



PESCINA (AQ) - Castello di Roca Vecchia

Nel 1185 il conte di Celano era il feudatario di Pescina. Con tutta probabilità la prima torre in muratura risale all’epoca della dominazione Normanna. Durante gli anni della lotta per le investiture, tra il Papa e l'Imperatore, i Marsi appoggiarono il Papa e cosi subirono la vendetta dell'Imperatore che distrusse e incendiò quasi tutti i castelli della zona, compresa Rocca Vecchia (Pescina). Successivamente, nell'anno 1232, Federico II emanò un decreto imperiale che invitava i pescinesi a riattare ed ampliare il proprio castello. Con l’avvento degli Angioini Pescina divenne proprietà, intorno al 1315, del francese Ugone del Balzo (de Beaux di Provenza). A questo successero nuovamente, dopo vari stravolgimenti, i conti di Celano. Agli Acclozamora seguirono i Piccolomini, i Peretti, i Savelli e gli Sforza-Cesarini che tennero Pescina fino all’abolizione della feudalità. Il disastroso terremoto del 1915 distrusse quello che restava del castello e dell’antico abitato sul colle. Oggi dell’antica fortificazione restano due torri affiancate, una cimata e l’altra diroccata. La torre superiore ha forma pentagonale. La torre inferiore, posta probabilmente a difesa dell’abitato sottostante, ha invece forma rettangolare ed è visibilmente meno alta ma più tozza. Tipologicamente possiamo parlare di un castello recinto, uno dei molti presenti in una regione montuosa quale è l’Abruzzo.

lunedì 6 dicembre 2010

Il castello di lunedì 6 dicembre


CAGGIANO (CE) - Castello normanno 

Il castello di Caggiano, si trova sul lato orientale del paese, l'unico non difeso naturalmente ed era costituito in origine da un corpo centrale, una mole possente che comprendeva tre alte torri, un torrione e due fortini. Secondo un atto di donazione del 1092 il primo signore del paese, Guglielmo di Caggiano della famiglia di Roberto il Guiscardo, lo eresse nella parte più alta del paese per difendersi dagli attacchi dei Saraceni. Le sue mura fortificate rendevano l’accesso quasi impossibile. Al castello si poteva accedere attraverso due porte d’ingresso orientali e due porte occidentali, più impervie e quindi più protette. Documenti ritrovati testimoniano come le porte fossero custodite nella notte da ronde armate. La guardia avanzata dimorava nella Cappella di San Luca, a 50 metri dal corpo centrale, mentre la milizia era acquartierata nel castello dove trovavano posto anche le armerie, le officine e le scuderie. Le prigioni e le sale delle torture erano situate a piano terra illuminate da piccole e alte fenditoie. Nel castello erano pronte all’uso potenti macchine da guerra disposte sui bastioni o presso le porte con cui scagliare sassi contro i nemici impedendone l’assalto, armi in seguito sostituite da cannoni in bronzo collocati sui torrioni e sulle mura. Dopo varie vicissitudini, il castello da fortezza fu ampliato progressivamente fino ad assurgere a residenza signorile nel XV secolo. Il castello è stato dimora di molti feudatari quali Giovanni da Procida, i Marzano, i Gesualdo, i Caracciolo, i Ludoviso, i Parisani ed altri… I Gesualdo vendettero nel XVI secolo gran parte del castello alle famiglie Isoldi (sudest) e Abbamonte (nord) e il settore nord-occidentale passò nel XIX secolo in proprietà dei Carucci. Oggi buona parte del castello è di proprietà del comune di Caggiano che lo ha notevolmente rivalutato. Una parte del Castello è ben conservata, l’altra parte è stata adibita ad abitazione civile già nell’800. La parte ben mantenuta conserva molti resti di pittura muraria del ‘700 e dell’inizio ‘800.

sabato 4 dicembre 2010

Il castello di domenica 5 dicembre



PALOMBARA SABINA (RM) - Castello Savelli

Intorno all'anno Mille, conseguentemente alla minaccia delle invasioni barbariche, molti centri abitati subiscono il fenomeno dell'Incastellamento, ovvero l'agglomerarsi di popolazioni rurali sparse intorno ad un castello, o rocca, costruito sulla cima di un monte. Palombara non fu da meno: già intorno al 900 venne edificata una prima torre d'avvistamento, attorno alla quale, intorno all'anno 1000, venne edificato il palatium. Furono gli Ottaviani ad edificare il primo nucleo del maniero sull’altura principale del borgo: esso aveva pianta quadrata ed occupava circa un ettaro di superficie. Già da allora la costruzione appariva molto possente, disponendo di mura perimetrali spessi due metri. Nel castello furono sottoscritti importanti documenti storici (il Conte Ottaviano nel 1111 firmò l’atto di restituzione a favore dell’abate di San Giovanni) e si verificarono eventi politici dalle grandi conseguenze (arresto nel 1180 dell’antipapa Innocenzo). Dopo essere appartenuto ai Conti di Palombara, il castello venne ceduto verso il 1250 ai Savelli e precisamente a Luca, nipote di Onorio III che diede il via a tutta quella serie di pontefici che favorirono con ogni mezzo l’ascesa al potere dei propri familiari (il nepotismo). Anche un altro papa, Onorio IV, al secolo Giacomo Savelli che nel 1285 proprio in questo castello confermò il proprio testamento, favorì i Savelli che per tutto il XIV sec. indisturbati fecero il bello ed il cattivo tempo. Ad essi sono dovuti i lavori di ampliamento del fortilizio, consistenti nell’aggiunta delle altissime murature e dell’alta torre quadrangolare – tra le più alte del Lazio. Degna di nota e rarissimo esempio in Italia è la profonda galleria che parte dal castello e collega questo ad una delle porte del paese. La galleria, detta anche di “soccorso”, lunga oltre 80 metri è percorribile in due sensi, uno coperto con profonde feritoie, ben 37, che garantivano agli arcieri e balestrieri una formidabile difesa, e l’altro posto sopra la galleria, scoperto ma protetto da merlature. Le stanze del castello ospitarono una delle più importanti sessioni del Tribunale Ecclesiastico nel processo italiano contro i Templari (1310); vi trovò rifugio Benvenuto Cellini (1532) e vi nacque la Venerabile Virginia Savelli Farnese (1602), fondatrice delle Oblate Agostiniane di Santa Maria dei Sette Dolori. Dopo alterne vicende, i Savelli vendettero il castello ai Borghese nel 1637; nel 1893 ne presero possesso i Torlonia e solo nel 1949 passò agli Cesarini Sforza. L’amministrazione comunale palombarese l’ha acquistato nel 1971 per farne un centro culturale.

venerdì 3 dicembre 2010

Il castello di sabato 4 dicembre



MUSSOMELI (CL) – Castello Chiaramonte

A pochi chilometri dal centro abitato di Mussomeli, sopra un successivo e spigoloso rilievo roccioso, “come un nido d’aquila fuso nella rupe” (definizione del Solinas) si erge maestoso il castello, antico maniero risalente alla seconda metà del Trecento, tra i meglio conservati di tutta la Sicilia. Il castello venne eretto attorno al 1370 da Manfredi III di Chiaramonte sui resti di una fortezza araba e per la sua posizione strategica e per la sua imponenza è visibile anche da molto lontano. Architettonicamente è caratterizzato da colonne, archi decorati, fregi, solide e spesse mura merlate ornate da bifore e completate da un torrione quadrato. Interessanti al suo interno sono le Sale dalle volte a crociera, la Sala dagli archi ogivali e i sotterranei nei quali, secondo le voci popolari, venivano custoditi meravigliosi tesori e dove accadevano misteriose vicende. Ad esempio, si narra che tre belle dame, vittime di conflitti di gelosia, sarebbero state murate vive in una sala del maniero, così come che dal 1500 comparirebbe di frequente al suo interno il fantasma della giovane Laura Baronessa di Carini, vittima del crudele padre Cesare Lanza. Per approfondire l'argomento potete visitare il seguente link : http://mussomelicastle.megablog.it/

Il castello di venerdì 3 dicembre



TREQUANDA (SI) - Castello Cacciaconti

Di origini duecentesche, domina e caratterizza l’antico borgo medievale con la sua pianta trapezoidale ed il maestoso torrione cilindrico in pietra, in parte ricostruito dopo la guerra, che ne testimonia l’antica struttura fortificata. Di proprietà dei Signori Cacciaconti della Scialenga dopo diverse vicissitudini (l’infeudamento fu confermato da Federico II il 25 novembre 1220), il Castello, dopo essere appartenuto anche a artolotto dei Tolomei, nel 1555 venne annesso, insieme all’intero territorio di Trequanda, al Granducato di Toscana ad opera di Cosimo de’ Medici e ne seguì la sorte fino all’unità di Italia. Il castello ha ospitato durante i secoli abitanti diversi. Fra i più illustri va ricordata la Beata Bonizzella Cacciaconti, nipote di Guido e figlia del grande feudatario ghibellino Ildebrandino, donna di intensa fede e viva carità, vissuta nel XIII secolo. Ospitò anche personaggi di non chiara fama, come Musciatto Franzesi. Posto in posizione strategica lungo la strada che da Chiusi conduce a Siena, per questo motivo il fortilizio è stato più volte preteso in proprietà da Siena e Firenze. Dal dopoguerra il complesso è divenuto di proprietà del Fondo Pensioni per il Personale Cariplo. Il compendio immobiliare occupa parte dell’area dell’antico borgo compreso tra le mura storiche, con accesso direttamente sulla piazza di Trequanda. Dall’ingresso principale si accede al cortile interno su cui affacciano: il fabbricato storico, di tre piani fuori terra oltre al sottotetto costituente la parte nobile residenziale; corpi minori di fabbrica su due piani fuori terra (oltre ai cantinati) già adibiti a magazzini, ad antiche botteghe artigiane, a scuderie ed alle cantine utilizzate fino agli anni ’70 per le attività connesse alla gestione della relativa Fattoria. Le facciate interne ed esterne sono intonacate e alcune stanze dell’ala sinistra (quella più antica) hanno mantenuto i soffitti lignei a cassettoni e decorazioni floreali. Proseguendo oltre il cortile si passa nella zona verde del complesso: il giardino all’italiana si trova sotto il torrione circolare ed è compreso tra il castello vero e proprio ed piccolo parco alberato, delimitato dalle mura merlate, che si affacciano sulla sottostante campagna. Trequanda , con la sua torre rotonda, costituisce un caso piuttosto isolato; pur se non mancano in terra senese altre torri rotonde munite di apparato a sporgere addossate ad edifici fortificati (Sarteano). La forma circolare e l’emergere dalla muratura la identificano chiaramente come antenata del bastione, che diverrà la forma difensiva più usata nei secoli successivi.

giovedì 2 dicembre 2010

Il castello di giovedì 2 dicembre



MANGO D'ALBA (CN) - Castello dei Marchesi di Busca

L'attuale castello di Mango sorge dalle fondamenta di un fortilizio costruito con funzioni prettamente strategiche sul finire del secolo XIII, con tutte le connotazioni tipiche del periodo: camminamenti segreti che sbucavano in aperta campagna, prigioni, luoghi di tortura, pozzi dove far sparire avversari irriducibili e pericolosi. Venne edificato dopo che nel 1275 l'esercito astigiano aveva raso al suolo i castelli di Frave, Vaglio, Vene e il villaggio di Lanlonzo. Di quell'antico episodio resta memoria nello stemma comunale che indica tre torri a emblema del passato. Nel 1314 gli abitanti di Mango costruirono una nuova fortezza, poi rasa al suolo nel 1680, quando i Marchesi di Busca costruirono un nuovo castello che ebbe la base di una fortezza con l’aspetto di una lussuosa dimora del XVIII sec. Gli stessi mattoni dell’antica fortezza furono usati per la nuova costruzione. Il palazzo è oggi il fiore all'occhiello di Mango, dopo essere stato per secoli residenza estiva dei marchesi di Busca che lo vollero sontuosamente arredato e con il primato di un giardino celebrato per le piante ornamentali e le colture floreali. La dinastia dei Busca si estinse nel 1830. All’inizio del XX secolo il castello fu acquistato dal Comune di Mango. Nelle ultime fasi della Seconda guerra mondiale esso fu per qualche tempo un presidio partigiano. Subì un primo restauro nel 1965 a cura della Proloco e un secondo nel 1983, in cui la Regione Piemonte contribuì ai lavori. Dal 2007 fa parte del circuito degli 8 castelli Castelli Doc. La rete dei castelli include anche i manieri di Grinzane Cavour, Barolo, Serralunga d'Alba, Govone, Magliano Alfieri, Roddi e Benevello. È inoltre inserito nel circuito dei "Castelli Aperti" del Basso Piemonte. Al suo interno oggi è ospitata al piano terra l'Enoteca Regionale del Moscato d'Asti, degli spumanti del Piemonte e dei Dolcetti di Mango.

mercoledì 1 dicembre 2010

Il castello di mercoledì 1 dicembre



GRINZANE CAVOUR (CN) - Castello

Le notizie storiche sulle sue origini sono poche e frammentarie. Non è certa ad esempio la sua data di costruzione: c'è chi lo colloca nel XIII secolo e chi sostiene invece che la costruzione della torre risalga al 1350 e il resto ad epoca successiva. Il castello è ben conservato, si presenta come un imponente edificio a pianta rettangolare con un poderoso mastio, che occupa tutta un'ala, ed una fabbrica a "U" ornata da una serie di torrette: due quadrate e due, esterne e pensili, a pianta rotonda. Molte finestre si aprono sulle facciate principali ad est e ad ovest, due sole sulla facciata a nord, mentre nel versante a sud sono numerose e ordinatamente allineate su tre piani. Attorno al Quattrocento il castello e i circostanti terreni appartenevano al marchese di Busca, i cui stemmi nobiliari furono infatti scoperti sotto gli intonaci di alcune stanze. Il maniero ebbe poi numerosi proprietari dei quali non restano che poche notizie finché. Non dovrebbe essere sbagliato affermare che, usato in tempo di guerra come centro di raccolta delle milizie, diveniva nei periodi di pace residenza occasionale o forse luogo di sosta fastoso durante le battute di caccia, organizzate dai nobili locali. Nell'Ottocento, ospitò per quasi venti anni un illustre personaggio del nostro Risorgimento: Camillo Benso Conte di Cavour. Lo statista vi giunse nel 1830, ospite degli zii, la famiglia De Tonnerre. Incaricato di amministrare questi beni di famiglia, dimostrò fin d'allora capacità organizzativa e apertura mentale verso le nuove acquisizioni scientifiche. Fu nominato sindaco di Grinzane nel maggio 1832 a ventidue anni e tale carica mantenne fino al febbraio 1849. Intorno al 1931 la Marchesa Adele Alfieri, figlia di Carlo, donò il castello e dieci ettari di terreno all’Amministrazione comunale di Alba, che aveva inglobato quella di Grinzane, allo scopo di istituire una colonia elioterapica per bambini bisognosi. Ritornato autonomo nel 1948, il comune di Grinzane rivendicò la totale proprietà del castello promuovendo un lungo contenzioso finito al Consiglio di Stato.
Ogni anno, agli inizi di novembre, nel Castello di Grinzane Cavour si svolge l'Asta Mondiale del Tartufo Bianco d'Alba.

martedì 30 novembre 2010

Il castello di martedì 30 novembre



CACCAMO (PA)- Castello Chiaramonte

Il castello di Caccamo, realizzato in pietra calcarea, sorge sulla sommità di una massiccia rupe e con il suo aspetto ricco di bastioni e merlature sembra quasi fungerne da corona. Le prime notizie che ne fanno riferimento risalgono al XIV secolo quando gli Angioini tentarono invano di espugnarlo. L'edificio, in seguito all'alternarsi nei secoli di diverse famiglie signorili, si presenta oggi come un insieme di corpi di fabbrica non omogenei. Ai Chiaramonte, nobile famiglia palermitana che per più di un secolo condizionò la storia della Sicilia medievale contrapponendosi al potere regio degli Aragonesi, e in particolare a Manfredi I, si deve lo sviluppo e il potenziamento del maniero tra il 1300 e il 1392. Purtroppo del periodo chiaramontano sono rimaste visibili pochissime tracce a causa dei continui rimaneggiamenti subiti nei secoli successivi. Manfredi I fortificò la struttura e fece erigere una nuova torre, chiamata Gibellina, solidificando la già esistente torre di Pizzarrone. In seguito il castello passò alla famiglia Prades-Cabrera che, temendo ritorsioni da parte della popolazione rimasta fortemente legata ai Chiaramonte, fortificò ulteriormente il castello con alcune torri scarpate nell'angolo a nord-est e fece realizzare un’ intera ala adibita al piano terra a scuderie e al primo piano a salone delle udienze, in seguito convertito in teatro di corte. Con la signoria degli Amato (1646-1813) il castello da edificio difensivo divenne palazzo baronale seppur arricchito dagli stessi da un'abbondanza di merli. In particolare la parte sud del castello venne arricchita di soffitti lignei dipinti, pareti decorate da fasce affrescate. Tra gli ambienti più caratteristici e rilevanti che troviamo all’ interno del Castello di Caccamo ricordiamo: la piccola chiesa di corte; le prigioni - vani dalle pareti umide e annerite, con incisi motti e improperi e figure varie esprimenti lo stato d'animo di chi si trovava lì in attesa di giudizio; il balcone detto della «bella vista» per il meraviglioso panorama che vi si può ammirare; il salone detto «della congiura», ove, secondo la tradizione, nel 1160 si riunirono i baroni del reame di Sicilia ribelli a re Guglielmo, capitanati dal signore di Caccamo Matteo Bonello. Suggestive le sue pareti dove sono appese diverse armi da guerra: elmi, scudi, pugnali, spade, scimitarre, frecce. Dal 1963 il castello è di proprietà della Regione Sicilia.

lunedì 29 novembre 2010

Il castello di lunedì 29 novembre



Sala Baganza (PR) - Rocca Sanvitale-Farnese

Si tratta di una costruzione, un tempo molto imponente, a torri angolari quadrate, con dongione centrale. Attualmente la Rocca ha l’aspetto di un lungo parallelepipedo sezionato da tre piani e delimitato agli estremi dai resti di due torrioni. Ciò che ancora si erge oggi è solo un’ala dell’edificio originario, ricostruito per volere di Gilberto II nel 1477 dietro il consenso del Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza. Nei secoli successivi appartenne alle importanti famiglie nobiliari dei Sanvitale, ai quali deve il suo periodo di maggiore splendore ed importanza, e dei Farnese, durante il cui feudo si arricchì di un piano nobile con stupendi cicli di affreschi e decorazioni pittoriche. Nel 1630 divenne luogo di convalescenza alla scampata epidemia di peste e nel 1676 residenza estiva del Collegio dei Nobili di Parma. Il trasferimento della residenza Farnese a Colorno coincise con l'inizio del declino per la rocca, che raggiunse il suo culmine con l'opera distruttiva di Michele Varron, tenente che nel 1804 ebbe in dono l'intera struttura da Napoleone.
In questo periodo vennero abbattute alcune ali del castello, che assunse così le forme tuttora visibili; rimase di proprietà privatA fino al 1987, anno in cui il Comune si appropriò dell'ala nord, la parte cinquecentesca, intraprendendo un'opera di restauro che si è da poco conclusa. Ad ovest della Rocca si estende la “Cortaccia”, un’ampia corte quadrangolare dove erano dislocate le scuderie ed i bassi servizi. E' da poco aperta al pubblico e disponibile per l'organizzazione di mostre, convegni, iniziative varie.

sabato 27 novembre 2010

Il castello di domenica 28 novembre




SONCINO (CR) - Rocca Sforza

E’ probabilmente il più importante, oltre che tra i più noti, edifici fortificati della provincia di Cremona. Il suo valore storico e documentario assume infatti rilievo nazionale. Le più antiche notizie riguardanti una Rocca a Soncino risalgono al X secolo, quando venne costruita una prima cinta muraria quale riparo da opporre alla calata degli Ungari. Nel 1200 il castello venne assediato e distrutto dai Milanesi e dai Bresciani. Soncino fu oggetto di contesa tra i principali Comuni Lombardi, infatti se nel 1312 il nuovo castello fu occupato dai Cremonesi, nel 1391 i Milanesi ne fecero una testa di ponte contro i Veneziani la cui politica di espansione in terraferma avveniva ormai a danno del Ducato Milanese. Sempre per timore e per aumentare le difese nei confronti della Serenissima, le mura ed il castello vennero rinforzati intorno al 1427. La pace di Lodi del 1454 sancì definitivamente i confini tra la Repubblica di Venezia ed il Ducato di Milano, assegnando a quest'ultimo anche Soncino. Nonostante ciò, Francesco Sforza nel 1460 fece rafforzare le mura attorno al castello e la Rocca stessa, che fu oggetto di richiesta di costruzione nel 1468 da parte dei soncinesi, che espressero il loro desiderio con una lettera indirizzata al duca. Quest'ultimo preferì tuttavia erigervi solamente un nuovo torrione dalla caratteristica forma circolare. Opere significative di manutenzione furono poi intraprese dal 1471 per opera di Benedetto Ferrini e Danese Maineri, ingegneri responsabili delle fortezze di Soncino e Romanengo, che dal 1473 iniziarono anche i lavori per la costruzione della nuova Rocca, sotto la direzione di Bartolomeo Gadio. I lavori furono molto rapidi, grazie alla sua collocazione all'estremità inferiore della depressione valliva nord-sud: la prima guarnigione fece ingresso nella Rocca già sei mesi dopo l'avvio del cantiere, che fu completato nel giro di un paio d'anni dall'inizio dei lavori. Dal 1499 la Rocca passò ai veneziani ai quali rimase sino al 1509 per poi essere trasferita ai francesi e nuovamente agli Sforza. Dal 1535, il Ducato di Milano divenne territorio spagnolo. Nel 1536 l'imperatore Carlo V d'Asburgo elevò Soncino a marchesato e lo passò in feudo alla famiglia milanese degli Stampa che lo trasformarono nei secoli successivi sempre più in una dimora, con la chiusura degli spalti per ricavarne stanze (oggi utilizzate per esposizioni temporanee) e la torre di sud-est cappella privata. II marchese Ermete I vi aggiunse il rivellino (1545), rivolto però non alla campagna, ma verso il borgo, perché i suoi nemici più temuti erano i riluttanti sudditi soncinesi. Un cunicolo collegava la rocca alla chiesa di S. Maria delle Grazie. Fu sotto gli Stampa che furono chiamati valenti pittori quali Bernardino e Aurelio Gatti e Vincenzo Campi per decorare alcune sale interne del castello, oltre alla cappella che vi fu eretta. La Rocca fu danneggiata dagli spagnoli del conte Fuentes nel 1601. Nel 1707 il fortilizio con l'intera giurisdizione di Milano passarono agli austriaci. Nel 1876 Massimiliano Cesare Stampa, ultimo marchese di Soncino, morì trasmettendo il castello ridotto a rudere al comune per testamento. La donazione non entusiasmò i soncinesi, a eccezione del conte di Bardone, Francesco Galantino, cultore di storia patria e locale. L'ultimo Stampa lasciò al Comune di Soncino l'antica fortezza (1876) e l'arch. Luca Beltrami la restaurò secondo la teoria del ripristino architettonico storico, cioè sulla base della documentazione d'archivio (1886-1895). Nonostante fosse stata interamente costruita dagli Sforza, la rocca risente degli influssi viscontei: il suo impianto quadrato con torri singolari sporgenti deriva dai castelli di pianura di Pandino, Pavia ed altri. La difesa si limitò a potenziare alcuni elementi quali lo spessore dei muri, la maggiore altezza delle torri, la profondità del fossato, ecc. La Rocca Sforzesca è alta 28 metri e larga 73 metri, si articola in due strutture quadrilatere. Il Rivellino costituiva uno sbarramento fortificato, che doveva assorbire gli sforzi di sfondamento degli assalitori; due scale scoperte permettono tuttora la salita allo spalto. Oltre all'uscita verso l'abitato, il Rivellino ne ha una verso la campagna, attraverso un ponte levatoio con un massiccio ponte merlato. Il raccordo tra il Rivellino e la struttura maggiore è operato da due ponti levatoi: uno per pedoni e l'altro per cavalieri e carrozze. Superato l'androne principale, ecco il piccolo cortile cinto da massicce cortine murarie, percorse da camminamenti con spalti merlati. Subito a destra, s'apre una scaletta, la quale porta al sotterraneo della Torre del Capitano, o Torre del Castellano. Scendendo, si raggiunge dapprima il locale che ospitava una porta levatoia, la quale si abbassava sul pontile in muratura, che superava il fossato per introdurre al cunicolo che collegava la Rocca al complesso conventuale di Santa Maria delle Grazie. Uno dei locali, con un rialzo giacilio lungo una parte, fungeva da prigione. Per quanto riguarda la Torre del Capitano, una scala interna conduce dal sotterraneo all'abitazione del castellano. La torre è costituita da due locali sovrapposti. Il locale a piano cortile è dotato di un grande camino e d'una finestra. Un'apertura nel muro orientale, presso l'angolo, ospita il pozzo per l'acqua ad uso domestico. La stanza superiore, con pozzo e latrina, era collegata sia allo spalto settentrionale che a quello occidentale da porte levatoie. La " Torre del Capitano" costituiva l'estrema possibilità di resistenza e difesa, da qui gli assediati potevano raggiungere l'uscita verso Santa Maria delle Grazie. Una scaletta, che si apre nell'androne della porta verso lo spalto, guida al piano della merlatura ghibellina, ossia a coda di rondine. Le torri a base quadrata, poste agli angoli orientali, sono identiche. La stanza a piano cortile ha una finestra il soffitto a volta a lunette; due porte conducono, per ripide scalette in laterizio, l'una al sotterraneo costituito da due ordini di locali sovrapposti, l'altra al piano superiore, aperto sugli spalti, un'altra scaletta guida al piano della merlatura. Nella torre di sud-est, il vano al piano degli spalti fu adattato a Cappella. La torre a base circolare presenta un angolo rientrante che permette l'inserimento degli spalti nel baluardo. L'originalità della torre è sorta dalla necessità di adeguare a baluardo un torrione che, con altri otto, costituiva la barriera delle mura del borgo. Al piano degli spalti si apre un vano a pianta circolare a calotta sferica; attorno ad esso si snoda una scaletta che porta al piano della merlatura, ove in un pilastro cilindrico una scaletta a chiocciola conduce all'osservatorio, aperto sul tetto conico della torre. È il belfredo. Il grande fossato che circonda la rocca era diviso in tre settori: permanentemente inondato d'acqua il primo, ad occidente verso la campagna l'acqua per riempire il fossato veniva prelevata da una diramazione della Roggia Bina. La torre circolare di sud-ovest costituiva una novità, un elemento aggiornato che venne edificato però su un preesistente torrione circolare e non intenzionalmente. L'architetto Beltrami ha individuato nella torre la stanza del tesoro al piano terra anche se la leggenda soncinese in realtà parla di un vano tra il piano terra e gli spalti. Per approfondire l'argomento suggerisco i seguenti link: https://www.pianuradascoprire.com/destinations/la-rocca-di-soncino/, https://www.youtube.com/watch?v=h5F5m7Y-WF8&t=13s (video di inLOMBARDIA), https://www.youtube.com/watch?v=i-zxHjbHd7U&t=15s (video di Tripilare Video), https://www.youtube.com/watch?v=-b2fllInOwE&t=1s (video di AvvenTube), https://www.youtube.com/watch?v=Waqos1a5qEk (video de I BORGHI PIU' DELLI D'ITALIA), https://www.youtube.com/watch?v=AakvGYizCkE (video di Stefano Mauro)

Fonti: https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1A060-00399/, https://it.wikipedia.org/wiki/Rocca_Sforzesca_(Soncino), https://www.prolocosoncino.it/rocca-di-soncino.php,

Foto: la prima è di Lancill8 su https://www.pinterest.it/pin/797840890216531173/, la seconda è presa da https://www.laprovinciacr.it/news/cronaca/384400/soncino-rivellino-riapre-il-cortiletto.html. Infine, la terza è una cartolina della mia collezione

Il castello di sabato 27 novembre




Mesola (FE) - Castello Estense

Il complesso architettonico del Castello di Mesola venne edificato intorno al 1578 per volere del duca Alfonso II d'Este in onore della sua sposa Margherita Gonzaga, con l’intento di ospitare la Corte, che qui si sarebbe dedicata ad ameni svaghi e a imponenti cacce e pesche nella foresta circostante e sul litorale. Il suo aspetto è allo stesso tempo austero ed elegante. Il Castello era circondato da una cinta muraria lunga 12 km, di cui oggi non rimane nulla. Sono invece ancora visibili le strutture di servizio, un tempo riservate agli alloggi dei servitori, alle stalle, ai magazzini e ad altre attività complementari alla vita del Castello. Tali costruzioni, poste in modo da formare un ampio semiottagono di portici sono state trasformate oggi in negozi e ristoranti. Racchiuso da questa specie di recinto porticato, si erge l'imponente palazzo, a pianta quadrata, senza cortile interno, con quattro torri merlate disposte trasversalmente sugli spigoli. E’ costruito su tre piani e presenta il paramento murario di pietra a vista e tre ordini di finestre rettangolari. Mesola presentava dunque un apparato fortificato imponente, tale da sembrare ingiustificato per una tenuta dedicata solo al divertimento. Ed infatti studi recenti dimostrerebbero che la sua edificazione fosse il paravento di un progetto ben più ampio ed ambizioso: creare alle foci del Po una grande città emporio, in competizione con Venezia, per il controllo dei commerci adriatici verso l'entroterra, e da un punto di vista urbanistico sarebbe risultata la più grande città di nuova fondazione del Rinascimento italiano. Ma prima i dissesti finanziari, poi la morte senza eredi di Alfonso II, impedirono la realizzazione del progetto urbanistico.
Oggi, dopo essere stato restaurato, il Castello è di proprietà della Provincia di Ferrara e ha vari utilizzi: al piano terra sono ospitati un Ufficio Informazioni Turistiche e la biblioteca comunale mentre al secondo piano vi è la sede del Centro Visita del Parco Regionale del Delta del Po che ospita attività congressuali ed espositive.

venerdì 26 novembre 2010

Il castello di venerdì 26 novembre



IL CASTELLO NORMANNO-SVEVO DI MELFI (PZ)

La città di Melfi, adagiata su un colle vulcanico nella parte settentrionale del Vulture, fu la capitale dei Normanni del Sud prima che fosse scelta Palermo, e in seguito residenza frequentata spesso da Federico II. Il suo castello è senza dubbio il più noto della Basilicata ed uno dei più grandi del Meridione. A dimostrazione della sua vastità, una leggenda lo vuole composto da 365 stanze, come i giorni dell’anno. Costruito sulla sommità di un colle nell’XI secolo sui resti di un’antica rocca normanna e successivamente oggetto di ampliamenti e alterazioni ad opera di Svevi, Angioini e Aragonesi, il complesso mostra chiaramente elementi e architetture delle varie dominazioni. La sua imponente massa frastagliata di superfici, muri, bifore, torri, feritoie ed altri particolari, fa in modo che si formino dei suggestivi giochi di luci ed ombre sempre diversi nelle varie fasi della giornata, creando delle atmosfere magiche, irripetibili e che ci riportano indietro nel tempo; cosicchè sembra quasi di rivedere gli antichi personaggi passeggiare sui suoi bastioni. E’ munito di ben dieci torri, di cui sette rettangolari e tre pentagonali, di concezione angioina. Ripercorrendo brevemente la storia di questa grandiosa costruzione, scopriamo che vi si svolsero quattro concili papali tra 1059 e 1101 e vi fu bandita la prima crociata nel 1089. Federico utilizzò il castello anche come tesoreria regia, come deposito delle riscossioni effettuate in Basilicata, nonché come prigione, visto che il saraceno Othman di Lucera vi fu incarcerato e dovette pagare 50 once d’oro per riacquistare la libertà.
Il maniero ha subito numerosi restauri in seguito al sisma del 1980 e oggi è di proprietà del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Alcune delle sue sale in una parte del pianterreno del corpo frontale, ospitano il Museo Nazionale del Melfese, nel quale sono esposti numerosi reperti archeologici provenienti dalle zone limitrofe. Nella torre dell'Orologio è custodito il Sarcofago romano ritrovato nel 1866. L'immenso blocco di marmo è probabilmente l'urna funeraria di Emilia Sauro, la figlia di Cecilia Metella.

giovedì 25 novembre 2010

Il castello di giovedì 25 novembre

ORIA (BR) - IL CASTELLO SVEVO L'imponente maniero, che occupa l'altura dell'acropoli messapica e domina la città in fortissima posizione difensiva, fu realizzato tra il 1225 e il 1233 per ordine dell’imperatore Federico II. La sua forma, di un triangolo isoscele con base a sud e vertice a nord, a molti storici ha richiamato quella di un “vascello natante nell'aria”. In realtà, più che un castello, quello di Oria ha tutta l'aria di un recinto fortificato, il cui nucleo più antico è individuabile nel massiccio torrione quadrangolare a sud-ovest, detto anche “del Maschio” o “del Becco”, costruito in forma di dongione probabilmente nel periodo svevo. Sono tuttavia evidenti i segni di rimaneggiamento ed adattamento alle nuove tecniche difensive operati in epoca rinascimentale con l'inserimento di cannoniere e feritoie. Altre torri si trovano sul lato meridionale, le cilindriche dette “del Salto” e “del Cavaliere” di epoca angioina, e alla punta settentrionale, la torre quadrata detta “dello Sperone”, simile alla prua di una nave e dalla quale è possibile ammirare un paesaggio magnifico. All'interno del recinto, ove si trova una vastissima piazza d'armi che poteva contenere fino a 5000 soldati, gli unici ambienti coperti esistenti sono caserme, magazzini e l'alloggio per il feudatario che, insieme ad una serie di capienti cisterne, testimoniano la natura prettamente indirizzata alla difesa della costruzione, oggetto in passato di numerosi prolungati assedi. Il castello è stato dimora di principi, cavalieri, marchesi e baroni, oltre che meta di studiosi provenienti da tutto il mondo. Restaurato più volte, sia prima che dopo la rovinosa tromba d'aria del 1897, è divenuto proprietà dal 1933 dei conti Martini Carissimo che ne hanno curato la successiva ristrutturazione. Oggi è monumento nazionale e oltre ad ospitare il Municipio, le sue sale espongono una ricca collezione di oggetti risalenti all’età romana e al Medioevo.

mercoledì 24 novembre 2010

Il castello di mercoledì 24 novembre



CERCHIARA DI CALABRIA (CS) - Ruderi del castello

Cerchiara di Calabria è posta a 650 metri s.l.m., adagiata su un costone staccatosi dal monte Sellaro e separata da questo da una profonda gravina in fondo alla quale scorrono le acque del torrente Caldanello. Questa antichissima località - molti storici infatti fanno risalire la sua origine nell'età preellenica - sovrasta la pianura di Sibari e per la sua particolare posizione è sempre stata considerata una fortezza naturale, sicuro rifugio dalle scorrerie turchesche. Il panorama che si può godere una volta saliti in paese è affascinante, provare per credere…. Il centro storico di Cerchiara è ricco di chiese, palazzi, portali in pietra ed è dominato dai ruderi del Castello, costruito nel '300 e rifatto nel '500. Il diruto fortilizio nacque a completamento delle mura della rocca longobarda, come si può dedurre da una delle torri di forma poligonale tipicamente normanna. La sua presenza ha a lungo influenzato il centro urbano per l'esigenza feudale di materializzare sia il potere del signore sul territorio, sia il suo esercizio di pubblica giurisdizione sulla popolazione. Di conseguenza il castello non costituì soltanto una struttura difensiva ma anche il centro della vita amministrativa locale. Sotto la famiglia Chiaromonte esso fu ampliato e restaurato, come lascia supporre la torre rettangolare di stile normanno, costruita a nord sullo strapiombo della Gravina. Vi si sono succeduti i Della Marra, i Sanseverino, i Borgia, i Carafa, i Chiaromonte e i Pignatelli. Questo splendido video sul castello, realizzato con drone, è di Marco Talarico: https://www.youtube.com/watch?v=eii-ZxQ9J2g

Ecco altre foto che ho scattato pochi giorni fa, in occasione del mio soggiorno a Cerchiara. Ogni volta che mi reco in questo paesino calabro per le vacanze, un'arrampicata fino al castello è doverosa....seppure ne siano rimasti pochi ruderi, ne resto sempre affascinato. Anche la notte, grazie all'opportuna illuminazione che il comune ha sistemato a ridosso della fortificazione, è un piacere ammirarlo in lontananza.





 

martedì 23 novembre 2010

Il castello di martedì 23 novembre



CASTELLO DI CERRIONE (BI)

L’impianto originario del complesso era di forma quadrangolare irregolare con 2 cortili interni, costituito da una doppia linea concentrica di caseforti, circondato da un recinto fortificato e da un fossato. Dal XV secolo perse il suo carattere di fortezza divenendo dimora di alcuni rami della potente famiglia degli Avogadro di Cerrione che ne ricavarono abitazioni e depositi. Restano tracce di una costruzione con merli ghibellini, della cappella, dei sotterranei, di uno dei due pozzi. Unica intatta ma pericolante, è una torre ottagonale coronata da merli ghibellini. Gli Avogadro possedevano anche un altro maniero nella zona, il Castello di Mongivetto.
Entrambi gli edifici sono stati quasi interamente distrutti dai bombardamenti del 10 ottobre 1944 delle truppe tedesche. Pur non essendo visitabile perché pericolante, quello di Cerrione è tra i castelli biellesi più appariscenti per la sua torre poligonale che spicca dalle macerie. L'edificio è oggi all'interno della Tenuta Castello Golf Club Cerrione e fa da cornice a un campo da golf, attualmente a quattro buche.

lunedì 22 novembre 2010

Il castello di lunedì 22 novembre



VIESTE (FG) - Castello di Federico II di Svevia

La prima edificazione di un primo castello a Vieste avvenne nel XI secolo, quando il conte Roberto Drengot iniziò l’opera di fortificazione della città, costruendo le mura e un castello con corpo quadrato e torri cilindriche nel punto più alto del roccione su cui è costruito il vecchio nucleo cittadino. Durante le lotte tra il Papato e Federico II nel 1240, il castello e la città di Vieste subirono numerosi danni ad opera dei Veneziani. In seguito a questo accadimento, nel 1242 Federico II decise di ricostruire il castello (comunemente chiamato, impropriamente “Castello Svevo”), all’interno di un progetto di fortificazione costiera che annoverava numerosi castelli lungo la sponda adriatica. La tradizione vuole che l’imperatore Federico II abbia soggiornato a Vieste almeno in due occasioni, nel 1240 e il 20 gennaio 1250, già molto se si considera che alcune tra le costruzioni da lui fatte edificare non ebbero mai l’onore di ospitarlo tra le loro mura. Il castello venne in seguito ampiamente utilizzato in epoca angioina ma la sua conformazione attuale si deve ad interventi spagnoli (e in particolare di don Parafan de Alcalà) attuati tra 1535 e 1559, durante i quali i resti della fortificazione sveva vennero inglobati e trasformati fino a perderne qualsiasi evidenza. Nel Cinquecento, infatti, il Castello di Vieste subì diversi assalti da parte dei saraceni, tra cui quello di Acmet Pascià nel settembre del 1480 e di Dragut Rais nel luglio del 1554. Venne riedificato, inglobando l’originale configurazione medievale, nel 1559 per ordine di Pedro Afan de Ribera, vicerè del Regno di Napoli, che lo dotò anche di artiglieria e munizioni, nell’ambito di in un progetto di fortificazione costiera che fece nascere anche le torri d’avvistamento, dandogli l’aspetto attuale con pianta triangolare corredata negli spigoli nord, est e ovest di tre bastioni cinquecenteschi, a punta di lancia che nascondono quelli più antichi a forma circolare. A sud invece vi erano una torre più piccola, una cappella e una serie di abitazioni che crollarono in mare nel 1646, in seguito ad un devastante terremoto. Dal castello si diramavano le mura di cinta, intervallate da porte d’accesso e da robusti barbacani, di cui i resti sono visibili ancora oggi, come nel caso della “Porta ad alt”, in prossimità della Cattedrale. Il Castello di Vieste è stato sempre abitato dalle truppe a difesa della città, al cui comando c’era il governatore, fino al 1840. L’autorità di questa figura si estendeva fino alla parte più a nord dell’Adriatico del Regno di Napoli. Sotto il regno d’Italia il castello venne danneggiato dai colpi di cannone del cacciatorpediniere austriaco Lika all’alba del 24 maggio 1915, dopo dichiarazione di guerra all’Austria. Successivamente lo stesso cacciatorpediniere, insieme all'incrociatore Helgoland e i caccia Csepel e Tatra, rivolse i cannoni contro il cacciatorpediniere Turbine, accorso in aiuto di Vieste, affondandolo a poche miglia dalla città. In epoca più recente è stato oggetto di vari interventi di restauro da parte della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici della Puglia. All’interno del castello di Vieste possiamo trovare vari ambienti: un giardino; un piccolo anfiteatro dove durante la bella stagione si svolgono incontri culturali e sociali organizzati dal comune di Vieste o dalle tante associazioni locali; una sala riunioni un tempo adibita a sala delle armi le cui pareti mostrano la natura militare del castello poiché presenta delle feritoie da cui si poteva perlustrare il mare verso nord e verso sud in lontananza e all’interno delle quali si sistemavano le cannoniere; un sotterraneo, oggi ristrutturato, che in estate viene adibito a locale per mostre fotografiche ed altro; ed altre stanze più o meno visitabili. Ma il fiore all’occhiello è senza dubbio la balconata a strapiombo sul mare, dalla quale si può ammirare tutta la spiaggia del Lungomare Enrico Mattei (oltre 5 km) ed in primo piano in famoso Pizzomunno, monolita simbolo della cittadina, su cui si fantastica da tempo una leggenda. Poco prima di raggiungere la balconata panoramica, però, si può notare una piccola scalinata che un tempo permetteva l’evacuazione dal castello in caso di attacco nemico. Queste scale, infatti, conducevano ad una stradina a strapiombo sul mare, che consentiva di raggiungere la spiaggia del castello, ovvero la spiaggia del lungomare, e dunque garantire la salvezza agli abitanti. Oggi questa stradina è quasi totalmente scomparsa poiché l’erosione delle rocce ha portato alla caduta di molti costoni e con questi anche dello storico passaggio. Attualmente la struttura è sede di un distaccamento della Marina Militare e di un osservatorio dell'Aeronautica per le previsioni del tempo. Altri locali del castello sono da anni in fase di ristrutturazione. Nel passato non troppo remoto, circa 50 anni fa, il castello di Vieste era abitato da alcune famiglie per concessione della Marina Militare. Bellissima la vista del mare che si gode dal belvedere del Castello e bellissima anche l’ immagine del Castello vista dal mare. Altri link suggeriti: https://www.retegargano.it/2021/12/11/vieste-il-castello-racconta/, https://www.youtube.com/watch?v=FRNa_ci5MSA (video di Immediato TV), https://www.youtube.com/watch?v=SdxCjqHFhBQ (video di m15alien)

Fonti: https://www.turismovieste.it/il-castello-svevo-%E2%98%85%E2%98%85/, https://www.vieste.it/castello/, https://www.ingargano.com/da-visitare-a-vieste/castello-svevo-di-vieste.html

Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la seconda è presa da https://www.vieste.it/castello/